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Pubblicato il 06/08/2018

BASSANO- OTTO GIORNI CON GLI ALPINI- I GIOVANI A CONTATTO CON LE PENNE NERE

CORRIERE VENETO- edizione Vicenza- DEL 6 AGOSTO 2018


L’iniziativa dell’Associazione Nazionale Alpini

BASSANO DEL GRAPPA Ne becco uno fuori ordinanza, un biondino con i capelli lunghi, più che lunghi, quasi afro. Mi aspettavo un Rambo e invece ho a che fare con uno che sembra Bob Dylan da piccolo, uno che, perdipiù, non si mette sull’attenti. Nome e cognome! «Puppo Francesco». Anni? «Diciannove». Città? «Bassano». Studi? «Liceo Gian Battista Groppi signore». Specialità? «Scienze umane». E ti piace la naia? «Sissignore». Perchè? «Perché amo il rispetto, il rigore e le regole».



La «naia breve»

«Dylan» indossa pantaloni mimetici tipo Desert Storm, veste una polo nocciola e in testa ha un berretto che se non fosse dell’Ana potrebbe essere anche dei New York Yankee o della Forestale. Il ragazzo mi piace. Ami le regole, che regole? «Beh, per esempio, non come in casa che appena che hai mangiato ti stendi davanti alla tivù e non fai niente. Qui devi sparecchiare la mensa, pulire i piatti, raccogliere la spazzatura… insomma, badare a tutto». Siamo alla Caserma Montegrappa di Bassano. Non tira il vento né urla la bufera, anzi fa un caldo becco e non si muove foglia: persino la bandiera ha rinunciato al suo mestiere e pende esamine dal pennone sulla grande piazza d’armi. Fabrizio Busnardo, l’istruttore, si toglie il cappello con i gradi di tenente e si asciuga il sudore: «Dovremmo prepararci per la montagna non per el Alamein». I ragazzi sono a riposo, in ordine sparso, hanno appena finito il test conclusivo, quello con le domande sul pronto soccorso e le tecniche antincendio, tra poco arriveranno le mamme e i papà orgogliosi di vederli sull’attenti ricevere il diploma di frequenza, qualcuno piangerà, a qualcun’altro verrà la pelle d’oca nonostante il caldo. Dopo di che, salutata la bandiera, ci sarà il rompete le righe e si farà festa. Undicesimo corso di «naia breve», quindici ragazze e cinquantaquattro ragazzi dai 16 ai 23 anni per un totale di 69 allievi. Tutti veneti, ma quest’anno c’è anche un abruzzese di Chieti. Dopo otto giorni di simil-naia, per loro è arrivato il congedo. Quanto simil e quanto naia? Beh, diciamo, molto al di sotto del servizio militare comunemente inteso, siamo dalle parti dei boy scout ma con un pizzico di burbanza che non guasta (quelli dell’Azione Cattolica non ce l’hanno), nessun sergente alla Full Metal Jacket, ma non ci sono nemmeno i marmittoni all’Alvaro Vitali, insomma, diciamo che non è un collegio di disciplina vittoriana, ma neanche la terza C all’ora di ricreazione.


I ragazzi sono civili, beneducati e rispettosi, così miti e composti che potrebbero anche fare obiezione di coscienza. Chi scrive, dopo essersi addobbato con regolare cappello alpino, è andato in ispezione giusto per prendersi la sua cazziata. «Dire mini-naia è improprio, anzi decisamente sbagliato – osserva il tenente in congedo Busnardo – si chiama ‘Otto giorni con gli alpini’ e qui non c’è niente di militaresco, in queste sessioni di educazione civile, soccorso, assistenza, trasmettiamo la memoria di chi ha portato la penna nera, parliamo a giovani cittadini le cui armi sono il badile e la tenda». Un’altra cazziata, in perfetta «faccia da servizio», l’ho avuta a proposito della «divisa in disordine» dell’aspirante alpino Marco Vialetti, 20 anni, di Bassano. Accusa prontamente respinta: «Non è in disordine signore, è maglietta regolamentare». In cotone filato, con scudetto tricolore, ma in ogni caso molto diversa dall’intimo tattico di una volta. La «mini-naia» è una iniziativa dell’Associazione Nazionale Alpini, sorta dal basso, su basi volontarie (sono oltre 40 i veci che si alternano durante i corsi). In attesa che il vice premier Salvini reintroduca la leva obbligatoria, è possibile accedervi inoltrando regolare domanda all’Ana Bassano allegando certificato medico di sana e robusta costituzione e ricevuta di 130 euro di bonifico per le spese (divisa, vitto e alloggio). Quest’anno tutte le domande sono state soddisfatte. All’ingresso i ragazzi vengono spogliati di telefonini, Iphone, tablet. Così privati delle loro risorse identitarie vengono fatti dormire in camerate comuni – «per alcuni è la prima volta» – i maschi da una parte le femmine dall’altra, in mezzo il corridoio ma anche un occhiuto «sergente di giornata» che vigila durante la notte.



«Non ci sono Rambo tra noi»

Da pettegolezzi raccolti e non smentiti possiamo affermare che quest’anno sono sorti tre nuovi amori, un quarto – dell’anno scorso – è in via di consolidamento, anzi, doppio consolidamento: il soldato Villanova – unico militare per davvero – ha arruolato per la seconda volta la ragazza per starci accanto nei tre giorni di licenza che si è preso in qualità di istruttore volontario. Martina Olivati, 19 anni, veronese, miope dall’occhio sinistro e astigmatica dal destro, vorrebbe fare l’aviatrice, ma non può: «La marina in fondo mi piace di più» si consola. Marco, raggiante, con la mini-naia ha trovato l’amore. La fidanzata conferma e, da alpina chiede, il silenzio stampa: «Tira e tasi, chissa cosa direbbero i miei se lo sanno». Giovedì sono saliti tutti in valle Santa Felicita fino a cima Grappa, raggiunta l’Ortigara hanno dormito a Malga Rossano. «La cosa più dura del militare? Marciare» (Beatrice Dozan di Tezze sul Brenta). La cosa più eroica? «Riprendermi dopo che ero quasi svenuto sull’Ortigara» (Marco Vialetti di Bassano).I 69 sono stati divisi in plotoni e squadre, ognuna capitanata da un responsabile. Hanno imparato a marciare al passo della fanfara. La massima punizione? Pulire i cessi. La massima goduria? Lezione di autodifesa, unica materia questa che abbia a qualcosa a che fare con la violenza. «Non ci sono Rambo tra noi. Per i più giovani il massimo dell’ardire è stato dormire per terra, per i più bellicosi è arrivata la lezione dell’umiltà: in genere quelli che chiedono maggior severità sono anche quelli che la chiedono per gli altri».

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