ADDESTRAMENTO

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Pubblicato il 14/06/2020

COME SI DIVENTA PARACADUTISTI DELLA FOLGORE – SECONDA PUNTATA


foto:
Mar.Vincenzo Di Canio
Walter Amatobene
Cap. Marco Santamarianova

PARMA- Il 25mo corso che stiamo seguendo durerà otto settimane. Ognuna di queste è stata dedicata alla trattazione di un capitolo addestrativo teorico e pratico. Ogni settimana successiva vengono immediatamente messe in pratica le nozioni acquisite il ciclo precedente, aumentando gradualmente la difficoltà tecnica e fisica del corso. Sotto elenchiamo alcuni degli argomenti trattati. Vengono frequentemente aggiornati in base a specifiche risultanze o esigenze operative.

Molti giovedì e tutti i venerdì sono dedicati alla pulizia di tutti i materiali e delle armi e al de-briefing di allievi e istruttori, compresi eventuali ripassi di argomenti dove alcuni frequentatori si fossero dimostrati carenti. Tutti i moduli addestrativi settimanali prevedono ogni giorno un test di controllo degli allievi, scritto e verbale, anche in piena zavorrata o marcia di orientamento, di giorno o di notte, senza differenze:

Prima settimana

INCORPORAZIONE – PREPARAZIONE ATLETICA – DOTAZIONI PERSONALI- CONDIZIONAMENTO MATERIALI ED EQUIPAGGIAMENTI

Seconda settimana

PREPARAZIONE ATLETICA – USO E MANUTENZIONE DEGLI EQUIPAGGIAMENTI
USO- MANUTENZIONE – TARATURA DELLE ARMI – SEGNALAZIONI DI SQUADRA-
USO ED PROCEDURE DI IMBARCO SU MEZZI ROTABILI

Terza settimana

PREPARAZIONE ATLETICA – POLIGONO – TOPOGRAFIA- INIZIO DELLE MARCE ZAVORRATE DI ORIENTAMENTO (DI SQUADRA) DIURNE E NOTTURNE – BIVACCO

Quarta settimana

PREPARAZIONE ATLETICA– TOPOGRAFIA- MARCE TOPOGRAFICHE ZAVORRATE DIURNE E NOTTURNE DI SQUADRA E A COPPIA – SUPERAMENTO OSTACOLI PERICOLOSI

Quinta settimana

PREPARAZIONE ATLETICA CONDOTTA EVASIVA – ORIENTAMENTO INDIVIDUALE DIURNO E NOTTURNO

Sesta settimana

PRAPARAZIONE ATLETICA –
ADDESTRAMENTO NBC – COMBATTIMENTO E BONIFICA

Settima settimana

PREPARAZIONE ATLETICA
DIFESA POSTAZIONI–SEGNALAZIONI–NOZIONI DI COMBATTIMENTO INDIVIDUALE E DI SQUADRA

Ottava Settimana

PREPARAZIONE ATLETICA
SIMULAZIONE DI AVIOLANCIO- RIORDINAMENTO-MARCIA ZAVORRATA NOTTURNA
MARCIA FINALE CONTINUATIVA CON RIASSUNTO DI TUTTE LE NOZIONI ACQUISITE

LIVORNO – Lunedì – Le due sezioni di frequentatori ( Lo staff di istruttori li chiama così, ma io preferirei chiamarli aspiranti paracadutisti, alla vecchia maniera) –55 persone cadauna- sono in adunata. Dopo la corsa e la ginnastica di potenziamento hanno quaranta minuti di tempo per lavarsi, prepararsi e fare colazione. Poi, l’immancabile zaino in spalla, di solito fino a giovedì sera.

