DAL SACRARIO DI EL ALAMEIN: LA VOCE DI UN IGNOTO.

Caro Reduce, compagno d'armi, fratello nel Signore,
ben tornato alla mia Casa,
al mio Sacrario, al nostro Tempio.
Ti ricordi, quando l' "ottantotto"
improvviso ci colse con una vampata violenta
di fuoco e schegge roventi, di fumo e sabbia
e, fuor di buca, ci scaglò lontano?
Allora, per diverso destino,
io mi ritrovai esangue, morto,
e tu, vivo, pallido e tremante,
pronto a cogliere,
con tua calda mano nella mia fredda mano,
l'ultima rotta mia parola: Aaa.. dd... dio!
Maciullate le carni, rotte le ossa,
scheggiata la testa, frantumati i pensieri,
aperti il duro cuore, l'oscura mente,
riebbi qui in cielo la vita,
conobbi la Verità , ritrovai la Luce,
e chiaro vidi che non èla guerra:
nel fuoco dei cannoni
nel tuono degli scoppi
nell'ira focosa del Ghibli
a reggere il mondo, ma è lo SPIRITO del Signore
che regola e governa le cose tutte
per un ordine sempre nuovo e armonioso.
E tu, nella lunga prigionia, perchè
cieco, in solitudine oscura della notte,
pensoso e triste,
a lenti passi strisciati e corti,
lungo il filo spinato e le matasse arrugginite,
non hai veduto lo splendore delle stelle?
Perchè, non hai capito che quel deserto amaro
non era il truogolo tuo vuoto,
ove affondare gli occhi arrossati
e i nudi piedi callosi
per una bacata nocciolina, ma,
l'ampio atrio della grande Casa di Adorazione,
ove tutte le ricchezze di cielo e terra son tue,
prodigo figlio di Dio?
Caro Reduce, compagno d'armi, fratello nel Signore,
da questo nostro Sacrario di memorie patrie,
riprendi in dignità  d'uomo e lealtà di combattente,
la tua giusta dimensione di prima creatura,
e ti siano le mie parole di affettuoso augurio
nel "Cinquantesimo" di nostro dovere e sacrificio,
di nostro silenzioso dolore e pianto.
Vedi tu di custodirle ed affermarle ovunque
Nell'AMORE e nella PACE! Ciao!
Folg. Leo Zanini Zinato