ADDIO AL 305 P.O.W.  CAMP

 

 

 

LA LETTERA DI ARIO FIUMI

 

 

 

E’ la fine di agosto 1946, qualche gabbia è già rimpatriata, ora ci sono le gabbie “più rognose”, quelli che non hanno ceduto ed in più hanno dato grane”aggiuntive” alle arrabbiate guardie di S. Maestà Giorgio V°.

Tano è stato separato da alcuni mesi dai suoi amici Glauco Vicentini ed Ario Fiumi, Tano è alla “Gage 33”, Ario e Glauco sono rimasti alla “Gage 20”.

 

Gage” è il termine inglese, per i nostri la traduzione è “gabbia”, ma anche” recinto”, così sul retro della carta che era utilizzata per le lettere, per l’indirizzo compare solo il cognome e “R 33”.

 

Gabbia 33, quella dei più cattivi, dove spesso si passava nel kalabush, restare per giorni interi nella piccola costruzione con il tetto di latta, che si infuocava anche con il sole più pallido, senza praticamente una finestra o una porta,  con l’aria che diventava bollente e penetrava nel cervello, un minimo di  acqua, era la punizione data agli irriducibili.

 

Probabilmente il “postino” della missiva di Ario è uno dei ragazzi che distribuisce la posta “ufficiale” o il rancio.

 

Leggendo la lettera si intuisce, nella sua stessa struttura, non certamente fatta da un professore di “belle lettere”, ma da un “ragazzo” ormai lontano da casa da oltre cinque anni,  il “desiderio” di abbandonare la sabbia ed il filo spinato, la pazzia latente che colpisce a caso tra i ragazzi, ed il caldo soffocante, la fame e la sete, la disperata inerzia a fronte delle drammatiche giornate scorse dalla fine di luglio ’43.

 

Specialmente per coloro che sono istriani, triestini, dalmati, c’è la più profonda disperazione  di non potere più andare nella loro casa, di non trovare più fratelli ed amici, chi infoibato, chi scomparso, chi passato ai partigiani, non avere più ciò che era la loro vita, il loro paese, il loro mare, tutta una vita ora “occupata” dai s’ciavi, i titini “liberatori” e dalla vigliaccheria di quelli che hanno lasciato occupare l’ultima terra italiana.

 

La lettera, scritta a matita, tra le carte di Tano, è il ricordo del suo amico Giovanni “Ario” Fiumi, da Pirano d’Istria, 21 cp. VII Btg., con lui fin dai primi giorni di prigionia.

Ora, con Glauco e con Meni, il carrista, Ario e Tano sono di nuovo insieme, in quell’angolo di cielo.

 

 

 

 

 

30 mattina Venerdì

 

Ieri sera ho ricevuto i due pach.sigarette ed il bigliettino. Infatti di tutto quello che voglio dirti la più bella notizia ufficiale pervenuta oggi da noi in gabbia però quello che mi dispiace tanto è che non partiamo assieme, quello che desideravo io, Però non devi impressionarti. Noi partiamo lunedì g. 2 mattina, assieme la gabbia 25 . 26 .27 e metà civili fino alla lettera M. Disdetta, neanche Rosso non farà il viaggio con me, dicono che metà partiamo alla mattina, e metà al dopo pranzo, voi seguirete a ruota il g. 4.

Infatti se ho la possibilità di fermarmi a Benevento ti vengo ad aspettare a Napoli senz’altro, così faremo probabilmente il viaggio assieme. Dicono che noi che noi arriviamo in Italia prima della 30 e della 23.

Devi sapere che preparavo già i piani per la nostra partenza assieme, disdetta, ma bisogna rassegnarsi, sarà questione di giorni, poi ci ritroveremo assieme, non più da P.O.W. ma da civili. Nuovamente ti comunico che se sbarchi a Napoli ti aspetto, se questo caso mai non sarebbe chiedi di fermarti a Benevento. Così partiremo assieme, come il tuo miglior amico farò l’impossibile, se caso mai non ci sarò al tuo arrivo, facile che abbia  proseguito fino a casa, dove ci incontreremo nelle prime ore del tuo arrivo. Tanti saluti tuo amico Ario.

Salutami D.B.Z. e Rosso e tutti l’altri amici  ciao

 

 

 

 

 

 

Ecco Ario e Tano, seduti, con Camozzi alle spalle, durante i lori incontri a Trieste, davanti ad un caffè, una birra, una sigaretta, alla faccia di …..

 

 

fine