Arma imbracciata ed elmetto in testa, sempre. Nessuno di loro conosce nel dettaglio le fasi operative della settimana. Venerdì scorso gli era stato preannunciato solo l’argomento generale: marcia, orientamento, topografia, resistenza. Il “tormentone” del corso,
Tutti hanno già appreso le modalità per compilare gli spostamenti con autoveicoli, comprese le procedure per assegnare la posizione a bordo, sia agli uomini che ai materiali, secondo precisi ordini di salita. Dettagli importanti per avere squadre omogenee, procedure comuni e operazioni rapide, che diventeranno automatiche e che servono a fare più velocemente e ordinatamente. E sono utili anche per la sicurezza: in caso di incidente, conoscere il posto a bordo dell’aspirante paracadutista , sarà utile ai soccorritori; oppure abbandonando d’emergenza il mezzo, ognuno saprà dov’è il proprio zaino.

FOTO SOPRA  corso di specialità: una settimana “col fiatone”. Invece dei mezzi, a sorpresa, gli spostamenti verso l’area addestrativa saranno a piedi </font size>

La prima e la seconda settimana l’hanno passata imparando anche l’uso dei materiali in dotazione e hanno ricevuto i consigli degli istruttori sulla cura personale per non soffrire di vesciche ai piedi e alle spalle o gli altri disagi di chi deve operare con scarsità di acqua, camminando con lo zaino a pieno carico su ogni terreno e ogni clima. Consigli preziosi di chi ci è già passato.Poca teoria, molta pratica.

Ognuno dei frequentatori usa solo materiali in dotazione standard, senza eccezioni: calzettoni, magliette, cuffie, mimetiche, borracce e stivaletti da lancio del vecchio tipo. Perfino lo zaino è quello che hanno dal giorno dall’incorporazione. Fra un po’ lo cambieranno con quelli più tecnici in dotazione ai Reggimenti e si sentiranno più a loro agio, ma per adesso “questo passa il convento”. Il Capitano Santamarianova e gli istruttori indossano le stesse cose degli “allievi”, anche se alcune dotazioni di Reggimento, per loro, sarebbero più comode. Facile capire il motivo. Predicano bene e “razzolano” altrettanto bene, e gli allievi lo notano.

foto sopra:  una delle prime lezioni del corso: come affardellare lo zaino e quali materiali stivare. Seguiranno le istruzioni per la cura dei materiali e la loro manutenzione  

 

Tutti hanno appreso, nel primo periodo di permanenza, le procedure per azzerare e tarare la propria arma, prima con simulacri che assomigliano a quelli utilizzati nel softair -ma molto più tecnologici- poi al poligono della Lustrissimi, a fuoco vero: una struttura all’avanguardia, nuova, con postazioni elettroniche, che consente di sparare con arma lunga fino a 50 metri. Da quello che ho visto la settimana passata, sono diventati anche esperti di smontaggio, pulizia e rimontaggio.

il tunnel del poligono situato all’interno della Lustrissimi, a Livorno 
Mi dice un istruttore – tenente del 186mo Reggimento, temporaneamente prestato al corso- che viene chiesto spesso agli aspiranti paracadutisti di smontare e rimontare al buio, soprattutto quando sono in esterno, magari in bivacco e dopo 5 ore di zavorrata. Gli istruttori armaioli verificano puntualmente l’apprendimento con prove scritte e orali. Ogni venerdì, alla riconsegna dell’ arma, sono particolarmente rigorosi nel pretenderla pulita perfettamente. E non si va a casa se non si raggiunge lo standard richiesto. Non è raro che la sessione di pulizia si prolunghi fino a tarda sera. “Inutile spiegare perché tanta attenzione ai dettagli nella cura della propria arma”-conclude il Tenente- “lo capiscono da soli e lo fanno volentieri”

