Dai diari di Tano Pinna, di Umago d’Istria

art. parac. della 3^, poi 2^ btr. \ I° Gruppo

 

 

L’ATTACCO

 

Parte terza

 

Il 25 ed il 26 ottobre

 

“oggi siamo in 24, ieri eravamo in 85”

 

 

Altri due giorni, con la resa degli  spaventati  fantaccini della Pavia,

la reazione istintiva degli artiglieri paracadutisti,  il trasferimento a q. 77 di Munassib.

 

 

 

 

25 ottobre.

Durante la notte e fino alle prime luci dell’alba sia noi che i ragazzi della 24^ ci siamo dati da fare per migliorare i ripari, affondare le buche, abbiamo anche scavato un camminamento laterale.

Propongo a Tabelli di spostare il pezzo verso il cento del caposaldo, con la solita piazzola circolare con al centro il bidone, pieno di sabbia, per reggere la staffa del pezzo e dare sempre al pezzo la possibilità di poterlo agevolmente ruotare di 360°.

In altri caposaldi hanno dovuto ruotare il pezzo in quanto i carri erano penetrati nel caposaldo.

Ma non abbiamo attrezzi per poter lavorare con una certa speditezza… forse anche per l’incertezza, l’indecisione…non facciamo nulla, forse anche perché sappiamo che il vuoto lasciato dalla 22^ è difeso da una compagnia di fanti che non hanno subito il salasso del combattimento, dispongono di pezzi da 47/32 ancora …vergini.

Dovrebbero resistere efficacemente ad un eventuale attacco del nemico, già logorato da due giorni di combattimento.

Verso le 8 gli inglesi cominciano un fitto cannoneggiamento sul caposaldo ex 22^.

Qualche tiro arriva anche su di noi.

Missiora sembra incollato all’oculare del cannocchiale di puntamento.

Si fanno sotto i carri!” dice ad un tratto.

Osservo con il binocolo, ci sono carri e fanti.

Più dietro, tra un gran polverone, ci sono molti camion.

Certamente intendono attaccare il caposaldo ed occuparlo.

Il caposaldo reagisce ed apre il fuoco.

In mezzo al polverone ed al fumo, tra gli scoppi, mi sembra di vedere uno strano movimento di uomini tra il caposaldo e la linea cari che avanza.

Non possono essere fanti inglesi davanti ai loro carri!

Allora, chi sono?

Missiora, che continua a seguire l’azione stacca l’occhio dall’oculare:Hanno sparato un po’ – dice – ora non spara più nessuno”, poi tira giù una sonora bestemmia.

I fantaccini della Pavia si stanno arrendendo, spaventati dal cannoneggiamento prima ed ora  dai carri avanzanti?

Ci guardiamo in faccia allibiti, muti.

Sta per cadere il caposaldo!

Istintivamente, per rabbia e dolore, senza consultare o attendere ordini da parte di Tabelli, che poi è lontano da noi, decidiamo di caricare il pezzo con granate ordinarie, e di aprire il fuoco tra i carri che avanzano ed il caposaldo, altri colpi saltuari dietro ai carri per fermare la fanteria inglese.

Nella piazzola sono con Missiora, Gentili, De Rosa, Querin, Cagliani e in buca.

Battendo disordinatamente il terreno antistante il caposaldo il nemico dovrà aprire il fuoco su di noi, con alleggerimento nei confronti di quei poveretti.

In piedi, nella piazzola, cerco di far capire all’altro pezzo le nostre intenzioni.

Missiora aggiusta l’elevazione, Querina carica, Gentili come sempre è il tiratore.

Mando De Rosa a prendere delle cassette di ordinarie.

Pronto Missiora?”, mi fa un cenno con la mano, è pronto.

“Fuoco!”.

Anche Maghet ha aperto il fuoco, vedo Tabelli in piedi fuori dalla buca, fa qualche cenno.

Missiora osserva, varia l’elevazione, ordina il fuoco.

Seguo il tiro con il binocolo.

Un colpo più lungo colpisce un camion che scoppia immediatamente, forse era carico di munizioni.

 L’effetto deve essere stato raggiunto perché vediamo uno sbandamento generale tra gli inglesi.

De Rosa non basta per trasportare le cassette, l’aiuto.

Chiedo aiuto ai fanti della buca vicina.

Nessuno si muove, dicono che non possono lasciare l’arma, il mitragliatore, che però in quel momento tace.

Spiano il mitra e minaccio di sparare, in quel momento credo di aver perso il controllo di nervi.

Avrei sparato senza esitazione.

Mi hanno …capito e ci aiutano a trasportare le cassette con le ordinarie.

Come previsto la reazione nemica è immediata.

Le granate nemiche arrivano fitte come la grandine.

