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Pubblicato il 27/09/2017

CASO SCIERI: LA COMMISSIONE CHIEDE DI RIAPRIRE IL CASO INDAGANDO NUOVAMENTE LA FOLGORE

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri, per bocca del suo presidente Sofia Amoddio (Pd) ha inviato alla procura di PISA la richiesta di riaprire le indagini sulla morte dell’aspirante allievo paracadutista perchè – dice- sono emersi “nuovi elementi di responsabilità” sulla sua morte, il 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa. Secondo la deputata Amodio ( PD) manuele Scieri è probabilmente vittima di un atto di nonnismo: da qui la prescrizione di riaprire le indagini.

PARMA- Quattro inchieste, due carabinieri infiltrati, decine di giornalisti alla ricerca di “gole profonde” non hanno dato alcun risultato nel 1999,nei giorni, nei mesi e negli anni dopo la morte dell’aspirante allievo paracadurista Emanuele Scieri. Emanuele fu trovato morto ai piedi della torre di asciugamento dei paracadute il 16 agosto del 1999, dopo tre giorni di ricerche fatte all’esterno della caserma Gamerra di Pisa.


Le tesi accusatorie non confortate da prove o testimoni, volevano dimostrare, ora come allora, che la Folgore, nella persona del comandante e degli ufficiali,sottufficiali e truppa della catena di comando di quel giorno, fosse colpevoli perlomeno di omertà, se non di concorso in omicidio.
Nonostante la assenza di indizi e testimoni, una commissione parlamentare “politica” formatasi nel 2017 ( LEGGETE I NOMI DEI POLITICI) , afferma che le tesi degli ufficiali interrogati sono “esilaranti”. Forse perchè non dicono quello che vorrebbero sentire , sposando una tesi precostituita per motivi ideologici.

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Amoddio (Pd), presidente della commissione d’inchiesta: «Fatti nuovi»
DI GABRIELE MASIERO DICIOTTO anni di domande senza risposte. Ma entro settembre i primi nodi potrebbero finalmente essere sciolti dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri. «Il nostro obiettivo entro la fine di settembre è quello di desecretare tutti gli atti che abbiamo prodotto», assicura la presidente Sofia Amoddio, deputata del Pd. «Mi auguro – spiega – che il nostro lavoro possa rappresentare un impulso decisivo per nuove indagini che riescano finalmente a dare una risposta ai familiari e agli amici di Lele che dopo tanti anni aspettano di sapere perché un ragazzo di 26 anni è morto nel suo primo giorno in caserma dopo il periodo di Car». EMANUELE SCIERI, avvocato siracusano di 26 anni, morì la sera del 13 agosto 1999 ai piedi di una torre di prosciugamento dei paracadute in un’area della caserma «Gamerra di Pisa interdetta al pubblico e utilizzata come deposito di materiali militari dismessi. Il suo corpo ormai privo di vita fu però scoperto solo nella giornata del 16 agosto. Da allora la sua morte è un giallo irrisolto, un «cold case» ancora in attesa di spiegazioni. La sensazione, non ancora suffragata da prove certe, è che Scieri sia stato ucciso in seguito a un atto di nonnismo consumato in caserma nella tarda serata del 13 agosto. AMODDIO dal 23 marzo 2016 presiede la commissione parlamentare d’inchiesta che in un anno e mezzo di attività «ha svolto oltre 65 audizioni, che si aggiungono agli atti prodotti negli anni precedenti dalla magistratura: «Non posso entrare nello specifico di quelle audizioni per ovvi motivi di riservatezza, ma riteniamo di avere acquisito elementi importanti per gettare nuova luce sulla vicenda e riaprire le indagini». Alcune di queste audizioni, durante le quali sono stati sentiti vertici della Folgore dell’epoca, sono, secondo Amoddio, «per lo meno esilaranti, come quella all’allora comandante della Brigata Folgore, Enrico Celentano, che ha cercato di minimizzare la portata degli atti di nonnismo che si verificavano, come da lui stesso sostenuto, all’ordine del giorno nella caserma ‘Gamerra’ di Pisa, anche se è bene ricordare che il nostro lavoro attuale ha potuto contare sulla massima collaborazione da parte dello stato maggiore della Difesa e dei vertici attuali della Brigata». Non è andata così però con i testimoni diretti: «Purtroppo abbiamo registrato – conclude Amoddio – tanta reticenza e troppi ‘non ricordo’, ma sono sicura che il nostro sia stato comunque un lavoro importante dal quale scaturirà una relazione conclusiva unitaria di tutte le forze politiche e che può rappresentare un ottimo punto di partenza per nuove indagini giudiziarie che permettano di scrivere finalmente la verità su quanto accaduto».

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