Il rimpatrio dal 305 POW CAMP

Il rimpatrio dal 305 POW CAMP

 

L’incontro con il Generale Frattini

 

Dai diari di Gaetano Pinna, cl. 1921, da Umago d’Istria,

 art. parac. 185° Regg . I° Gr. 2^ btr.

 

 

 

 

20 settembre 1946, venerdì,

POW Criminal Camp n. 305, Kassasine, regione dei Laghi Amari, Egitto

“…”tenersi pronti per le 08.00”… ho indossato la divisa, per quattro anni mi era servita da cuscino, …arriva il capitano inglese con il serg.magg. Angeli ed il serg. Enrico Milani della Regia Aeronautica, traduttore…saluti …montiamo sui camion, …è l’ultimo cancello dell’ultimo campo: andiamo verso la libertà! ….Ismailia, il porto,… c’è una nave per riportarci in Italia, è  il ” Duca degli Abruzzi”….C’imbarchiamo.

 

21 settembre, sabato

Siamo in navigazione nel Mediterraneo, ho incontrato un fiumano, sottocapo rt…si parla della situazione dell’Istria e di Trieste…siamo gli ultimi prigionieri che rimpatriano …”è vero che siete i più cattivi?”….

 

22 settembre, domenica

Al tramonto si scorge l’Etna,… i siciliani sono come impazziti.

 

23 settembre, lunedì

I napoletani danno la ….sveglia, stiamo per arrivare a Napoli, preparo la valigetta di cartone e spago…adunata sul ponte…il maggiore Piazzani dà l’ultimo saluto… Provini ordina per l’ultima volta l’attenti, saluta il maggiore …”Viva l’Italia”…. è una bordata, gli occhi di tutti si riempiono di lacrime… la nave attracca alla banchina, un napoletano vede la madre sulla banchina……la nave attracca, ci aspettano le crocerossine…non prendiamo niente…. rimangono male… tutti sui camion…. fuori Napoli…Un capitano mi interroga, me le fa girare e rispondo per le rime… tutti siamo interrogati….Qualcuno ci consiglia di metterci in borghese…. se la divisa da fastidio a qualcheduno tanto meglio…andiamo alla stazione ferroviaria… è tutto distrutto…circolano tanti soldati e macchine americane, sono quasi tutti di colore…vediamo alcuni che sembrano inglesi…sono italiani, hanno uno scudetto con al centro una spiga di grano…pullulano le donnine…alle 19 parte un treno per Roma, arriverà alle 8 di domattina, andiamo, trainati da una fumosa locomotiva…rovine…rovine. ...anche una culla è un obiettivo da bombardare ? se questa è la guerra, sia maledetta la guerra.

 

24 settembre, martedì

 

Il treno si riempie di muratori ed operai che vanno a Roma…un giovanotto mi squadra …”vieni dal 305? …ero della X^ in Istria ….”. È stato anche ad Umago, …parliamo, mi offre la colazione, pane e formaggio…”e tu cosa mangi poi?” … “non importa, sei un amico!”…

Arriviamo alla stazione, un gruppo di persone sta attendendo qualcuno, sono …attirati dalle nostre divise coloniali …sono parenti di Giardini e Naldini

Siamo una ventina di paracadutisti, usciamo dalla stazione e ci avviamo decisi verso il Ministero, un vigile ci indica la strada.

Arrivati, chiediamo ad un brigadiere dei carabinieri, in servizio alla porta, di indicarci dove possiamo trovare il generale Frattini:

Non si può andare – precisa il brigadiere – dovete fare la richiesta scritta, passate all’ufficio informazioni”; “ma noi siamo di passaggio, vogliamo salutare il nostro generale, siamo arrivati ora dalla prigionia”.

“Mi dispiace ragazzi, sono gli ordini”.

 Dalla scalinate scende un borghese: “Ma quello era della 15^!” dice uno di noi, lo chiama per nome, si sono riconosciuti, è impiegato al Ministero.

Spiegato il motivo della nostra presenza, l’amico paracadutista ministeriale ritorna indietro di corsa per le scale. Arriva subito una telefonata al corpo di guardia.

Salite ragazzi – ci dice il brigadiere sorridendo – il generale Frattini vi aspetta”.

Anche lui è contento, sorride vedendoci partire come fulmini, di corsa su per la scalinata.

Siamo davanti all’ufficio del generale, si bussa, entriamo.

Indossiamo tutti la divisa d’El Alamein, qualcuna ha degli strappi, molte sono sporche di sangue rappreso e sbiadito dal tempo e dal sole.

Il generale ci viene incontro, ha gli occhi lucidi, gli andiamo incontro, ci abbracciamo.

Non interessano i nomi, il grado: “Ventunesima”, “Dodicesima”, “Sesta”, “Seconda batteria”.

