Consegna del brevetto
16 Aug 2001
Autore: Redazione Congedati Folgore



CONSEGNA DEL BREVETTO DI PARACADUDISTA
AL MARESCIALLO SCAFIDI ANTONINO



Quando parli con qualcuno di un istruttore paracadutista, questo qualcuno immagina il soggetto dotato di una notevole stazza atletica indispensabile a forgiare quegli aspiranti atleti che si spera siano i paracadutisti. Quando poi sai che il soggetto è stato istruttore dei Ragazzi della Folgore l'immaginario sfora nel campo degli extra terrestri. Ho l'onore di conoscere Scafidi da più di cinquanta anni e non mi sento di dire " È un mio amico". Nossignori, non si può essere amici di Dio. Non crediate che io esageri, perchè era tale il rispetto reverenziale che avevamo per i nostri istruttori che la mia affermazione è completamente reale. Chiedetelo ad ogni reduce. Solo ieri, forte dei miei ottantuno anni contro i suoi ottantanove, spalleggiato dal maggiore Pellegrin e da qualche altro reduce presente, ho avuto il coraggio di chiedergli se potevamo darci del tu. Mi ero sempre avvicinato a lui, quando avevamo il piacere di trovarci durante qualche cerimonia, con quel sommo rispetto di cui vi parlavo, e che mi impediva di spiaccicare verbo.
Facevo insomma quello che tutti facevano a Tarquinia quando parlava un istruttore. Silenzio e ascolta. E sò che Scafidi non ha tutti quei requisiti che uno si aspetta siano il sine qua non di un personaggio del genere. Avevamo appuntamento alle undici. Erano le undici e dieci ed aspettavo fuori dal portone di casa sua il maggiore Pellegrin, in ritardo causa il traffico ferragostaro, quandecco che capita lui. Si era fatto i tre piani di scale per venire incontro all'ospite. Giovanotti cari, tre piani non sono tanti. Per voi. Vi auguro di arrivare a novanta anni e poi me lo saprete dire! Scafidi è un distinto signore con due vivacissimi occhi azzurri sempre pronti al sorriso, una bella faccia senza una ruga, alto due centimetri meno del minimo fissato per essere abile al servizio militare.Alla visita di leva ingannò il medico alzandosi in punta di piedi. Parole sue. Dovette ingannare altri medici per l'ammissione al corso istruttori. A parte l'altezza, dovette nascondere una ferita transfossa sul braccio sinistro causata da un proiettile beccato durante la guerra di Spagna. Lo fece nascondendo le cicatrici sotto i peli che aveva lunghi e neri. Arrivò il maggiore e salimmo a casa sua. Ci precedeva. Mi pareva di essere a Tarquinia: facevo fatica a stargli dietro.
Le pareti del corridoio sono letteralmente tapezzate da diplomi, onorificenze, cerificati che attestano il suo trascorso militare, di cui lui va giustamente fiero. Ci fece vedere i suoi libretti di volo dove sono annotati ben ventitre lanci. Lo so, amici miei, che oggi, la cosa vi fa sorridere ma i suoi ventitrè valevano mille volte più degli attuali. Poi la cerimonia della consegna del brevetto di paracadutista, che non aveva mai avuto, condotta con il solito stile semplice e privo di retorica da parte del maggiore. A Scafidi gli occhi luccicavano più di prima. Poi volle a tutti i costi riaccompagnarci in strada. Spero di rivederti presto Antonino, poichè abbiamo ancora un sacco di ricordi da riesumare. E tu li hai più vivi e presenti di quanto li abbia io. Emilio Camozzi


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