Dai diari di Tano Pinna, di Umago d’Istria

art. parac. della 3^, poi 2^ btr. \ I° Gruppo

 

 

L’ATTACCO

 

Parte quarta

 

Dal 27 al 28 ottobre

 

Beccata la blinda! L’anice e la sbronza.

La morte del magg. Vagliasindi.

 La caccia all’uomo con il mortaio.

 

 

 

Q. 77 di Munassib

 

27 ottobre

L’alba ci trova  pieni di sonno ed intirizziti per il freddo umido della notte.

Chiediamo a Tabelli dove possiamo fare le buche.

Si dovrebbero scavare vicino alla piazzola ma non c’è terreno disponibile.

La zona è difficile, ci sono depressioni, costoncini irrilevanti,  dune di sabbia, terreno durissimo e sabbie finissime.

Salgo sul costoncino alla sinistra del comando, per osservare il terreno.

Avanzo un po’ curvo, ma sicuro, ad un tratto sento una voce imperiosa: ”Giù tu, torna indietro!”.

Una raffica di mitraglia mi trova ancora curvo e fermo.

Le pallottole sibilano, mi tuffo a terra, rotolo indietro, di fianco, in basso.

“L’hai scampata bella” dice sorridendo Tabelli, la voce di prima era la sua.

Con Franzoni propongo a Tabelli di scavare a ridosso del posto di medicazione, facendo nel costoncino una buca ad L, ricovero per tutti gli uomini del pezzo, non ci sono altre possibilità.

Ci mettiamo a scavare, il terreno è molto duro.

La buca ha un lato lungo di circa 3 metri, il lato corto di 2 metri.

Nella parte iniziale sistemiamo alcuni paletti di ferro, copriamo con un bandone di lamiera e sopra buttiamo la terra, ma se tira il vento…parte tutto.

All’interno c’è poca aria, gli zaini rimangono fuori.

Durante la giornata completiamo la piazzola, facciamo un camminamento dal pezzo alla buca, scaviamo le buche per le munizioni del pezzo.

Il mortaio di S.M. Giorgio V° ogni mezz’ora ci fa una visitina, scomoda e poco gradita, visto il terreno molto duro e sassoso.

Frugano disordinatamente, con la speranza di colpire il comando, ben mimetizzato.

L’azione del mortaio è esasperante e logorante, inchioda al terreno.

Per fortuna si annuncia…frusciando nell’aria.

Ma non bastano le scariche del mortaio, a muoversi di giorno c’è il pericolo di rimanere inchiodati da un tiratore scelto che dovrebbe essere a 150 metri, in mezzo al caposaldo della 11^.

I nostri mortaisti cercano di colpirlo, ma vengono subito tempestati dai colpi dell’88 e dai mortai nemici.

Tabelli indica a Missiora e Gentili la blindo incriminata, al riparo della quale opera probabilmente il cecchino.

Missiora inquadra, colpi due!

Centro!

Attendiamo la risposta.

Calma….nessuna risposta.

Verso mezzogiorno siamo di turno al pezzo.

Improvvisamente notiamo spuntare a sud, ossia alla nostra destra, una blinda inglese.

Scende dal rilievo con il motore al minimo, nessuno di noi sente il più piccolo rumore.

Il pezzo è già caricato.

Due, tre secondi, il tempo di aggiustare il tiro e fare fuoco.

Ricarico, “Fuoco!” ancora un colpo “Fuoco!”.

La blinda è servita.

Abbiamo a portata di mano le ordinarie.

Il terzo colpo si infila nel portello del capocarro, non hanno avuto il tempo di chiuderlo!

Nessuno esce, solo fumo.

Al primo colpo scatta l’allarme del caposaldo.

La blinda veniva dall’estrema destra del settore della 11^.

Nessun altro …gradito ospite si presenta.

Si saranno smarriti o erano in ricognizione?

Il magg. Vagliasindi viene subito al pezzo assieme ai ten. Tabelli, Gallo e Bonetti.

Si congratulano per la prontezza, la precisione.