Il generale ci parla, come un padre:

 Ragazzi, oggi mi avete reso felice, vi ho abbracciati, ma in voi ho abbracciato tutti i miei ragazzi, anche quelli che abbiamo lasciato laggiù, nelle postazioni, nel nostro piccolo cimitero, lungo la dura strada del ripiegamento, quelli che non ritorneranno, ma che sono sempre presenti nel mio cuore, che ricorderemo sempre con amore.

Siete stati soldati sublimi, avete scritto con il sangue le pagine più eroiche, più gloriose del nostro esercito, della nostra storia.

Oggi siete rientrati da una lunga prigionia, da oggi una nuova vita vi attende. Le vostre famiglie erano fiere di voi paracadutisti della “Folgore”, lo sono ancora e lo saranno sempre, perché saprete essere ottimi cittadini come siete stati ottimi soldati. La vostra fierezza, il vostro orgoglio è stato il dovere compiuto, fate sempre il vostro dovere, amate sempre la Patria, che servirete, ne sono certo, con passione, con entusiasmo, come avete sempre fatto.

Io, se volete, resterò sempre il vostro generale.

Se domani avrete bisogno di me, scrivetemi, risponderò a tutti, cercherò di aiutare tutti, scrivetemi, voi siete sempre i miei “ragazzi”.

Io vi ricordo tutti, figlioli, ricordatemi anche voi.

Una cosa vi devo raccomandare, ci tengo, siate degni del vostro passato, siate fieri del vostro passato.

Ora il maresciallo qui presente vi farà vedere alcuni elenchi, sono nominativi di soldati proposti per ricompense al valore militare e di supposti caduti, ci mancano i dati, sapete che con il ripiegamento tutto è andato perduto, ora dobbiamo ricostruire tutto con l’aiuto di tutti.

Ora io sono l’Ispettore dell’Arma del Genio, il corpo dei paracadutisti non c’è più, ma si farà la specialità, non dubitate, la Folgore deve risorgere, non è mai morta.

Ragazzi, scrivetemi, le più care lettere sono quelle che ricevo dai miei soldati. Arrivederci”.

Ha iniziato a parlare visibilmente commosso, poi, pian piano, la sua voce si è fatta sempre più decisa, metallica, sicura, suadente, nella sua voce si sentiva l’orgoglio del comandante.

I suoi occhi quasi lucidi al primo incontro, poi, dietro le lenti a pince-nez, si sono fatti più chiari, vivissimi, dolci; marcava con un timbro d’acciaio le parole “Folgore” “Patria”, “esercito”, “fierezza”, “dovere”.

Ci irrigidiamo nel saluto militare, fieri, commossi.

Ancora una calorosa stretta di mano.

Siamo sempre i suoi Folgorini di ieri, signor generale”, così uno, per tutti, ha salutato il generale.

E’ il nostro ultimo saluto, ci sorride, è contento.

Il maresciallo ci mostra gli elenchi. ….=          

                                                                       fine

 

Alcuni di quelli allora presenti si ritrovarono  di nuovo a Roma, con il Gen Frattini, i vecchi amici di prigionia, dopo 17 anni…..

 

 

1963

 

 

Roma    3/ 4  Novembre

 

            La sfilata tradizionale del 2 giugno è stata rinviata per la morte di Papa Giovanni, così anche il 5° Raduno dell’A.N.P.D.I., che vengono rinviati a Novembre.

            Proprio il 4 Novembre, anniversario della Vittoria nella Grande Guerra, in occasione del Raduno dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, subito dopo la sfilata sui Fori Imperiali,  le Bandiere di Guerra dell’appena ricostituito 1° Regg. Paracadutisti della Brigata Folgore e la vecchia stracciata Bandiera dell’Arma di Artiglieria sono decorate di Medaglia d’oro al Valor Militare per le gesta dei tre Reggimenti  della Folgore.

 

 

Roma, 4 novembre 1963 - Ecco un gruppo di “folgorini”, tutti  già “ospiti” del “305 POW CAMP”, Tano Pinna è il secondo da sinistra in piedi, Glauco Vicentini è il primo in basso a destra. Alcuni di loro erano proprio nell’ultimo gruppo ritornato dal 305, quella della “gage 33”, che ritornano a Roma dopo 17 anni per rincontrarsi, ora il Gen. Frattini è il Presidente Nazionale dell’ANPDI.

 

 

 

 

 

Livorno – 22 ottobre 2005 – Caserma Vannucci – Anniversario della Battaglia di El Alamein e Festa della Specialità dei  Paracadutisti -   Tano incontra dopo alcuni anni il più che novantenne col. Enrico Milani, già sergente del SIM della R. Aeronautica, interprete al 305 P.o.w. Camp, che più volte intervenne per “calmare” i bollenti spiriti di Tano e degli altri ragazzi del 305.

Milani,  campione di paracadutismo negli anni ’50 con  Totò Cannarozzo e Sauro Rinaldi, è con a sinistra suo figlio, il ten.col. par. Benito Milani, in servizio al 186° Rgt. Parac. “Folgore”  a  Siena.