Mi affaccio per pochi minuti nell’ufficio del Comando del Corso, in moduli abitativi nuovi, posti all’interno del centro addestrativo Lustrissimi e vedo sullo schermo del PC e su una tabella appesa al muro, la griglia che racchiude i nomi e i volti dei frequentatori e la cronologia delle sessioni addestrative. Vedo diversi “go” ( una faccina verde che sorride) a fianco di molti nomi, e qualche “bollino rosso” che il Capitano Santamarianova aggiorna – a volte toglie- ogni settimana. Tutti hanno ricevuto una matricola semplificata, per agevolare le comunicazioni scritte e verbali sul campo. Mentre sono nella loro stanza, un istruttore relaziona il responsabile del corso su una lacuna relativa alla interpretazione dei segnali di movimento notturno e preannuncia che venerdì si ritroveranno alle 14 per “ripassare” con 3 frequentatori. Fuori, nei corridoi delle camerate, cartelloni didattici illustrano materiali, uniforme e zaino “esploso” con le decine di oggetti che ci devono entrare. Da una parte la foto di gruppo dei corsi già terminati e la “stecca” con le targhette in ottone, arrivate al numero 24. Un numero, un corso. “ABITUO A TEMPI PIU’ DIFFICILI” è il motto che campeggia sopra.

sotto: prima del pasto serale e dopo la prima zavorrata di avvicinamento, le sezioni controllano equipaggiamento e camouflage. Prima di partire saranno controllati singolarmente </font size>

Le operazioni di camouflage sono quasi terminate. Nessun centimetro di pelle deve rimanere bianco, anche dietro il collo e sotto le cinghie dell’elmetto. Gli istruttori passano attraverso le file e danno qualche consiglio. Centouno persone equipaggiate e a pochi metri non si sentono nemmeno. Altro che risse alla Clint Eastwood: gli istruttori non urlano e i frequentatori si scambiano solo le frasi necessarie. Sono tutti concentrati. Sanno che sono in arrivo cinque giorni di fatica. C’è da risparmiare il fiato.
Poco prima di imbarcare sui mezzi, arriva a sorpresa il nuovo ordine: a Valle Ugione si andrà a piedi. Niente camion. Già: una delle caratteristiche del corso sono le “sorprese”, per mettere alla prova l’equilibrio e lo spirito di adattamento degli aspiranti paracadutisti. A volte arriva una sveglia notturna con partenza in un’ ora, altre volte cambiamenti di percorso. Oggi è toccato ai mezzi. Sono le 11 circa e ci vorranno quattro ore, a piedi. Con una serie di passaggi a raso della provinciale, fatti correndo a coppia, penetrano nella vegetazione. Saliscendi e rovi. Le squadre sono spalmate e distanziate. Ognuna con la cartina e un percorso assegnato. Ancora una volta silenzio. L’atteggiamento è tattico e le comunicazioni avvengono tramite gesti delle mani e delle braccia. La radio serve solo per sicurezza, e non si deve usare se non in caso di emergenza. Non devono essere visti dalla strada, ovviamente. Lungo il cammino ci sono postazioni di istruttori.In un paio di casi vengono assegnate nuove coordinate, a sorpresa. Un caposquadra viene fatto “morire” e il comando viene dato ad un componente a caso. Nella squadra c’è una donna. Nessuno sconto, nè prima, durante ginnastica e preparazione, nè adesso: 25/28 kg di zaino anche per lei.

foto sotto: marcia forzata di avvicinamento. Dopo alcuni tratti di carraia, ci si infilerà nel bosco
 

Alle 16 siamo a Valle Ugione, la immensa area addestrativa di cui dispone la Folgore, già deposito di munizioni -ora dismesso- e preziosa palestra nella quale ogni paracadutista che si rispetti ha lasciato un pezzo di mimetica o guadagnato qualche vescica.

Nonostante una leggera pioggerellina del mattino , che ha fatto pantano, non useranno “aule”. Lezione al campo.Gli istruttori stanno terminando l’organizzazione della zavorrata notturna insieme agli allievi. A volte stanno con le squadre sotto qualche tettoia, ma non spesso e non oggi.