Arrivano anche, subito dopo, per congratularsi …le granate dell’88 e le bombe dei mortai dirimpettai.

Davanti alla piazzola cadono numerosi colpi.

Da parte nostra non ci sono perdite.

Hanno picchiato sodo, a dritta e manca.

Hanno fatto tre morti e parecchi feriti.

Alla sera il camion scarica il rancio, poi carichiamo i morti ed i feriti.

Dal camion è sceso un ufficiale.

E’ una vecchia conoscenza di Tarquinia, dove era in forza alla allora seconda batteria come sergente: è Repole.

Si diceva a Tarquinia che era un portafortuna per chi lo seguiva o seguiva i suoi consigli.

Purtroppo ci porta una brutta notizia.

Lunga la Palificata la colonna che lo portava alla linea, assieme al ten. Venturi, è stata più volte attaccata dagli aerei, con spezzonamento e mitragliamento.

Venturi è stato colpito da una scheggia ed è morto.

C’è un particolare: ”…gli dissi di starmi vicino, di saltare dal camion assieme a me e con me, due volte è andata bene, alla fine Venturi è saltato dalla parte opposta alla mia e si è messo a correre. Era la parte sbagliata…”

Più tardi arriva un plotone guastatori del XXI° battaglione.

La luna non è ancora uscita.

Scaricano dal camioncino numerose mine.

Partono, dopo una breve consultazione, con pile di mine.

Corrono veloci, curvi, si fermano, mettono le mine sotto terra, le ricoprono, ritornano indietro di corsa.

Hanno riformato la fascia minata chiudendo i varchi che servivano a raggiungere la 11^, dalla fascia minata antistante la postazione del 3° plotone alla postazione del 1° plotone, con sbarramento della pista Chianti.

E’ notte. Ci lasceranno in pace?

Ci faranno riposare qualche ora?

Partono i ragazzi negli avamposti.

 

28 ottobre

Alle quattro del mattino, con Iop e Gentili, sono di turno di guardia al pezzo.

E’ buio, è silenzio.

Dalla 10^ arriva un autocarro. Nessun allarme, proviene dal comando del settore.

Si ferma, scaricano velocemente cassette di munizioni ed un barilotto.

Se ne vanno senza dire niente.

Stavolta i mortaisti inglesi fanno correre.

Sarà acqua nel barilotto?

Iop si avvicina, toglie il tappo, annusa, “Non xe acqua, xe anice!- sbotta l’amico – femo el pien dele boracce, do litri più, do litri meno, nessun sa gnente..”.

Fatta l’operazione travaso, Iop chiama Cagliani, che si attacca alla borraccia e manda giù come fosse acqua.

Naturalmente la sbornia arriva presto.

Cagliani in preda alla sbornia comincia a sbraitare, sfodera il pugnale e si mette a correre, risalendo il costoncino dietro al posto di medicazione.

Gli uomini di vedetta si lanciano di corsa su di lui e lo buttano a terra appena a tempo perché non sia falciato da una sventagliata di mitraglia.

Viene portato subito in infermeria.

Arrivano Tabelli e Vagliasindi.

Gli fanno una solenne ramanzina, con l’ordine di consegnare le borracce con l’anice.

Tabelli interviene: “Due borracce lasciatele a disposizione di tutti gli uomini del pezzo.”.

Cagliani ha una sbronza solenne.

Si è fatto giorno.

E’ il 28 ottobre, qui, come in tutta la linea, qualcuno ricorderà questa data.

Certamente, ma come la ricorderà?

Penserà, considerando, al 1922 o al 1942?

Ora abbiamo contro il mondo capitalistico e quello bolscevico.

Questi due opposti mondi sono ora alleati per abbattere il fascismo.

Vinceremo? Ma se vinceranno loro ritorneranno come prima e al momento arriveranno allo scontro.

Possiamo godere pensando al futuro scontro?

Ancora guerre?

Il vecchio fascista qui, sulla linea del fuoco, come ricorda il ventennale?

Non certo come il collega rimasto comodo in una federazione in Italia!

Non è aria questa di esaltazioni.

Forse più d’uno farà una smorfia, un sorriso amaro.

