CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

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Pubblicato il 07/09/2023

” ABBIAMO ANCORA PUGNALI E PISTOLE!! “

Ripubbichiamo alla vigilia dell’8 settembre, con tutto ciò che ha significato per i Soldati italiani, un racconto che parla della tenaia e della resilienza dei Paracadutisti impegnati a El Alamein, eseguendo ordini di impiego come fanteria e onorando il Tricolore e la Specialità sino all’ultima ora di combattimento.-


LE ULTIME ORE DELLA FOLGORE DI EL ALAMEIN


4-6 Novembre 1942
“… Dopo altre tre ore e più di marcia, verso le 14 -14.30, fummo raggiunti da una forza molto consistente di carri, autoblindo e carrette cingolate che si allargarono prendendoci in mezzo. Quando l’accerchiamento fu completo si fermarono, tenendosi a distanza, e dopo un po’ cominciarono ad arrivare le prime raffiche. Ma erano alte e non colpirono nessuno… … I mezzi nemici continuavano a tenersi a distanza e attaccarli in altro modo non era possibile. Dopo altri colpi di mitraglia arrivarono colpi di mortaio che uccisero alcuni uomini e ne ferirono altri. Allora il colonnello Camosso ordinò di rendere inutilizzabili le armi e di passare in riga. Non appena capirono che era un’ordine di resa i paracadutisti guardarono il colonnello, sbalorditi. Poi molti saltarono in piedi e si misero a protestare e a gridare “vigliacco”. Un sergente che non conoscevo, toscano, gridava più di tutti: parlava di suo padre, che era morto da eroe sulla Bainsizza, dicendo che voleva fare come lui.”Abbiamo la pistola e il pugnale – diceva – possiamo combattere ancora”. Andai con altri per calmarlo perché era troppo eccitato; per impedirsi di spararsi un’ufficiale gli tolse la pistola. Ma erano tanti quelli che non ne volevano sapere; e tutti gridavano, protestavano, mostrando le armi che avevano addosso. Alcuni se la prendevano con i loro ufficiali: “Adesso va a finire che dovremo sparare su voialtri!” – dicevano piangendo. Ma anche molti ufficiali non erano d’accordo con il colonnello; uno dei più decisi a non voler la resa era il capitano Passamonti, comandante della compagnia mortai. Il colonnello Camosso venne nel mucchio per convincere quelli che si opponevano: “E’ inutile sprecar sangue – diceva – Abbiamo feriti per terra che non possiamo soccorrere. Non si può andare avanti.” Anche il maggior Zanninovich camminava in mezzo ai paracadutisti cercando di calmarli. Andò avanti così per un pezzo; poi, pian piano, si convinsero tutti quanti. Allora, dopo aver spaccato i pugnali sulle pietre, sfasciato i mitra e le pistole, cominciammo a inquadrarci mentre gli inglesi si avvicinavano con i fucili spianati. Ma nessuno badò agli inglesi. Quando fummo in riga, schierati, una compagnia di soldati britannici con i baschi neri, con aggregati alcuni neozelandesi con i baschi rossi, ci fece il present’ arm. Poi il capitano Mautino presentò la forza al maggiore Zanninovich e il maggiore la presentò al colonnello Camosso che essendo il più elevato in grado aveva le funzioni di comandante di divisione. Quasi tutti si misero a piangere in quel momento: la Folgore era morta. Anche se stavamo tutti dritti sull’attenti eravamo talmente sfiniti che bastava soffiarci addosso per farci cadere per terra. Ma il fiato per gridare “VIVA L’ITALIA!” l’avevamo ancora. E gridammo forte, tutti quanti assieme.”

Testimonianza del sergente maggiore Francesco Mancino, 4^ batteria: essa fra le altre fanno parte del libro “Nel vivo della battaglia” (pag. 290/292), di Renato Migliavacca, ed.Auriga, 2003 MI.

“La vera morte della Folgore è cominciata alle ore 2 del 3 novembre, con l’ordine notturno, improvviso e inatteso: abbandonare la linea Deir el Alinda – Deir el Munassib – Quota 125 – Haret el Himeimat… … Gli avanzi della divisione si stringono attorno ai battaglioni II,VII e IX. Alle 8 (del 6 novembre) rimangono sette proiettili da 47 e trentadue da 20: vengono sparati.
Il II BTG , alle 12 è ridotto a quattro ufficiali e quaranta uomini: le cartucce delle mitragliatrici pesanti sono finite. Si continua con i mitragliatori, fino alle 14, poi anche le ultime scorte si esauriscono… …Non un drappo bianco, non un braccio è stato alzato. La truppa passa in riga piangendo: ma è il pianto dei forti. Il nemico ha cessato il fuoco ed assiste alla scena: Mario Zanninovich presenta la divisione schierata a Luigi Camosso, e dopo l’attenti da la forza: ufficiali trentadue, truppa duecentosettantadue, dei cinquemila partiti da Tarquinia. Molti, nei ranghi, sono feriti. Il nemico rende gli onori ai trecentosei prigionieri. Sono le 14,35 di venerdì 6 novembre.”

pag.245 – 246, El Alamein 1933 – 1962 di Paolo Caccia Dominioni, ed. Longanesi, 1966, MI.


Prima di essere caricati sul camion, abbiamo avuto l’onore delle armi (…) Gli inglesi tutti con la mano tremolante sul saluto… e noi passavamo nel mezzo ( fra due fila di autoblindo, probabilmente le Humber mk III dell’11 Hussars della 7^ Arm. Div., n.d.a.)… chi piangeva, chi sacramentava a seconda del carattere: il mio tenente, Piccini che l’avevo davanti perché ero rimasto solo io con lui, aveva ancora il pugnale… l’ ha preso e l’ha buttato nella sabbia… un’inglese ha visto, è andato a raccoglierlo e gliela rimesso nel fodero … Probabilmente in inglese gli ha detto “Questo è l’onore delle armi” (…)


Carlo Murrelli, 186° regg.Parad., 6° batt., 17^ comp. Testimonianza raccolta dal filmato “I Leoni della Folgore”, edito da Ronin Film. 2018.

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