E’ lo scontato alleggerimento per gli altri, naturalmente a danno nostro.

Non spariamo più, cerchiamo di ripararci.

Missiora, tolto il cannocchiale, si mette sotto il pezzo.

Un colpo centra l’otturatore, tre colpi infilano la piazzola, Missiora è steso a terra.

M’infilo nel camminamento, ho la testa contro il bordo di fondo, dietro di me, con la testa tra le gambe, c’è Querin.

Un colpo cade dietro di lui, che viene ferito al tallone.

I me ga becà” mi grida.

Un colpo, caduto a venti centimetri dalla testa di Cagliani, non lo ferisce, rimane però stordito e senza parola, solo più tardi si riprende, ma sembra non avere tutte le facoltà mentali, è strano.

Io rimango letteralmente coperto di terra per tre colpi che cadono istantaneamente a mezzo mero dal bordo del camminamento. Rimango stordito, per cinque minuti sono rimasto completamente sordo.

La grandinata sembra eterna, dura solo mezz’ora.

Ritorna la calma, facciamo i conti: in dieci minuti di fuoco abbiamo sparato 130 colpi, Maghet 135, totale 265 colpi.

E gli inglesi?

Consideriamo 20 i pezzi che hanno aperto il fuoco, non meno, e 4 i colpi al minuto sparati, per un tempo calcolato esattamente in 30 minuti, abbiamo avuto addosso un totale di 2400 colpi. Esagero?

Tabelli, appena ritornata la calma, esce dalla buca e corre da una piazzola all’altra, da una buca all’altra.

Chiede, si guarda attorno, cerca qualcosa, si contano i colpi sparati e quelli …piovuti.

E si! gli inglesi hanno sparato proprio 2400 colpi, uno più uno meno, tutti solo per noi.

Tabelli sorride, è contento, solo Querin è stato leggermente ferito.

Ricordando il santo che invocavamo a Parenzo, all’Istituto Agrario, dico a Tabelli:

Signor tenente, abbiamo avuto un gran culo, San Culazio ci protegge!”.

Una gran risata di tutti, risata di gioia.

Querin va all’infermeria, Cagliani rimane.

Ritorna la calma, relativa, sulla linea 22^ \ 6^, mentre più a sinistra, verso il VII°, deve essersi sviluppato un combattimento.

Verso le 14 al di là della sacca minata si combatte ancora, hanno attaccato il IV°.

Ben presto si alzano numerose fumate nere, buon segno, non ci sono carri nostri in quella zona, allora sono inglesi, hanno attaccato e sono stati fermati.

Si cerca di riposare, a turno, brevi pisolini…per due notti nessuno ha dormito…il fronte ora è calmo, ma domani?

 

26 ottobre.

Il sole ci trova immersi in un silenzio di tomba, da lontano da nord arriva un brontolio cupo, come di un lontano temporale.

Prima dell’alba, mentre dormivo, mi hanno detto che arrivavano rumori di carri in movimento, da sud a nord.

Il cannone, l’88, non è andato a riposo, di tanto in tanto arriva una scarica.

Nel pomeriggio arriva l’ordine di tenerci pronti per uno spostamento, il caposaldo dovrebbe essere rinforzato da fanti della Pavia.

Verso sera arriva il cambio.

Non ricordo a chi fosse venuta l’idea: quando dovevamo togliere il pezzo dalla piazzola qualcuno propose all’ufficiale della sezione cannoni di fare un cambio, lasciavamo il nostro pezzo e noi portavamo via il loro.

Dopo quattordici mesi lasciavamo l’amico 47\32 matr. 2132.

Con gli stessi mezzi che hanno portato al caposaldo i fanti, raggiungiamoli comando del raggruppamento, dove è il nostro comando Gruppo.

Siamo in 23.

La prima notizia che ci danno è questa: siamo i soli superstiti del gruppo.

Rossi è visibilmente commosso.

Troviamo Carnevale appena rientrato dall’ospedale.

C’è pure Provini, è ferito alla testa, si è salvato attraversando il campo minato.

Della sezione di Provini ci dicono che il pezzo di Pellegrino è stato centrato nella notte dell’attacco, tra il 23 ed il 24, molti sono stati feriti, molti sono stati fatti prigionieri.

Chiedo notizie  di Nino Penna e degli altri, ci dicono che sono stati portati all’ospedale.

Della I^ batteria di Massoni si sa che nella notte dell’attacco i genieri inglesi avevano aperto un varco, i carri si sono infiltrati ed hanno attaccato la 6^ e la 19^.

I pezzi di Massoni hanno infilato molti carri, si dice una ventina.

Della 6^ e della 19^ cu circa 350 uomini se ne sono salvati una ventina.

La batteria di Massoni ha avuto undici morti.

Anche Ciullo è morto.

