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Pubblicato il 29/05/2018

29 MAGGIO 1453 CADUTA DI COSTANTINOPOLI: NULLA DA FESTEGGIARE.

di Gaetano Canetti


Il muezzin ha appena chiamato la Umma alla ultima preghiera della sera nel mese sacro del Ramadan.

Qui in Marocco dove mi trovo per lavoro, tutta la comunità musulmana è tenuta a rispettarlo, niente bevande, cibi, fumo, insomma un bel niente prima del tramonto pena sei mesi di carcere se sei riconosciuto musulmano (si cita art. 222 Codice Penale Marocchino).

Cinque ragazzi a Marrakech ne sanno qualcosa: nel 2015 dopo aver bevuto una limonata e fumato una sigaretta sono stati arrestati (sembra che se la siano cavata con la Condizionale).

Questa mattina, Il barista scocciato nell’autogrill deserto di un’autostrada deserta, verso mezzogiorno, scalda la macchinetta per distillarmi il suo primo (è evidente) caffè della giornata: lunghissimo…

Il mio autista non può bere (ovviamente…), me ne dispiaccio, ripartiamo dopo una (mia) mezza sigaretta.

La musica che ascolta in macchina è assolutamente “halal”: lecita, sacra, niente strumenti musicali, solo voce.

Qui in Marocco mi è ancora possibile coltivare i miei “cristiani” vizi ed alla sera ceno con un goccetto di vino rosso marocchino: squisito, il “vigneron” francese da queste parti ha fatto nel secolo scorso un ottimo lavoro…

Non posso fare a meno, però, di constatare che anche l’ultimo di questi devoti musulmani utilizza un cellulare di ultima generazione sorridendo alla vista del mio “ferro vecchio” buono solo per le telefonate e gli sms.


E sì, anche allora, il 29 Maggio 1453, durante la presa di Costantinopoli la tecnologia cristiana veniva buona all’Islam…

Sono passati 565 anni e viene celebrata ad Istanbul in grande stile, da quando regna il “Sultano” Erdogan, la ricorrenza del passaggio all’Impero Ottomano della città che fu la “Seconda Roma”.

Mehmet (Maometto) II, cultore della storia romana, porta l’ennesimo assedio a Costantinopoli difesa dalle triplici invalicabili mura e da un manipolo di prodi capeggiati da un genovese il Capitano di ventura Giovanni Giustiniani Longo.

Ma la città (meno di centomila abitanti) è l’ombra di quella capitale dell’Impero Romano d’oriente che contò fino ad un milione di abitanti: ora è una isola ortodossa in mezzo ad una terra musulmana, però la sua millenaria storia incute ancora rispetto e frena l’avanzata dell’islam verso il cuore dell’Europa.

La città è una città fantasma in cui in molti hanno preferito passare dalla parte dei musulmani piuttosto che accettare la umiliante resa del patriarca ortodosso alla Chiesa di Roma.

Dopo la presa, il consueto massacro ma, ricordiamolo per dovere di Verità, era stata offerta agli abitanti la possibilità di arrendersi.


Il Basileus Costantino XI Paleologo, rifiuta sdegnato, ma il rifiuto comporta il diritto dell’assediante, secondo le regole d’assedio del tempo, qualora fosse riuscito nell’impresa, di vendicarsi (ciò sarebbe servito come monito per gli assediati futuri).

Rifiuta, possiamo pensare, anche perché è arcinota e proverbiale la usanza musulmana di non mantenere la parola con gli assediati (vedi Baybars Sultano d’Egitto alla fortezza templare di Safad e ad Antiochia nonché in seguito Lalà Mustafa a Famagosta con Marcantonio Bragadin, eccezione Salah Addin a Gerusalemme).

La vendetta ci sarà e sarà realmente atroce e spietata, ma oltre al tributo di vittime (tra cui lo stesso Costantino) bisogna ricordare lo sfregio alla Basilica di Santa Sofia eretta da Giustiniano: gli islamici se ne appropriano facendola diventare moschea, lasciando quasi intatti gli interni, cancellando dalle pareti e dalle cupole le aborrite immagini umane, ed elevando all’esterno i quattro altissimi “manahra” (significa il “faro”) il minareto che contrassegna lo spazio adibito alla preghiera, simbolo per eccellenza di islamizzazione.

In realtà anche i “fari” sono stati copiati dai campanili cristiani a cui è stata sostituita la cella campanaria con il balconcino per il muezzin.

Santa Sofia stessa sarà presa come esempio architettonico per le future mosche del mondo islamico copiando perciò lo stile bizantino (anche gli architetti di tantissime altre famose moschee saranno in gran parte dei romei…).

Da qualche anno in Santa Sofia, dopo che Kemal Ataturk ne fece un museo, il muezzin chiama alla preghiera ed anche il sultano Erdogan ha recitato il Corano: tornerà moschea, ne siamo certi.

Possiamo alfine affermare che non si celebra la presa di Costantinopoli come una battaglia vinta e basta: si vuole ribadire la superiorità dell’Islam sul Cristianesimo.


Ma quale fu la chiave per la conquista tanto sospirata della “Nuova Roma” da parte di Maometto II “Al Fàtih” (il Conquistatore)?

La tecnologia Cristiana.

Sì, proprio un cristiano collaborazionista ungherese tale Urban, che di mestiere faceva il fonditore di cannoni prestò la usa opera al servizio dell’Islam.

Percepita una somma in oro quattro volte superiore alla richiesta, Urban si mise al lavoro approntando un gigantesco stampo d’argilla, in cui versò una smisurata quantità di bronzo fuso.

La bombarda che ne sortì era di calibro 889 mm, pesava 48 tonnellate e sparava palle di granito di 490 chilogrammi di quasi tre metri di circonferenza: occorrevano 50 copie di buoi per trasportarla.

La prima palla centrò la cinta muraria nei pressi della Porta di Santo Romano che venne ribattezzata in seguito dai Turchi “Topkapi” ovvero “Porta del Cannone”.

Dopo una settimana di bombardamento (la frequenza era lenta ma inesorabile di otto palle al giorno) la favolosa cinta muraria iniziata da Teodosio e rafforzata successivamente, era sbriciolata.

Inoltre, lo stratagemma per fare passare le navi ottomane nel Corno d’Oro, chiuso da grandiose catene, lo suggerì un altro rinnegato cristiano: questa volta pala, piccone spianando una collina e costruendo uno scivolo di tronchi d’albero opportunamente ingrassato lungo sei miglia.

Questa tecnologia non è un caso sia Cristiana: la ricerca scientifica occidentale ha origine in quel “Quaerere Deum” della Chiesa medioevale, in quella Teologia che oltre a Dio, in se stesso, si sforzava di trovarlo nella Razionalità della sua Creazione, fondando e finanziando in seguito le più antiche Università.

La caduta di Costantinopoli segnò l’inizio dell’invasione islamica fino in Ungheria, Vienna anche in Friuli e via mare Otranto, puntando alla Mela Rossa cioè Roma.

“Lailahà, Allah, Roma! Roma!” urlavano i Giannizzeri di Maometto II, perché Roma è sempre stato il loro obiettivo: ricordiamolo anche oggi.

Non si sa mai coi tempi che corrono, in cui la dittatura della “politically correctness” (si scrive così?) impedisce la creazione di triplici, solide, cinta murarie.

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