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Pubblicato il 18/09/2015

CELEBRAZIONI ANPDI DELLA BATTAGLIA DELLO ZILLASTRO:

PARMA- Dopo le solenni celebrazioni che hanno visto partecipare alla tradizionale marcia sull’Aspromonte, nei giorni 11 e 12 Settembre, anche le sezioni ANPDI di Milano, Varese e Trieste e alle cerimonie del 13 quella di Torino, pubblichiamo le riflessioni di un giornalista calabrese, il paracadutista Cosimo Sframeli, che ci riassume il senso della battaglia e delle cerimonie:


LA NEMBO IN ASPROMONTE

In Aspromonte, proprio a ridosso dei Piani dello Zillastro, il Crocefisso diventò il simbolo nefasto di una montagna ingiustamente pensata nefasta. Quello che si erge da un cumulo di pietre, quello con il Cristo ferito sul fianco destro da un colpo d’arma da fuoco, quello dove si pagarono riscatti, quello che veniva immortalato nei servizi televisivi durante gli anni bui dei sequestri di persona. Poco più su, dispersa dentro una fitta pineta, la croce in ferro a ricordo di Nicola Tallarida, falciato dalla mitragliatrice di un aereo alleato mentre liberava i buoi dal carretto perché si mettessero in salvo. Vicino la strada, altre due croci in ferro a memoria dei Parà del Nembo caduti in combattimento l’8 settembre. Nonostante la bellezza dei luoghi, lo Zillastro è ricordato come luogo triste che incute timore. Vi campeggia ancora la nebbia. Per troppo tempo vi campeggiò morte e violenza. Lì, si consumarono tante lacrime.
     A Reggio Calabria e provincia, l’ultima battaglia aerea fu combattuta il 4 settembre 1943 e costò la vita a 3 giovani piloti italiani; l’ultima battaglia terrestre ebbe luogo l’8 settembre successivo, in Aspromonte sui Piani dello Zilastro. Fu una vicenda tragica, rimasta a lungo dimenticata, che costò la vita a giovani paracadutisti del Nembo, a guerra ormai conclusa, che seppero morire per l’Onore d’Italia.
     Nell’intento di evitare che i tedeschi si ritirassero rapidamente dalla punta dello stivale gli Alleati pretesero che l’Armistizio non venisse reso noto immediatamente ma dopo  qualche giorno in concomitanza con lo sbarco a Salerno. Cosicché, a Reggio Calabria si fronteggiarono due eserciti formalmente nemici, quello degli Alleati e quello italiano, che non lo erano più giuridicamente.
     Resasi impossibile ogni sorta di resistenza, il III e XI Battaglione Paracadutisti del 185° Nembo si ritirarono verso nord. L’ VIII, trattenuto (tra il 4 ed il 7 di settembre) da violenti scontri intorno agli abitati di  San Lorenzo e Bagaladi, si trovava in marcia di retroguardia e cercava di raggiungere  Platì, dove vi era il Comando di Reggimento. La notte sull’8 settembre giunse sui Piani dello Zilastro e si accampò presso un faggeto a quota 1050. Gli Italiani, esausti per la lunga marcia, la fame e gli scontri sostenuti, si abbandonarono ad un sonno ristoratore e non si avvidero che sarebbero stati circondati da ogni lato dall’esercito Anglo-Canadese il quale, per giorni e notti, li aveva inseguiti, senza dare tregua.
     Il Reggimento West New Scozia si posizionò nel faggeto dell’Altopiano Mastrogianni, mentre l’Edmontons, per chiudere l’accerchiamento, si sistemò sui crinali dello Zillastro, lato Oppido Mamertina. Il Nembo non avrebbe avuto scampo.
     In quattrocento contro cinquemila. La lotta fu impari e proseguì fino all’esaurimento delle munizioni. Scambio di bombe a mano, andarono al corpo al corpo con i calci dei fucili. I Parà vennero sopraffatti. Fu un massacro, una inutile tragedia.
     Cinque furono i caduti italiani recuperati (l’esatto numero delle vittime non è ancora conosciuto): Capitano Ludovico Piccoli de Grandi (Medaglia d’Argento al Valor Militare); Sergente Maggiore Luigi Pappacoda (Medaglia di Bronzo al Valor Militare); Caporale Serafino Martellucci (Medaglia d’Argento al Valor Militare); Parà  Vittorio Albanese (Medaglia di Bronzo al Valor Militare); Parà Bruno Parri (Medaglia di Bronzo al Valor Militare); Parà Aldo Pellizzari (Medaglia d’Argento al Valor Militare). I Feriti furono circa una dozzina.  Vennero catturati 57 paracadutisti. Erano in quattrocento.
Fu l’ultima battaglia combattuta tra il Regio Esercito Italiano e le truppe Alleate l’8 settembre 1943, cinque giorni dopo la firma dell’armistizio.
