PSICOLOGIA DEL PARACADUTISTA
17 May 2002
Autore:ALMANACCO DELLA DONNA ITALIANA-1937 -Firmato A. MIOTTO

Da Almanacco della donna italiana 1937 " XV" E.F.



Psicologia del paracadutista


Sfogliando una rivista di aviazione che riportava fotografie del mondo aviatorio straniero, mi sono fermato ad ammirare il grazioso viso di una fanciulla americana, in costume di volo, colta dall'obbiettivo dopo un lancio col paracadute.

La bianca calotta afflosciata, come rilassata dopo la sua lotta contro la gravità , le stava accanto; e le bretelle le serravano ancora le spalle, mentre un bel sorriso soddisfatto le illuminava quegli occhi che avevano visto il mondo sottosopra nel tuffo iniziale nel vuoto, e poi la terra avvicinarsi lentamente mentre lei non era che un piccolo punto sperduto nello spazio.

Dopo le donne‑pilota, dopo le donne trasvolatrici dell'oceano, dopo le donne detentrici di record di quota e di distanza, dopo le donne combattenti abbiamo anche le donne paracadutiste

Voi siete ancora a bordo del velivolo, che sale, sale di continuo, per, portarvi alla quota di lancio. Siete ancora legati alle cose, alla vita, agli uomini; siete sicuri sul vostro apparecchio, guardate tranquillamente la terra, il cielo, le nubi, le vostre mani; forse vi sentite più legati di sempre alle cose, tanto vi sembra penoso il distacco, e comodo quell'abbandono nella contemplazione che sembra l'ultima.

Ma la decisione a un tratto tira un gran velo nero su tutti i vostri pensieri, è concentra i vostri sensi, la vostra volontà , le vostre aspirazioni verso un unico punto, un'unica meta.

Come se tutte le vostre sensazioni scorressero su di una spirale, girante sulla superficie esterna di un cono, che salisse rapida verso il vertice.

Guardando la fotografia della bionda miss americana, ho provato un piacere strano: come se una mattina, uscendo da un hangar tra due file di apparecchi allineati con le loro figure possenti,

tra ordini decisi e rapidi di comandanti, tra il rombo dei motori in prova, quando la natura appare come una forza da vincere, da superare, da intimidire, e il nostro essere è in una vibrazione quasi cattiva, esclusivamente virile, avessi visto tutto questo mondo in movimento, calmato e addolcito da una figura femminile sorridente, con i capelli biondi, che si muoveva lentamente come un'apparizione, si avvicinava a noi, guardava, toccava le nostre macchine perchè le conosceva, perchè interessavano anche la sua vita.

E ho pensato quanto raro fosse questo quadro nei nostri campi quale numero minimo di donne aspirasse alle audacie e alle emozioni del volo.

Donne paracadutiste: in Francia, in America, in Russia ci sono proprio delle scuole, dei corsi di addestramento per iniziare le coraggiose al salto nel vuoto. Il numero sempre maggiore. delle allieve, i risultati ottenuti, hanno mutato, col tempo, l'audacia singola ed esibizionistica in un'attività  organizzata con scopi ben definiti. Al giorno d'oggi, nella maggioranza dei casi il coraggio e la forza debbono servire l'insaziabile divinità  della guerra; così vediamo le donne esperte al lancio col paracadute formare una nuova, originale schiera di crocerossine. In alcuni casi può avvenire un incidente in luoghi difficili da raggiungersi con autoambulanze o raggiungibili solo dopo molto tempo. Che avviene? La radio degli incidentati comunica il luogo e le condizioni: immediatamente un velivolo si porta sul posto, e sugli esseri afflitti dalle ferite lascia cadere dei bianchi angioli che hanno il sorriso per consolare, e le bende per fasciare le ferite.

Come ci si lancia col paracadute? Non occorre conoscere complicati meccanismi, compiere al momento del lancio complicati movimenti.

Basta lasciarsi cadere nel vuoto, come se si dovesse saltare da un trampolino. Una cordicella fissata all'apparecchio e unita al paracadute si sfila velocemente. Quando la sua lunghezza è finita si stacca dal paracadute facendo scattare una molla che tiene pressata la calotta. Questa si libera, esce dall'involucro, viene investita dall'aria e si gonfia frenando la caduta del corpo che precipitava con la velocità  di un grave.



Lancio dal CA - 111



La difficoltà  maggiore per un neofita dei tuffi nell'aria è la fiducia. Ecco, voi avete il paracadute dinanzi, gonfio, teso, come un sacco troppo pieno, con la larga cinghia aperta che si dovrà  stringere alla vita; lo guardate, pensate al vuoto, alla terra, e non sapete decidervi ad affidare la vostra vita che pulsa bella e giovane a quel congegno muto, piccolo, troppo semplice, che sentite così meccanico da sembrarvi impossibile non debba esservi la probabilità  di un guasto, di un arresto. E il vostro coraggio che trionfava irrompente e sicuro si rimpicciolisce timido e pauroso. Invece bisogna credere, aver fiducia e sicurezza nel funzionamento di quel miracoloso congegno, come in una divinità  che per attimi avrà  in suo potere le sorti della nostra esistenza. Chi si lancia vive dei momenti emozionantissimi, travolgenti, estenuanti; passa da una specie di terrore a un contrasto di gioia parà , serena, immensa.

Ecco, vi siete liberati dalle cinghie, vi siete sollevati sul seggiolino. L'aria vi investe, strappa le vostre mani che si aggrappano all'aeroplano, spazza via la vostra ultima resistenza. Siete nel vuoto precipitate con velocità  sempre crescente: il fluido che vi circonda si fa pesante, quasi consistente, sensibile sulla vostra pelle.

Non potete precisare la, posizione nelle tre dimensioni; non avete leggi di moto, come il sasso di una fronda.

È la fine?

Si è proprio inghiottiti da forze strane, tremende, mentre la gravità  schiaccia contro la terra che si avvicina con velocità  inverosimile.

Uno strappo, una scossa al vostro corpo tremante; ed il precipitare spaventoso si muta in una discesa dolce, calma, piacevole.

Come la mano che piglia il sasso che cade, e lo accompagna prima un poco lungo la linea di caduta per attenuare il colpo; così la calotta di seta, gradevolmente aprendosi, vi riporta la vita.

Tornano i pensieri che erano fuggiti, il cielo, le nubi, la luce del sole, i colori che in lieta schiera vi avvolgono di nuovo.

Come è lenta la discesa e piacevole il dondolio che fa il vostro corpo appeso alle moltissime cordicelle della calotta! Vi dondolate in allegria, come in una danza di gioia.

Il turbinio del vostro sentire; il ritorno della vita e dei pensieri vi tengono come in un rumoroso mondo, in uno straripante dilagare di sensazioni nuove; ma vi accorgete lentamente, quando la calma vi riprende che il silenzio che vi circonda non l'avete mai sentito: un silenzio profondo smisurato, dove solo la corsa delle nubi col vento potrebbe giungere a voi.

Continuate a discendere; la terra è vicina, vicinissima. L'urto contro di essa è un po' brusco perchè le vostre gambe erano rilassate e impreparate al più piccolo sforzo muscolare.

Vi rialzate, però, mentre la seta del paracadute con l' impercettibile fruscio dei suoi serici fili, si piega sommessa ai vostri piedi.

Tutto è finito; tutto ritorna come prima; ma voi sentite nell'anima una gioia nuova. E la giovinezza che nascondeva il suo capo bizzarro all'ombra di tanti pensieri, si scuote e ride in voi col suo riso squillante aperto, pieno di sole, di aria, di altezze.



ANTONIO MIOTTO.

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