Il pasto del pomeriggio viene ritirato da nuclei che si staccano raggiungendo i punti concordati per il ritiro dei contenitori (foto sopra). Avevano dovuto precedentemente “ordinarlo”, stando bene attenti alle quantità. Come fosse un aviorifornimento. Ogni contenitore ha un sigla internazionale NATO. Quello che era stato richiesto dai caposquadra, si trova. Quello dimenticato, non ci sarà: chi ha sottostimato le quantità farà digiuno o cameratesche divisioni con gli altri. Un modo per responsabilizzare chi comanda la pattuglia, che non è sempre il più alto in grado. Gli istruttori controllano che l’ avvicinamento e il rientro al bivacco siano silenziosi e occulti. Ultimi controlli di squadra. Ogni istruttore si fa ripetere l’itinerario ad alta voce e passa la parola a tutti. Insiste a lungo e si trattiene una mezz’ora di più. Si tratterà di fare 15 chilometri, con differenti punti di partenza, usando sentieri diversi e con punti di controllo orario. Il percorso è difficile e non c’è luna. Si aspettano i primi verso le cinque del mattino.

foto sotto : il pasto serale, prima di partire per la notturna 

Ogni squadra ha prodotto un “plastico” del percorso della missione, fatto con un telo mimetico, spaghi, pezzi di legno e quello che si trova, riproducendo curve di livello e ostacoli, dimostrando all’istruttore, prima di partire, di conoscere perfettamente l’itinerario. Così dovranno fare in futuro, in Afganistan o in Iraq o in Libano o dove li porterà la Folgore, quando saranno in emergenza, se avranno perso GPS, radio e bussola. Dovranno tornare alla base con le loro forze. E non è una eventualità remota.Prepariamo a tempi più duri, che molti loro colleghi in questo momento stanno vivendo in missione.

Siamo alle 20 circa. La notte sarà lunga. Gli istruttori e il Capitano Santamarianova decidono che si può iniziare.

foto sotto. una cura speciale viene dedicata alla topografia: ogni paracadutista deve essere in grado, da solo, di raggiungere gli obbiettivi assegnati e di rientrare,anche senza strumentazione elettronica. Gli istruttori verificano continuamente che i frequentatori abbiano ben compreso segnali, coordinate e tecniche di valutazione della posizione, con interrogazioni continue e prove scritte e orali, giornaliere 

Iniziano le operazioni di imbarco sui mezzi. Tutti sanno dove e come salire. In pochi minuti siamo pronti a partire. Seguo la colonna di CM a bordo della AR90 del Capitano Santamarianova. Sono le 20,30 e la temperatura si sta abbassando fino a sette gradi. Il cielo nuvoloso non promette niente di buono. So già che dopo la notturna di oggi li aspetta un’altra giornata non-stop a valle ugione, con un ulteriore livello di topografia applicata e la seconda zavorrata di orientamento, stavolta a coppia. 2 notti senza dormire, con test scritti e verbali, anche lungo il cammino.

 


foto sopra: tra gli istruttori del corso, capita di trovare anche donne. Nella foto un frequentatore ripassa la missione notturna. Gli istruttori si alternano a rotazione, ogni 24 ore. Mentre un primo gruppo lavora con gli allievi, un secondo predispone la giornata o la settimana successiva, per dare sempre assistenza “fresca” e non interrompere le esercitazioni  

“Ci vorrà fisico e testa”, dice il Capitano Santamarianova, parlando del ciclo di zavorrate, alcune in tenuta NBC, che aspetta gli allievi nelle prossime ore e nei prossimi giorni.    Anche stamattina , come ogni giorno, gli istruttori scattano fotografie in dettaglio a quei frequentatori che hanno assestato male lo zaino o l’equipaggiamento o che brandeggiavano l’ arma scorrettamente.

Ogni foto sarà oggetto di un promemoria sulla “griglia” del responsabile del corso e di una successiva azione correttiva, sia immediata che nella giornata di venerdì.

sotto:le foto scattate dagli istruttori durante le prime ore di corso, che evidenziano alcuni degli errori più frequenti commessi dagli allievi
I responsabili del corso devono ottenere il massimo risultato: cura dei dettagli e interventi immediati, sul terreno. Hanno il compito di portare tutti alla fine. Giorno dopo giorno sono i migliori ad emergere.

