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Pubblicato il 16/12/2013

AFGANISTAN: NONOSTANTE I MILIARDI DI AIUTI , LA POPOLAZONE ANCORA SCETTICA NEI CONFRONTI DELLA NATO


PARMA- Una ricerca durata cinque mesi sul territorio Afgano, curata dal dal giornalista e ricercatore Giuliano Battiston, rivela scetticismo della popolazione AFGANA nei confronti della NATO e dell’intervento occidentale nel loro paese.

Il committente è il Ministero degli Esteri che l’ha presentata oggi alla stampa. Il titolo: “Aspettando il 2014. La società civile afghana su pace, giustizia e riconciliazione” è stata presentata oggi al ministero degli Esteri.

Come si ricorderà, la Nato ha affidato al contingente italiano ISAF sei comandi regionali, ripartiti in quattro province, con l’obiettivo di contribuire al ristabilimento delle istituzioni statali e al sostegno di alcuni dei 27 Provincial Reconstruction Team, impegnati nella costruzione di strade, scuole e ospedali.
La ricerca, cofinanziata da associazioni della società civile italiana (Oxfam Italia, Nexus, Aidos, CGIL e Arci) e dal Dgcs del ministero degli Affari Esteri, ha come obiettivo quello di discutere con i rappresentanti della società civile afghana, quattro temi fondamentali: le cause del conflitto e le ragioni della mobilitazione antigovernativa; il processo di pace e di riconciliazione con i talebani; il rapporto tra pace e giustizia, e infine le aspettative per il post-2014.

I risultati. Dalla ricerca emerge la convinzione del ruolo destabilizzatore svolto dalle potenze confinanti dell’Iran e del Pakistan. Emergono inoltre molti dubbi circa il ruolo svolto dalle potenze Nato, ed in particolar modo dagli Stati Uniti: sembrerebbe vi sia un forte legame tra la presenza di questo e obiettivi strategici legati alla regione da esso controllata. Sussistono inoltre notevoli perplessità da parte della società civile, nei riguardi dell’attuale governo afghano, considerato illegittimo e corrotto. Alla debolezza del governo corrisponderebbero da una parte un atteggiamento di strapotere e di impunità da parte dei signori della guerra, e dall’altra una sostanziale incapacità della cittadinanza nel manifestare le proprie legittime esigenze. In ultimo la sensazione delle diverse etnie che compongono la società civile afghana è che nel corso dei primi anni del conflitto si sia cercato di soffiare in modo strumentale sulle differenze, inasprendo le tensioni anzichè attuare uno sforzo per ricomporle.

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