 

 

Il ten. Carlo Massoni, sardo, nativo di S. Antioco, cl. 1914,  in una foto presa a Tarquinia. Divenne padre proprio nei giorni della battaglia di Alamein.

 Al comando della I^ Batteria, combattè con i suoi uomini contro la marea dei carri inglesi, fermandone oltre venti. Venne decorato di M.A.V.M.

Poi, prigioniero in Palestina ed India, assieme  con gli eroi di Alessandria della X^ Flottiglia MAS, le MM.OO.V.M. Marceglia e Durand de la Penne Oggi, Generale di Divisione, vive a Piacenza.  Tano Pinna lo considerava,  tra gli ufficiali del I° Gruppo, il più “duro” e “tecnico”, lucido, freddo e deciso, di poche parole, da bravo sardo, specie nei momenti più duri.

Per un eguale numero di carri”centrati” Rommel ad un semplice artigliere dell’Afrkakorps si mosse di persona e lo decorò sul campo della croce di Cavaliere della Croce di Ferro, decorazione data con “moltissima” parsimonia nella Wermacht.

 

Ci danno acqua in abbondanza, da bere e per rinfrescarci la faccia.

Non ricordo da quanto tempo la mia faccia non sentiva il fresco dell’acqua!

Rossi ci consegna 10ncioccolate a testa e per tutti del il pezzo 8 fiaschi di Chianti.

Altra novità per noi, arriva il rancio caldo, pastasciutta e carne di cammello.

Se la sete era tanta, non minore è la fame!

Ci distribuiscono anche, in abbondanza, le sigarette.

Rossi ci dice:Andrete a Deir el Munassib in rinforzo al IV° battaglione, intanto riposate, c’è tempo”.

“Questa notte sono stati attaccati?” diciamo, ricordando quanto abbiamo sentito.

– risponde – sono state attaccate tutte le compagnie dl IV°, in particolare la 11^, che è stata distrutta, voi andrete là,  Carnevale con Maghet andranno alla 12^ cp.”

“Anche il VII° è stato attaccato?”

Si, ma il capitano Mautino ha contrattaccato e gli inglesi si sono ritirati oltre il campo minato”.

Ci procuriamo sacchetti e…freghiamo in giro paletti di ferro, troviamo un piccone ed una pala.

Chiediamo munizioni, sia per il pezzo che per le armi personali.

Con due camion si parte, dopo aver caricato quanto era possibile caricare, compresi viveri e munizioni.

Siamo nel settore del 187°, IX° battaglione.

Il sten Carnevale ci lascia, deve raggiungere la 12^.

Ci incamminiamo, dobbiamo andare a quota 77, al comando del IV°.

Ci guida una staffetta.

Il terreno è sabbioso, affondano nella sabbia le ruote del pezzo che è appesantito, sull’affusto abbiamo caricato le cassette delle munizioni, parte delle munizioni le portiamo a spalla.

Raggiungiamo la postazione del plotone mortai.

Ci fermiamo….anzi ci fermano.

Alt, per passare aspettate la scarica dei mortai inglesi, battono questo varco obbligato ogni momento, appena passata la scarica correte avanti per cinquanta metri e siete al sicuro.

Eccoli i colpi, sono in arrivo, frullano nell’aria le bombe dei mortai di S.M. Britannica, piombano a terra, scoppiano, …via di corsa.

Arriviamo sotto un costoncino, siamo in una specie di avvallamento.

Sul dosso c’è il comando di battaglione.

Ci viene subito incontro il comandante, il magg. Vagliasindi, che è stato il primo comandante di gruppo a Tarquinia.

Ci saluta e si raccomanda di non far rumori…”…noi sentiamo loro, e loro sentono noi, sono molto vicini.

Tabelli segue il maggiore al comando.

Vagliasindi ha assunto il comando quando il capitano Valletti è stato ferito.

A sua volta Valletti aveva sostituito il magg. Patella, morto il 18 assieme al gen. Ferrari Orsi ed al magg. Macchiato, saltando la macchina su una mina.

Il comando è posto su una gibbosità che domina il pianoro; sembra una penisola, nel punto più avanzato e più alto, sotto un cassone di autocarro capovolto è il comando.

Siamo a q. 77, quindi 28 metri sotto il livello della piana precedente.

Il caposaldo è attraversato dalla pista Chianti.

Sotto il comando c’è il posto di medicazione a nord, dalla parte opposta, a sud, c’è la buca della radio.

Un ragazzo del comando, è una staffetta, ci descrive la zona.

Se è vero quanto dice qui le mine …abbondano.

Fasce minate da nord  a sud, da est ad ovest.

Chi non è pratico rischia di saltare…” ci dice.

Bidoni, fusti, paletti, segnano i varchi.