  I morti furono seppelliti nello stesso luogo della battaglia. Negli anni seguenti le salme (quelle conosciute) furono riesumate, trasferite al cimitero di Oppido Mamertina e inoltrate infine ai luoghi di origine. Anche i Canadesi recuperarono le loro vittime.
     Il 185° Reggimento Nembo, quello che rimase, continuò a combattere con gli Alleati o  nei ranghi della R.S.I., secondo le scelte che ogni paracadutista, di fronte alla propria coscienza, fece in quel drammatico autunno del ’43.
    Quel fatto d’arme non fu un inutile spargimento di sangue nel quale giovani vite trovarono una morte senza scopo. Il cruento scontro che si compiva in Aspromonte, tra i faggi dei Piani dello Zillastro, in una alba di 70 anni fa, nonostante la guerra perduta e l’armistizio già  firmato ed a poche ore dalla sua proclamazione, non fu vano. Quando tutto crollava, quando a centinaia e migliaia i soldati tornavano a casa senza più combattere, senza contrastare il nemico, che molti sentivano non essere più tale, quando ognuno pensava soltanto a se stesso, quando le popolazioni del Paese erano invase dallo straniero, sebbene rasserenate dalla fine dell’incubo dei bombardamenti e che salutava con gioia e battimani, quando la patria sembrava non esserci più e la confusione degli animi era al colmo, quando gli ordini erano contraddittori e carenti, quando la fame, gli stenti e le continue offese belliche avevano piegato il fisico, quando i nostri erano affranti per i compagni scomparsi e la sconfitta patita, quando tutto crollava, ciò che restava di un Battaglione composto da giovani di 20 anni – sulle montagne dell’Aspromonte – aveva ancora la forza, nello spirito più ancora che nel fisico, in un soprassalto di orgoglio, di  imbracciare le armi per rivolgerle contro il nemico di allora al solo scopo di difendere la bandiera, il nome e l’onore d’Italia. No, non è stato vano quel sacrificio se a distanza di tanti anni noi lo ricordiamo con amore e con orgoglio perché la coscienza di un popolo si forma  nel tempo attraverso il ricordo del suo passato negli aspetti più nobili in cui è possibile cogliere lo spirito e gli ideali che hanno animato i migliori dai quali occorre prendere esempio.
    Nel commemorare quell’otto di settembre, i Paracadutisti  della Sezione A.N.P.d’I. di Reggio Calabria, con le Sezioni del X Gruppo regionale (Calabria e Sicilia), tutti gli anni organizza una marcia “rievocativa” che ripercorre simbolicamente l’impervio cammino compiuto dall’Ottavo Battaglione Paracadutisti Nembo. Quest’anno, 8 settembre 2013, nel 70° anniversario, in quei nei luoghi ormai sacri, i Paracadutisti di tutta Italia si sono dati appuntamento, sui Piani dello Zillastro, per commemorare l’ultima battaglia combattuta in Aspromonte dai Parà del Regio Esercito contro i soldati Anglo-Canadesi e rendere così gli Onori a tutti i Caduti.
Qualche tempo dopo la battaglia dello Zillastro, un impresario boschivo, Salvatore Accardo, chiese al parroco di Platì di benedire quei luoghi prima di procedere al taglio degli alberi. Nel 1951 il sindaco di Oppido Mamertina, Ragioniere Giuseppe Muscari, fece apporre una croce (accanto, nel 1995, sarà eretta una stele) in ricordo dei luoghi ove avvenne l’ignorato conflitto. Successivamente, nel 1971, un altro sindaco di Oppido, l’Avvocato Giuseppe Mittica, fece innalzare un grande Crocefisso a ricordo dell’evento e dei morti inutili di un otto settembre già di pace. Nel 1988, l’ignaro Generale Franco Monticone, Comandante della Folgore, impegnato con i suoi Paracadutisti in esercitazioni sulle montagne dell’Aspromonte, venne informato della cruenta battaglia sconosciuta o dimenticata dal Professore Antonio Delfino (Giornalista).     Nel commemorare quell’otto di settembre, i Paracadutisti  della Sezioni A.N.P.d.I. di Reggio Calabria organizzano una marcia “rievocativa” che ripercorre simbolicamente l’impervio cammino compiuto dall’Ottavo Battaglione Paracadutisti del 185° Reggimento della Divisione Nembo. Ad essi, vengono resi gli onori. Nel 1995 il Generale Franco Monticone fece erigere un monumento di pietra, giunto da Carrara, che in maniera concisa ammonisce:


“QUI SULLO ZILLASTRO,
EPIGONE DI UNA GUERRA DISASTROSA, L’8 SETTEMBRE 1943,
SUSCITANDO L’AMMIRAZIONE ED IL RISPETTO DELLE PREPONDERANTI FORZE ANGLO – CANADESI,
I QUATTROCENTO PARACADUTISTI DELL’ VIII BTG DEL 185° RGT DELLA DIV. ‘NEMBO’,
COMBATTENDO PER L’ONORE DELLA PATRIA, SI COPRIRONO DI GLORIA”.


Cosimo Sframeli

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