UN PARACADUTISTA DELLA FOLGORE DEL MONCENISIO LASCIA IL SUO EPITAFFIO POST-MORTEM
Giovedì, 17 Ottobre 2002
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Dal Secolo d’Italia giovedì 17 ottobre 2002
Un fragoroso” Folgore” all’uscita dalla chiesa ha dato l’addio al feretro
Combatté nel reggimento "Folgore", che si coprì di gloria sul fronte di Nettuno e su quello francese
La Patria era l'ideale che ha sempre servito
Il giornalismo la passione a lungo coltivata
ln una busta «da aprire dopo la morte», Aldo Giorleo aveva lasciato quello che in gergo giornalistico si chiama «coccodrillo», il riassunto della sua vita. Lo abbiamo avuto solo ieri dal figlio, dopo i funerali, e lo pubblichiamo di seguito
NATO a Roma ii 29.12.1926, ha trascorso gli anni della fanciullezza tra i soldati: i! padre era ufficiale e lui era affascinato dalla vita militare (andava a cavallo e conosceva tutte le armi).
Subito dopo l'8 settembre del '43, diciassettenne, a Trieste, si arruola nella R.S.I.. Corre tanti altri ragazzi della sua età, è schifato dal tradimento badogliano ed è deciso a battersi Per l'onore d'Italia. Combatte con la Gnr nel Goriziano contro j partigiani sloveni, poi passa nel battaglione ciclisti d'assalto Venezia Giulia, distinguendosi in azione. Promosso sergente, viene inviato alla scuoia allievi ufficiali di Varese, ma preferisce presentarsi a Tradate, dove vengono addestrati i paracadutisti dell'Aeronautica Repubblicana. Concluso il corso di paracadutismo raggiunge il Reggimento «Folgore», uno dei reparti più prestigiosi della R.S.I., copertosi di gloria sul fronte di Nettuno, in difesa di Roma, e sul fronte francese.
Il 25 aprile del '45 il reggimento, in Val d'Aosta, respinge ogni proposta di resa avanzata dai partigiani, si «trincera», al comando del maggiore Sala, nell'albergo Billia di Saint Vincent e attende l'arrivo degli americani che gli rendono l'onore delle armi.
Dopo la dura prigionia nel campo di concentramento di Coltano, nell'ottobre del '45 il ritorno, carico di frustrazioni e di vessazioni, alla vita civile. Per reazione, si arruola nella Guardia di Finanza, ma un anno dopo ne viene espulso perché si scopre che aveva aderito alla e R.S.I., i «repubblichini» non sono ammessi nei corpi di polizia.
Non si arrende, riprende gli studi interrotti, riallaccia i contatti con vecchi camerati, riesce a laurearsi in giurisprudenza e a diventare redattore del quotidiano «Il Tempo». Ha trovato la sua strada. Lavora al «Tempo» dal 1947 al 1958, poi passa al «Giornale d'Italia», dove diverrà caporedattore. Nel 1976, dopo la chiusura del giornale, passa per breve tempo a «Famiglia cristiana», poi, come caporedattore, all'«Ordine» di Como e al «Nuovo giornale» di Cagliari. Nel 1982 approda al «Secolo d'Italia», chiamato dal direttore Alberto Giovannini. Finalmente è «rientrato in famiglia», dove da caporedattore diverrà direttore responsabile, sino al momento della pensione, nel 1997.
Durante la sua carriera ha scritto moltissimi articoli di politica estera e interna e ha collaborato a riviste specialistiche su argomenti militari. Autore anche di racconti (alcuni raccolti in un volume edito nel 1998 da «Settimo sigillo» di cui sono coautori tre camerati della R.S.I., Franzolin, Accolla e Grazioli). Ha pubblicato inoltre due libri sul paracadutismo «Palestra azzurra», edito nel 1975 a cura dell'Ufficio storico dell'Aeronautica, e «Come folgore dal cielo», per i tipi della libreria Europa‑Settimo sigillo (1999).
La preghiera dell'Ardito Paracadutista
ECCELSO e sommo Iddio, che domini nell'alto dei cieli e vedi nel profondo dei cuori, noi Ti ringraziamo della Patria che ci hai donato e Ti chiediamo di servirla e onorarla per le vie più ardue e gloriose.
Quando lasciamo il cuore sulla fragile ala e quando dal cielo scendiamo sulla terra, fa che il vento ci sia fratello, sorella la bufera; illumina a noi la notte, fa più acuto il nostro sguardo; alle nostre armi da' la potenza della spada dei tuoi arcangeli, alla nostra anima da' la forza indomabile dei tuoi martiri.
Illumina, Dio, e sostieni chi regge le sorti d'Italia; nuova gloria dona alla nostra Arma; conserva nei secoli la grandezza di Roma.
Dona serenità alle nostre madri, alle spose, a quanti in silenzio ci amano; rendi loro lieve il sacrificio di sangue che per l'Italia affrontiamo.
E se l'ora nostra suonerà e al ciel, dal quale scendemmo, ci sarà dato in gloria di risalire, o Dio accogli misericordioso le nostre anime nel regno che hai promesso a coloro che soffrono per la causa della giustizia.
E che la nostra bella morte sia vita per la gran Madre Italia.
Così sia.
“Le spoglie mortali di Aldo Giorleo che ha chiesto di essere cremato col suo “basco amaranto”saranno tumulate nel Sacrario dei Paracadutisti Reg.To Folgore R.S.I del Verano a Roma”
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