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Pubblicato il 15/09/2017

CAMBIO DI COMANDANTE AL NONO REGGIMENTO “COL MOSCHIN”

di Paolo Frediani

Livorno, Caserma Vannucci ore 11,00. In una mattinata che per nulla somigliava a quelle di pochi giorni fa, si è svolta la cerimonia del Cambio del più prestigioso reparto dell’Esercito, il Col. Inc. Paolo Attilio Fortezza ha lasciato dopo due anni e mezzo di attivo e proficuo lavoro il timone del 9° Col Moschin nelle mani del Col. Inc. Giuliano Angelucci.

In tribuna gli anziani sabotatori e incursori, latori del lungo viaggio, fino agli arditi di oggi, fermi e muti con le mascelle strette, mostrano segni di commozione, tanti sono stati i prestigiosi Comandanti che hanno avuto 60 anni prima, del quale ricordano il loro primo, il Capitano Edoardo Acconci.

Decenni sono trascorsi da Cesano all’approdo di Livorno, le palazzine sono sempre le stesse, solo i pini prospicienti sono più alti con le loro radici più invasive nei viali, purtroppo molti di quei vecchi soldati non sono più nei ranghi come alla indimenticabile B.A.I..

In tribuna riconosco l’incursore navale Magg. Romolo Ciammaruconi, il primo a Cesano, poi altri dellla classe del 1932 ,tra i quali ” il lupo” lo scalatore accademico di decine di vette nel mondo, Pietro Amadio; numerosi anche gli ex Comandanti tra i quali il Presidente Nazionale del A.N.P.d’I Gen. C.A. inc. par. Marco Bertolini.

Prima della consegna della Bandiera di Guerra nelle mani del Col. Angelucci, il Comandante Fortezza ha salutato il Comandante del COMFOSE, Gen.alp. par. Ivan Caruso, tutte le Autorità cittadine e l’Associazione Nazionale Incursori dell’Esercito ed i Labari d’Arma presenti. “Allontanandomi oggi del 9° non concludo sono un’esperienza importante come quella del comando di Reggimento ma concludo una storia molto più amplia iniziata 25 anni fa quando come tenente arrivai all’allora 9° battaglione: solo il nome incuteva reverenza e si presentava come una durissima sfida. In questi lunghi anni ho vissuto esperienze bellissime e intense, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare comandanti e colleghi con i quali ho condiviso più tempo che con i miei affetti, – ha proseguito il Comandante – ho conosciuto momenti esaltanti ma anche tristi, legati alla scomparsa di amici fraterni: ad essi va tutto il mio rispetto ed il mio commosso ricordo, ma soprattutto alle loro famiglie ai loro cari va tutta la mia stima e gratitudine per la loro vicinanza e la comprensione che ci hanno sempre dimostrato: grazie, grazie per esserci stati sempre vicino e non aver mai mostrato un briciolo di rancore.

Da Comandante ho subito una delle prove più dure, quella di aver abbastanza coraggio per dare l’ultimo saluto a uomini che ho perso durante il servizio e quindi il mio deferente pensiero va ai carissimi Alessandro Solimine, Salvatore Zocchello e Sergio David Ferreri.

Oggi non voglio fare bilanci e ricordare tutto quello che il reggimento fa ed ha sempre fatto, voglio soltanto dire che siamo una unità affermata, che opera brillantemente in Italia e all’estero INITTERROTTAMENTE, che ha al proprio interno un reparto scuola consolidato in grado di preparare i nostri incursori secondo le attuali esigenze operative ed in grado di fornire una formazione aderente alle richieste di tutte le altre realtà delle F.A. e altri dicasteri.
Che è forte del 1° battaglione incursori, un assetto sicuro e garantito per i nostri vertici, che sanno di poter contare su una compagine coesa, efficiente, ben equipaggiata ed in grado di fornire risposte aderenti e rapide con professionisti seri e preparati.
Che è costantemente sostenuto dalle nostre componenti di supporto, che operano diuturnamente per favorire tutte le altre articolazioni facendosi carico di attività all’apparenza umili e poco visibili ma non assolutamente meno importanti..
Tutto questo è stato possibile anche grazie a tutti coloro che ci hanno preceduto e dei quali seguiamo le tracce, segnate con fatica, con il sudore e spesso contro la volontà di altri. Tutto questo perché il reggimento si muove in una stessa direzione, perché tutti siamo importanti ma nessuno indispensabile, ma soprattutto perché ognuno di noi possiede un caparbio orgoglio per la propria pericolosa professione. La stessa che ci proviene dai valori in cui già cent’anni fa credevano coloro che ci hanno consentito di custodire la loro Bandiera e le loro simboliche tradizioni: gli arditi del 9° Reparto d’assalto.

E siamo i professionisti seri e silenziosi portatori sani delle irruenti tradizioni della Folgore, la grande Unità in cui fummo inquadrati all’atto della ricostituzione dell’Esercito negli anni del dopoguerra. Insomma il meglio del meglio.

Cancellare o minimizzare il blasone del 9° è impossibile, o almeno bisogna mettercisi con maligno impegno.

Infine – conclude il Comandante – voglio oggi ringraziare della fiducia concessami i Comandanti del COMFOSE che si sono succeduti durante il mio mandato,il Gen. Zanelli e il Gen. Mannino, dai quali ho anche imparato molto.

Voglio ringraziare il COFS ed i suoi Comandanti che ci hanno sempre sostenuto, voglio ringraziare l’ANIE che ci segue con rispetto nel nostro incedere nel cammino del dovere.

Infine, si è rivolto come un padre che consegna la casa al figlio. “Giuliano hai di fronte la più bella realtà dell’Esercito Italiano, sono sicuro che il reggimento avrà in te una guida sicura e saggia che lo saprà guidare verso traguardi ancora più elevati ed importanti.

Durante la cerimonia è stata appuntata sul petto di un Incursore la Medaglia d’Argento al valore dell’Esercito, per un episodio di valore accaduto in Afganistan nel 2014-

VIVA IL 9° REGGIMENTO. VIVA GLI INCURSORI”
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