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Pubblicato il 27/11/2017

CROCIATE E “COLONIALISMO”: SIAMO SICURI DI ESSERE STATI COSI’ CATTIVI?

di Corrado Corradi

Ho letto con interesse le riflessioni di Gaetano Canetti sulla prima crociata e condivido totalmente la sua descrizione circa l’impegno spirituale sollecitato dal Papa e profuso dai crociati.
Si, non si é trattato di «guerra Santa» come mendacemente sostenuto da certa vulgata illumista sperticatamente anti cattolica, ma di «guerra giusta» il cui scopo era quello di riportare alla cristianità una terra che da secoli era cristiana e che l’invasione musulmana aveva convertito a forza all’Islam.
Avendo bazzicato a lungo paesi arabo-islamici (ex colonie francesi e inglesi), mi sono spesso trovato ad affrontare l’argomento crociate e colonialismo usato «a schiovere» sia dagli amici musulmani ma anche, e soprattutto, da quegli insopportabili libertari nostrani i quali sull’argomento, da sempre non vedono l’ora di manifestare platealmente la loro indignazione, con tanto di broncio e scuotimento della testolina, per la cattiveria manifestata in quei tempi in cui, a detta loro, eravamo incivili (ma dde che !?).

Circa le crociate:
nessuno di quei nostrani «maitres à penser» libertari e progressisti é riuscito a spiegarmi perché il Crociato é un assassino sanguinario spinto da sete di bottino mentre il guerriero musulmano che ha occupato Gerusalemme cristiana saccheggiandola e pretendendone la conversione, é un portatore di civiltà.
Ma perché mai dobbiamo continuare a fare il «bidet» alla nostra coscienza per le crociate? le quali non erano mirate ad espandere il cristianesimo in terra islamica (se no’ i crociati avrebbero puntato su Damasco, Baghdad o su Mecca!) ma a riconquistare terre cristiane già invase dai maomettani il cui intento invece era proprio quello di espandere l’Islam.
Perché la successiva liberazione di una terra occupata é più colpevole della precedente invasione?
Smettiamo di dare cieco credito alla vulgata hollywoodiana il cui sport principale é sputtanare il Cattolicesimo e il suo capo, il Papa.
Esistono testi interessanti che cominciano a far luce su quel periodo tanto ingiustamente vituperato, penso a «l’avventura di un povero crociato» di Cardini, a «gli storici arabi delle crociate» di Gabrieli, «le crociate viste dagli arabi» di Maalouf, etc, da cui si evince tra l’altro che il mondo musulmano é stato coinvolto solo marginalmente e che alcuni principi musulmani non disdegnavano di allearsi con i crociati per estromettere un loro collega.
Tuttavia, oltre al 27 novembre del 1095 mi preme evidenziare altre tre date, che corrispondono allo scampato pericolo di invasione islamica dell’Europa:
>732 Poitier;
>1571 Lepanto;
>1683 Vienna;

Circa il colonialismo

é vero che é stato un fenomeno attribuibile a quel razzismo sordo e inconfessato che sottende la visione positivista (quindi non Cattolica) della società, ma é altrettanto vero che una giusta dose di sano pragmatismo induce a porsi le seguenti domande che di primo acchito potrebbero anche sembrare oziose o quanto meno fuori luogo, specie in un periodo come questo in cui é di moda la professione del perbenismo:
>se i colonizzatori fossero stati gli africani, gli arabi e gli indiani, siamo sicuri che questi si sarebbero comportati meglio di francesi, inglesi, tedeschi, belgi, spagnoli, portoghesi e italiani ossia, i musulmani, gli indù, i buddisti e gli animisti, si sarebbero comportati meglio dei cristiani?
E, trascorso il tempo di quel colonialismo, avrebbero maturato gli stessi complessi di colpa che noi continuiamo ad alimentare dopo ben tre generazioni che il colonialismo ha smesso di esistere?
E nelle nostre campagne e città avrebbero lasciato quello che abbiamo lasciato noi nelle loro?
Sono personalmente convinto di NO perché, faccio riferimento al periodo coloniale in cui comunque, a parte la deleteria ideologia positivista che ha generato un arido razzismo razionale, e fatta la tara degli eccessi commessi da alcuni coloni fetenti, il rapporto colonizzato/colonizzante si basava su un’etica cristiana:
>Se fossimo stati colonizzati da etnie musulmane saremmo dovuti diventare musulmani o avremmo dovuto accettare la condizione di dhimmitudine ;
>Se fossimo stati colonizzati dagli indiani probabilmente questi non avrebbero forzato la mano sulla conversione ma saremmo stati ostaggio di una condizione di privazione dei diritti umani universali, come ne sono privi gli uomini delle caste inferiori e comunque, dove imperano gli induisti, ai cristiani che non abiurano é riservata una vita ben grama, basti guardare cosa avviene in Bangla-Desh o in India (altro che poetico ed esotico «namasté»).

Se fossimo stati colonizzati dagli africani, stanti i loro capi di stato come Bokassa, Idi Amin Dada, Menguitszu, Ciombé, Mugabe e compagnia bella, questi non avrebbero avuto le stesse remore (ancorché a volte tradite) che i coloni bianchi hanno avuto nel trattare il colonizzato.
Quanto al lascito post coloniale, analizzati i livelli tecnologici, costruttivi, organizzativi, produttivi, dei paesi già colonizzati (fatte le dovute eccezioni), non penso proprio che avrebbero potuto contribuire al nostro sviluppo come noi colonizzatori abbiamo contribuito (pur con tutte le contraddizioni, ipocrisie, cattiverie) al loro; a titolo di esempio consiglio di consultare un Calendario Atlante De Agostini degli anni 30-40 per rendersi conto di cosa il colono italiano aveva portato in terra di Etiopia anche in paesini dell’entroterra (ambulatori medici e veterinari, uffici postali, strade, ponti, corriere, etc).

La nostra propensione a fare il «bidet» alla nostra coscienza su crociate e colonialismo costituisce un vulnus che ci mette inutilmente e pericolosamente in mora, una mora sulla quale gli islamisti militanti speculano con un’abile propaganda per creare le premesse di una riscossa che era stata fermata dall’appello di Papa Urbano.
Saluti

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