UN ALTRO SPEZZONE DI MEMORIA DI EL ALAMEIN
5 Sep 2003
Autore: Par. EMILIO CAMOZZI


Scusatemi, scusatemi, scusatemi.

So che dentro di voi pensate: "Accidentaccio, ad El Alamein ogni minuto succedeva qualcosa e quel cialtrone ci propina i suoi ricordi col contagocce!". Giusto.

Proverò a giustificarmi, ma a questo punto ho bisogno di uno psicologo o, meglio, di uno psichiatra. Troppe le emozioni, le paure (non è vero che non le avevamo!) gli amici che se ne andavano lassù senza lasciarti un cenno di saluto, troppi gli avvenimenti che si accavallavano senza lasciarti un attimo di respiro, troppe e troppo forti le cannonate che ti spaccavano i timpani e che ti facevano ronzare attorno sciami di schegge.


La prigionia ci induceva a rivivere quei momenti, ma ne venivano fuori immagini distorte dai nostri sentimenti. Perchè Pirlone si è sparato invece che arrendersi?

Perchè il maggiore Rossi combatteva come un soldato qualunque, andando al contrattacco con una bottiglia Molotoff mentre poteva starsene alla Sua postazione di comando?

Perchè Marescotti Ruspoli era in piedi su una jeep nel pieno della battaglia per guardare i Suoi ragazzi che combattevano, con quaranta di febbre, mentre poteva comodamente essere stato rimpatriato per malattia? Ho nominato tre medaglie d'oro, ed il ricordo è facile perchè ogni libro ne parla.

Da qualche giorno tento di ricostruire il come ed il perchè di un fatto accaduto ad uno che credo non abbia ricevuto nemmeno la croce di guerra e di cui non ricordo il nome.

I battaglioni arrivavano in Africa portati dagli S.82. I paracadutisti stazionavano ai bordi del campo d'aviazione finchè tutto il battaglione era giunto. Non ricordo di quale battaglione si trattasse.

So solo che Rommel premeva affinchè arrivasse in linea il prima possibile. Gli inglesi avevano deciso di bloccarsi ad El Alamein, mentre Rommel faceva gli ultimi tentativi per sfruttare il contrattacco ed arrivare ad Alessandria.

I due schieramenti si davano da fare per acquisire posizioni utili ai loro obiettivi, i campi minati nascevano come funghi e venivano poi abbandonati . Dalla pista della palificata si dipartivano piste che portavano alle varie quote segnate, non sempre correttamente, sulle carte topografiche.

Dopo un massacrante viaggio di due giorni sui scassatissimi camion in dotazione all'esercito italiano, imboccarono finalmente la pista che li doveva portare alla zona loro designata.

Fatti un paio di chilometri dovettero fermarsi. Un cavallo di frisia era messo di traverso sulla pista, ed un cartello scritto in tedesco avvisava : Alt Attenzione mine.

I guastatori della Compagnia Comando erano rimasti a Tobruk ad aspettare i materiali che sarebbero dovuti arrivare successivamente.Tutti gli uomini scesero dai camion, come era d'obbligo quando ci si fermava, onde evitare gli aerei inglesi che spesso sorvolavano le colonne a volo radente, mitragliando come dannati.
Gli ufficiali, di fianco alla colonna, discutevano sul da farsi. Erano in orario, ma questo contrattempo rischiava di far slittare l'orario di un paio d'ore. Un caporale paracadutista che stava ascoltando quanto gli ufficiali stavano discutendo trovò la soluzione. Aveva un costo, ma forse anche poteva andare bene.

Come un lancio: non è detto che il paracadute si apra ( quella volta avevamo un solo paracadute:o la va o la spacca) . Aiutato da un altro, evitando di essere visto dagli ufficiali, spostò la barriera di filo spinato, salì sul primo camion, lo mise in moto e, inseguito dalle maledizioni dell'autista che si era messo in zona di sicurezza, e dagli ordini perentori degli ufficiali che gli intimavano l'alt, imboccò la pista che attraversava il campo minato.

Pensava: "Provo a seguire i solchi degli automezzi che sono passati prima. Si dovrebbe vedere se c'è una mina sotto la sabbia! Se c'è, in qualche modo la levo.

E se non la vedo!? Ciao mamma, ciao papà . Tanto la carriera non la voglio fare. E poi, se fai il soldato, mica ti assicurano che torni a casa.

Ancora un centinaio di metri e poi mi chiamo fuori..." Ecco là  la pista pulita

Forse ce la faccio!... Buuum!"
Mancavano una decina di metri al cavallo di frisia che annunciava, dall'altra parte, la presenza del campo minato. I camion vennero avanti piano piano seguendo al millimetro le tracce di chi li aveva preceduti. Giunti alla carcassa ancora fumante, riuscirono a spingerla fuori della zona pericolosa.Il battaglione raggiunse la sua posizione all'ora ordinata, meno una squadra, la Sua che, agli ordini dell'aiutante maggiore, provvidero alla sepoltura del caporale morto, dilaniato dallo scoppio. Come tutti quelli che morivano sulle piste, fu sepolto sul posto.Trovarono anche il modo di costruire una rozza croce in legno dove scrissero i dati anagrafici del caduto. L'onore delle armi, un saluto con gli occhi lucidi e via, con la prima esperienza che sarebbe poi diventata abitudine.

Emilio Camozzi


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