LE MISSIONI DIMENTICATE- AIRONE 1991- LA FOLGORE IN KURDISTAN
3 Sep 2001
Autore: C.M. PAR RONZONI (CL.1970)

Già da qualche giorno c'era tensione nell'aria, spesso vituperati ma si sa che i logisti sono sempre i primi a partire oppure impiegati nelle incombenze più disparate. A noi tocca tutto: montare le tende per gli sbarchi degli Albanesi, presidiare, punti "di interesse" per eventuali attentati di Saddam (una certa psicosi alimentata dagli organi di informazione), fornire, rifornire supportare, sopperire ed ora, forse, il Kurdistan! insomma l'epitome del tuttofare. Forse non propriamente dei guerrieri, ma un po' come il coltello svizzero, indispensabile.
- <<Una riunione?>>
- <<Si, sta terminando in questo momento corri di sotto>>
- <<Grazie Tenente, volo.>>
Mi spettava una licenza premio per un "pallosissimo" incarico che mi era stato affidato, ma qui si trattava di partire, di andare verso quello che per tutti era un enigma, di respirare lo spirito del paracadutista... insomma s'è capito.
Il Capitano viene diretto dall'ufficio del comandante.
- <<Dov'è Gxxx?>>
- <<In infermeria Capitano>>
Il Sergente ed io in quello spazio che d'improvviso sembrava immenso attendevamo. Si rivolse a me e, immagino, credendo di farmi un piacere:
- <<Tu non vuoi partire?>>
- <<Come no! Non vorrà  lasciarmi qui.>>
- <<Bene, allora>>
Iniziarono i preparativi in un clima di febbrile eccitazione. A parte pochissime eccezioni, forse i più riflessivi, tutti eravamo ben disposti ad affrontare questa avventura. Ho sentito qualche voce malevola al proposito, i più dicono che erano i soldi ad attirarci: Cazzate! Quando siamo partiti, quando i volontari si sono presentati per essere scelti, con grande delusione degli esclusi, nessuno di noi sapeva quanto e se sarebbe stato pagato.
La nostra decisione si basava su altre motivazioni, la natura esuberante del giovane, il fascino di un'esperienza unica e diversa, il senso dell'irrazionale, l'importante era esserci. Il pericolo? Pochi, ancora oggi, l'hanno compreso. Chiedo qui scusa a mia madre e mio padre, sapendo che mai leggeranno queste poche righe e che nessuno si permetterà la delazione (sarete tanto infami?), i quali sono convinti, supportati dalle mie panzane, che non avessi possibilità di scelta. Ma nessuno che non sia genitore può capire la loro ansia ed i timori, certo non li avremmo compresi noi alienati nel nostro slancio.
Di quei giorni mi ricordo come ieri il Capitano Rxxxx, "che fai ti nascondi come il tuo Sergente maggiore? Rimani chiuso dentro queste quattro mura a riposarti?"
Si divertiva così, era un po' "........." (riempite con quel che vi pare) nel senso buono della parola, poteva renderti la vita impossibile ed era sempre pronto a dileggiarti. Lo incontrai mentre andavo in mensa e lui iniziò con la sua canzonatura. Non dissi nulla - io partivo! - gli lasciai il suo divertimento, a volte basta poco nella vita di qualcuno. Piccola divagazione: un giorno il Capitano, scoperto che ad un suo sottoposto era nata quella che definisco "la consapevolezza del lancio", insomma la paura, obbligò i furieri ad inserirlo nella lista per i decolli. Era di fronte a me sul G222, bianco e silenzioso, incerto se prenderne atto o lanciarsi per non dare soddisfazione. Quella volta si lanciò, ma fu l'ultima, due settimane dopo rinunciò ed iniziarono le pratiche per sbrevettarlo.
Chiusa parentesi.
Il lavoro per la partenza in quei giorni era senza sosta, non parlo per iperbole, ritornavo alla mia amata branda anche in piena notte ed appiccicavo un biglietto "autorizzato a dormire oltre la sveglia" ovviamente apocrifo. Lo facevo per non dover saltare giù subito al suono della tromba ed avere quei cinque minuti per riprendermi, per guadagnare quelle ore perse mentre altri già  abbracciavano i loro sogni. Un po' bastardo lo sono anch'io.
- <<Allora siamo d'accordo, se parto io partiamo tutti!>>
- <<Va bene>> mi dissero entrambi all'unisono.
Nel pomeriggio li ritrovai per i corridoi del comando
- <<Giuseppe parti?>>
- <<No, parte Oxxx>>
- <<E come mai?>>
- <<Il Capitano ha chiesto a tutti noi se volevamo andare -ed io si, ho detto- sai la ragazza, la famiglia>> anche quell'altro, la stessa storia. Li capisco, li capii, erano un po' (sono stati un po') stron....zzati dalla quotidianità.
Così partii, certo non da solo ma con mille amici e, propriamente, camerati, qualcuno in charter, qualcuno per nave, tutti per la stessa destinazione e nessuno di noi (truppa) sapeva con esattezza quale. Prima però... non vorrete sapere tutto ora?
Cordialmente
N.R.


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