Pubblicato il 18/02/2014
CRITICHE ALLA MARINA PER IL GIRO DELLA PORTAEREI CAVOUR: RISPONDE L’AMMIRAGLIO TREU. SI TRATTA DI UNA GRANDE ESERCITAZIONE COFINANZIATA DAGLI SPONSORS
Giovanni Ruggiero – Avvenire
PARMA- La portaerei «Cavour» circumnaviga l’Africa e lascia ancora una scia di polemiche sul senso della missione che sta compiendo, alle quali risponde il comandante del 30° Gruppo navale, l’ammiraglio Paolo Treu.
. “E’ una stupidaggine dire che questa campagna costa soldi al contribuente – ha detto Treu – non é vero perché la Marina per sostenere questa campagna impiega le risorse che avrebbe comunque impiegato per fare addestramenti. Si tratta di risorse che per esempio sarebbero state utilizzati per fare attivita’ nel Mediterraneo, l’addestramento è necessario, perché quando c’é un’esigenza reale non si può affrontare senza addestramento. Questi soldi il contribuente li avrebbe comunque spesi, solo che sarebbero bastati solo per un’attività di due mesi. Il resto dei fondi per questa campagna di 5 mesi li hanno messi gli sponsor”.Per la missione «Il Sistema Paese in movimento», giunta ieri a Luanda in Angola, la portaerei presenta a bordo l’industria italiana, non soltanto militare (Beretta, Fincantieri, Finmeccanica, Federlegno tra le tante aziende), e con le Ong “Fondazione Rava” e “Operation Smile” assiste bambini che hanno difetti visivi o malformazioni del palato. I bambini soccorsi saranno, alla fine del programma, circa 1.200. A Luanda, poi, gli uomini della Marina hanno prestato aiuti alla «Casa de Acolhimento», una delle tante gestite dai padri salesiani nella periferia nord della città. In questa scuola che ospita più di duemila ragazzi, dai sette ai 18 anni, i tecnici del «Cavour» hanno portato e montato materiale idraulico ed elettrico.
Le critiche però non mancano: «In questa missione – dice ad esempio Giorgio Beretta della Rete Disarmo – si mescolano troppi interessi diversi e contrastanti. Perché una portaerei militare deve trasformarsi in una fiera itinerante? » E la rivista dei gesuiti Popoli registra: «Questo aspetto commerciale sta influenzando la missione e, secondo gli esponenti delle organizzazioni pacifiste, sta minando anche la credibilità dello stesso personale militare». Dal «Cavour» replica alle bordate l’ammiraglio Treu: «È una stupidaggine dire che vendiamo armi. Io non vendo armi. Chi vuole comprare armi non si rivolge al sottoscritto, ma al governo italiano il quale verifica se l’acquirente può comprare certe cose dall’Italia e, nel caso, vende quello che è disponibile. Noi stiano facendo promozione, destiamo interesse nei potenziali clienti e acquirenti, ma questi acquirenti non possono comprare se il governo italiano non autorizza la vendita».
Difende la missione anche «Federlegno Arredo» che associa 60mila piccole e medie imprese: «Bisogna considerare – dice Francesco Baudassi – che per molte aziende italiane quasi il 60 per cento della produzione va verso l’estero. I mercati su cui vogliamo muoverci sono l’Asia e ovviamente l’Africa».
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