foto sotto. una squadra in partenza. Lo zaino pesa circa 25 chili. Prima di muovere hanno fatto una prova di corsa per verificarne la stabilità e l’aderenza alla schiena. I materiali utilizzati sono ancora quelli della prima incorporazione 

Siamo sulle colline a svariati chilometri da Valle Ugione. Le pattuglie partono silenziosamente, al buio, velocemente. Questa notte dovranno raggiungere posizioni prefissate, ottenere nuove coordinate e raggiungere il punto di ritrovo nel minor tempo possibile. Sei-sette ore, in media. Non c’è luna e il cielo è nuvoloso. Trovare azimut , punti di riferimento e orientarsi, non sarà facile. Meno ancora cambiare sentiero al ritorno. Non conoscono le zone e non servirà lasciare segni di passaggio, perchè transiteranno sempre in punti differenti. Non si incroceranno con le altre squadre, se non raramente.

L’obbiettivo di ogni settimana è di aumentare notevolmente la capacità di orientamento senza strumentazione elettronica, curare la forza fisica, la lucidità e le capacità personali e sviluppare le conoscenza dei propri punti di debolezza, fisici e mentali. Siamo ancora nel primo periodo e gli abbandoni potrebbero ancora arrivare. Già 31 ragazzi, in 15 giorni, hanno capito che quella vita così intensa, destinata ai paracadutisti militari, non faceva per loro.

sotto: per non disturbare le pattuglie col flash, il “combat camera” della Folgore, il maresciallo paracadutista Vincenzo Di Canio, ha usato un visore notturno sovrapposto all’obbiettivo.Gli allievi non hanno strumenti oltre la bussola. Nessun visore, ovviamente 


Hanno tutti un kit di emergenza, nel caso smarrissero la strada: razzi, corpetto catarifrangente, numeri di emergenza da chiamare dissigillando il cellulare e pronto soccorso.

Nella lezione sull’affardellamento, ai frequentatori viene chiesto, dopo averlo confezionato, di correre un tratto di strada, zaino in spalla, per valutarne l’assestamento, il fissaggio alla schiena e il bilanciamento. Visto che ogni settimana percorrono almeno 30/40 chilometri di marcia, anche questo dettaglio fa la differenza, compresa la rumorosità e la visibilità degli oggetti applicati alla buffetteria.

foto sotto: la mimetizzazione deve essere sempre massima, soprattutto di giorno, anche se si è appena rientrati da una marcia. Gli istruttori passano attraverso i bivacchi per verificare che non ci siano tracce del passaggio: nè rami spezzati o vegetazione schiacciata, focolari e buche o rifiuti involontari. 

Lascio le squadre e gli istruttori al loro lavoro. Non li distraggo con chiacchiere e flash. I primi iniziano a rientrare alle quattro del mattino. Volti stanchi e qualche sorriso. Appoggiano gli zaini, si asciugano il sudore. Possono preparare un bivacco “freddo”, senza buche. Allestiscono una tendina bassa. Dentro, una coppia. Intorno le sentinelle; metà della forza fa sicurezza, metà riposa. Dopo un ora, cambio.
Sono quasi invisibili nel bosco. Nessun rumore.Solo alcuni puntini luninosi che scompaiono oltre 30 metri indicano la presenza di qualcuno. Le casacche fluorescenti dei loro “mentor” servono ai frequentatori per sentirsi sempre in “territorio ostile”.

Gli ultimi arrivano con la luce del giorno. Meno di sette ore per tutti, nonostante i dislivelli e la distanza, che supera abbondantemente i 19 chilometri,”sorprese”incluse. Pochissimo riposo. Alle otto ricomincia la giornata addestrativa. C’è solo il tempo di farsi un caffè liofilizzato e mangiare tutto quello che capita sotto mano.Qualche vescica da curare e poi zaino in spalla fino a Giovedì mattina.

LE FOTO 
 

PROSSIME PUNTATE:

ADDESTRAMENTO NBC – CONDOTTA EVASIVA – SUPERAMENTO OSTACOLI PERICOLOSI –COSTRUZIONE E DIFESA DI POSTAZIONE

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