A destra c’era la 11^, il paracadutista ci indica il rilievo dove era la buca di Ruspoli.

A sinistra è la 10^, dalla parte opposta la 12^.

Rispetto al comando l’11^ è a nord-est, la 10^ a nord-ovest, la 12^ a sud.

Tra il comando e la 10^ passa la pista Whisky.

Tra le due piste, Whisky e Chianti, corre una spazio di circa 3 chilometri.

Dal comando del 187° a Deir Alinda  parte la pista degli autocarri dei rifornimenti.

Chiediamo dove possiamo mettere i pezzi. La staffetta ci guarda incuriosita e non risponde.

E’ buio e si vede ben poco.

Con la luce lunare si intravede qualche profilo di piccoli rilievi.

Dove siamo ora, in attesa di ordini, non c’è spazio utile per i pezzi.

Tra il comando ed il posto di medicazione c’è uno spazio utile, molto limitato però.

Arriva Tabelli: “Nessuna buca, dobbiamo attendere, bisogna riprendere tutto ed assestarsi nel caposaldo dell’11^, a 300 metri”.

La 11^ cp. del IV Btg, già al comando del capitano Guido Visconti di Modrone e poi del capitano Costantino Ruspoli, è stata completamente distrutta, si sono salvati il s.ten. Bonetti e sette uomini.

Gli inglesi non hanno occupato il caposaldo, sono attestati a 200\300 metri.

La notte è profonda, buio profondo, così il silenzio, non una faccia da osservare, sappiamo che ci sono le vedette, ma non si vedono, ci sono gli uomini nelle buche che attendono come noi, non un minimo rumore, silenzio.

Rimaniamo fermi, a terra, in silenzio, attendiamo ordini.

Tabelli ritorna dal Comando, dal magg. Vagliasindi.

Abituati a spaziare in avanti, senza ostacoli alla visuale, qui ci sembra di essere chiusi in un catino, quasi che fosse una fossa di un cimitero, sembra che manchi l’aria.

Ci muoveremo con la luna o con la penombra?

Il silenzio, il buio, l’incertezza per la mancanza di ordini, la non presenza di un essere umano, il “dobbiamo riprendere la postazione della 11^”, il tutto messo assieme m’incute un senso di sconforto, non di paura, mi sento come svuotato, inerme.

Mi sento, come non mai, la Morte vicina, sicura, la sento, la sento nel buio, nel silenzio …”muoviti, questa volta ti fulmino!”.

Non tremo, ma sento la sfida ed il ghiaccio ma ..

Eppure sono convinto che questa volta non ritornerò indietro, sento qualcosa che mi sfugge.

E la volontà di vincere?

E la volontà di vivere?

Mi sento impotente davanti ad un fantasma inafferrabile.

Posso forzare il destino?

Penso ai miei genitori che attendono.

Mamma, chiedi al Signore che io non diventi vigliacco per la paura della morte, che mi aiutasse fare il mio dovere di soldato!

Ben presto i mortai nemici ci fanno tuffare alla ricerca di una impossibile difesa, tre colpi cadono a pochi metri, quasi mordendo la sabbia, qua e là, in cerca di membra da tritare.

Una staffetta si prepara a raggiungere il comando del settore.

Scrivo una cartolina in franchigia a mamma: “26 ottobre, ore 23.00, sto bene, a voi tutti tanti baci, Vostro figlio Tano”.

 La consegno alla staffetta.

Quasi ogni giorno, potendo, mando ai miei una cartolina, bastano poche righe, la data, l’ora, la mia calligrafia, è tutto ciò che si attendono.

Alla nostra destra riprendono i combattimenti.

E’ in corso un attacco?

Che cosa facciamo così spiazzati?

Arriva subito l’ordine di piazzare il pezzo, per il momento non si va alla 11^.

Il ritorno al combattimento, il frenetico lavoro per fare la piazzola, disporre una possibile difesa, hanno cancellato quel senso di rassegnazione alla morte che prima, nell’immobilità, mi aveva preso.

Il s.ten. Tabelli, dopo aver inteso il magg. Vagliasindi, ci indica dove piazzare il pezzo.

Cominciamo scavare sul fianco della gibbosità del terreno, tra il posto di medicazione ed il comando di battaglione.

Lavoriamo febbrilmente mentre l’artiglieria nemica ed i mortai battono il caposaldo con colpi sparsi di disturbo.

Si lavora di pala e picco accanitamente, Missiora è sempre il più valido al piccone, io penso ai sacchetti paraschegge, ne abbiamo pochi, sempre miseria in tutto. Perchè?

Alla svelta sistemiamo il pezzo nella piazzola.

Passiamo la notte sotto le stelle.

 

 

Un solitario carro tedesco brucia nel deserto

 

 

 

Continua