Siamo all’acme della guerra?

Il peggio dovrà ancora venire?

Lasciamo perdere il ventennale, ventennale o no, fascisti o no, qui bisogna resistere.

La giornata si presenta come tutte le altre: il mortaio ed il famigerato 88 sparano metodicamente.

Verso mezzogiorno sono ancora al pezzo per il mio turno di guardia, quando una scarica di mortaio piomba sul comando di battaglione.

Le bombe cadono proprio davanti all’ingresso.

All’interno ci sono il maggiore Vagliasindi,  i tenenti Repole e Gallo.

Il maggiore è ferito gravemente, Gallo solo leggermente, Repole …niente.

Vengono subito portati al posto di medicazione.

Pochi gradi di angolazione in meno e la scarica si sarebbe riversata tutta sulla piazzola: potevamo finire appiccicati alle pareti.

Siamo sempre in attesa della scarica finale, per la verità poco digeribile!

Di questo passo, uno alla volta o in compagnia, ci …involiamo tutti verso i pascoli celesti!

E’ proprio vero, o britannico mortaisti, che siamo tutti in lista?

A te nessuno conta i colpi che spari, bersaglio o no, tu sai che rastrellando con le tue bombe il caposaldo ad un certo momento colpirai qualcuno!

Logorare il nemico, questo è il tuo compito principale.

Senti, mio bel biondo lentigginoso, non credere di vincermi se non mi uccidi, non impazzisco e non alzerò le mani solo perché le tue bombe fanno tanto rumore e tanto puzzo.

No! Tu mi devi colpire, e se mi avrai ferito, mi ritroverai ancora qui, ed arrabbiato.

Dopo mezz’ora arriva il cambio, con Iop ritorno alla buca.

Passiamo davanti l’infermeria.

Il maggiore è su di una barella, gli sono vicini il medico s.ten. Colamosca ed un infermiere.

Ci allontaniamo verso la buca.

Sono appena entrato in buca, Iop sta entrando, quando un fruscio nell’aria annuncia una nuova scarica di mortaio.

I colpi cadono inseguendosi dall’infermeria al nostro ricovero.

L’ultimo colpo cade ad un metro da Iop.

Purtroppo il posto di medicazione è stato colpito in pieno.

Il maggiore è stato nuovamente ferito, di brutto, l’infermiere sta morendo.

Anche il medico è stato ferito, ma leggermente, alla testa.

Nel pomeriggio ci sono altri due morti, di non so quale plotone.

Sono allineati a terra, vicino al nostro ricovero, sopra il camminamento che porta alla piazzola.

Corpi dilaniati, mutilati, volti imbrattati di sangue e di sabbia, occhi sbarrati e spenti, l’odore dolciastro del sangue rappreso…poveri ragazzi.

Ieri altri, oggi voi, domani chi?

Nel buio della notte arriva il camion.

I morti vengono adagiati sul pianale, all’autista vengono consegnati gli effetti personali.

Mamma, prega!, forse domani toccherà a me.

Arrivano notizie confuse, si parla di uno sfondamento al mare ed al centro, altri smentiscono.

Nel silenzio della notte arrivano cupi boati, vengono da lontano: artiglierie, carri, bombardamenti aerei.

Qui c’è una certa calma.

Se dovessero sfondare al nord noi saremmo tagliati fuori completamente.

E’ stata una giornata calda, non afosa.

Oggi, più degli altri giorni, arrivano zaffate di cadaveri in putrefazione.

Non hanno potuto raccogliere i morti della 11^, neppure gli inglesi i loro.

Perché dopo una battaglia non sempre si raccolgono i morti?

E’ pietà cristiana, ma soprattutto è segno di civiltà.

Avranno sepoltura domani?

Resteranno per sempre là dove hanno trovato la morte?

Domani a guerra finita le madri non saranno una tomba dove porre un fiore, un lume, dove pregare.

Il deserto diventa un cimitero d’insepolti, domani caduti ignoti, forse neppure la nazionalità potrà essere accertata.

Ignoti a noi, noti a Dio.

 

 

 

continua