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Pubblicato il 24/09/2017

COSI’ ABBIAMO SALVATO FILIPPO MESCHINI, PARLANO I TRE PARACADUTISTI DELL’OTTAVO REGGIMENTO

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LIVORNO- «La pioggia era molto insistente – hanno raccontato – l’acqua ha iniziato a salire rapidamente e visto il livello raggiunto dal fiume Ardenza abbiamo deciso di chiudere la strada, perchè alcune auto si stavano impantanando». Ore drammatiche. Erano circa le 4 di notte, più o meno. La furia del fiume di fango e detriti aveva già iniziato a terrorizzare la città. Filippo Meschini, dopo aver provato a salvare sua moglie, è stato trascinato via. «QUANDO eravamo vicino al rio Ardenza – ha continuato il caporale Scaccia – una famiglia ha richiamato la nostra attenzione. Sentivano delle urla, ma non capivano da chi provenissero. Oltre il muro sfondato dall’acqua di una villa a pochi metri dal mare abbiamo intravisto Filippo che chiamava aiuto. Ho provato a buttarmi in acqua per tentare di raggiungerlo ma sono riuscito ad arrivar solo a 5 metri da lui. Sono tornato indietro, stremato, ho chiesto aiuto agli altri. Con il caporale Grasso e il soldato Topa – ha aggiunto Scaccia – siamo riusciti a fermare un pick-up degli altri mezzi di soccorso, abbiamo legato delle manichette dell’antincendio e formato una catena umana. Utilizzando una tavola da surf che il caporale Grasso si era fatto dare da una persona scampata al disastro siamo riusciti a raggiungere Filippo e a farlo salire per consegnarlo all’ambulanza». Filippo è arrivato in ospedale alle 6.25 . Lui era in salvo, ma sua moglie Martina no. Era svivolato prima dell’intervento dei tra paracadutisti . Il corpo verrà ritrovato il giorno successivo ad alcuni chilometri da dove è stato salvato.
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