PARLA UN REDUCE DEL 183° NEMBO DEL 1945
21 Apr 2004
Autore: Redazione Congedati Folgore

«Se Bologna è stata liberata qualche giorno prima di altre città  del Nord, lo dobbiamo al sacrificio del 183° reggimento paracadutisti Nembo». Lo sostiene, citando numerosi libri e documenti Vandalo Mei (nella foto), classe 1917, che nella primavera del '45 con i gradi di tenente partecipò all'eliminazione del caposaldo tedesco di Case Grizzano («era in mano a dei valorosi combattenti, i "Diavoli verdi" della prima divisione paracadutisti che diedero del filo da torcere agli Alleati, e non solo a Montecassino» dice Mei), sulle alture tra Castel San Pietro e Ozzano Emilia: l'ultimo baluardo difensivo sulla strada per la nostra città .
Mei, come andarono le cose?
«All'alba del 19 aprile, dopo aver neutralizzato di notte i campi minati tedeschi, attaccammo le postazioni dei parà  germanici sotto un pesante bombardamento delle artiglierie del "Friuli" e del "Folgore"».
E la reazione tedesca?
«Fu durissima. Noi lasciammo sul terreno 34 compagni. E per molte ore i parà  germanici tennero le posizioni: ricordo che la battaglia fu addirittura ferocei. I tedeschi sapevano che se fosse caduta la loro posizione, ben trincerata, la strada per Bologna e per tutta la pianura padana era aperta. Così dovemmo subire ben cinque contrattacchi di reparti freschi dei "Diavoli verdi' che cercavano di ricacciarci indietro. Resistemmo, ricordo, anche con assalti e contrattacchi all'arma bianca. Mi creda, fu un'azione di guerra durissima. Alla sera i tedeschi si sganciarono lasciando sul campo 70 uomini».
E lei, Mei, quando vide Bologna?
«Era già  previsto che ad entrare in città  fossero il corpo di spedizione polacco con il "Friuli" e il "Legnano". Noi eravamo cobelligeranti inquadrati nella VIII armata britannica. Il "Nembo" entrò in città  il 22, ma era in trasferimento verso l'Alto Adige per tagliare la strada ai reparti tedeschi in ritirata».
E cosa vide?
«Mi è rimasto impresso un gruppo di ragazze rapate a zero, delle collaborazioniste dela Rsi scortate da partigiani in armi in Strada Maggiore. Poi ho sentito dire che di alcune non si è più saputo niente. A parte questo episodio, la città  stava ancora festeggiando la liberazione».
E la sua storia precedente?
«Mi arruolai volontario nei bersaglieri nel settembre del '40, ma non sono mai andato al fronte. L'8 settembre '43 eravamo in Sardegna: mentre i tedeschi si trasferirono in Corsica, tutto il "Nembo" decise di continuare la guerra con gli Alleati nel continente. Fu un anno duro, fra mille diffidenze».

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