OPINIONI

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Pubblicato il 27/04/2017

DELINQUENTI MISTI A MIGRANTI

ITALIAOGGI
sezione: Primo Piano data: 27/4/2017 – pag: 4
autore: di Domenico Cacopardo

Le forze navali italiane si pongono, in pratica, al servizio degli interessi dei primi

Delinquenti misti ai migranti

I naufraghi vanno nel porto più vicino (non è in Italia)
Con un giorno di ritardo, torno, dopo essermi occupato ieri del disastro Alitalia (che viene proprio da lontano), sul «Giocattolo Italia»: sarà difficile aggiustarlo per una sostanziale ragione. Essa riguarda la politica tradizionale, la casta cioè, e la sua patologia ontologica che si manifesta nella percezione della realtà e nella sua valutazione. Una two way cable difettosa per il difetto-malattia (della politica tradizionale) che gli psicologi chiamano schizofrenia. Pensiamo al fenomeno migrazioni. Il bempensantismo nazionale non vuole vedere ciò che accade nella realtà: che Guardia Costiera e Marina Militare (per non parlare della Guardia di Finanza) hanno, di fatto, trasformato i loro natanti in navi appoggio dei trafficanti di povera gente. Illusa, questa dolente umanità, dagli stessi trafficanti, di trovare in Italia (e in Europa) il Paese di Bengodi. Poiché lo Stato ha messo sul piatto un bel mucchio di quattrini, tanti speculatori si sono inseriti nel business. Certo anche generose organizzazioni umanitarie, nelle quali, però, è facile che gli speculatori medesimi si infiltrino. Il soccorso in mare è diventato soccorso ai limiti delle acque territoriali libiche, trasformando il «soccorso dovuto» in un «soccorso preferenziale» che non osserva le norme internazionali. Queste infatti prevedono che i soccorritori si rechino nel porto più vicino per sbarcare i naufraghi. Nella fattispecie, non si tratta quasi mai di naufraghi ma di migranti, e i porti italiani dove gli sventurati vengono trasferiti sono ben più lontani dai porti tunisini e libici che sono vicini ai luoghi di soccorso. Siamo nell’ambito di una immensa bugia, che coinvolge organi dello Stato, gran parte della politica e, last but not least la Chiesa di questo Papa, capace di accusare l’Italia di rinchiudere i migranti in campi di concentramento (affermazione almeno discutibile) e di riproporre, su questo tema, la sua assoluta mancanza di realismo. E, forse, mancanza della misericordia per coloro che sono investiti dal fenomeno. Ieri su Repubblica, Bolzoni sosteneva, più o meno: «Bando alle ciance: c’è gente da soccorrere. Punto e basta». Nel senso che non dobbiamo preoccuparci dei trafficanti e delle ruberie loro e di soccorritori finto-disinteressati. In questo modo, il noto giornalista smentisce se stesso, quand’era sostenitore del terreno bruciato in Sicilia per le opere pubbliche, poiché la mafia su di esse sarebbe prosperata. Giustamente, Giovanni Salvi, procuratore generale della Repubblica a Roma, dopo essere stato procuratore capo a Catania, rivendicava la necessità di un atteggiamento equilibrato: colpire gli autori di reati, sostegno ai dispensatori di aiuti. Del resto i soccorritori-soccorritori, quelli veri insomma, non dovrebbero avere timore degli accertamenti dell’autorità giudiziaria di Catania o di qualsiasi altra autorità competente: se soccorrono, di cosa hanno paura? Passiamo alla scuola. Per essa una buona legge (la «Buona scuola») è stata subito ridotta a carta straccia da una sindacalista colpita dalla vocazione didattica. La scuola italiana è sotto attacco distruttivo dagli anni ’60. Almeno si fosse trattato di un attacco simile a quello portato alla sanità pubblica che ha visto sorgere centri di eccellenza privata (Lombardia, Veneto) capaci di far fronte alle richieste degli utenti. La scuola, per colpa degli archetipi ideologici di socialisti, comunisti e democristiani, ha perso ogni carattere di serietà diventando uno stipendificio per sfaccendati in maggioranza assunti senza concorso. Essa, questa scuola ampiamente dequalificata (con la cooperazione incosciente delle famiglie) ha la piena responsabilità della speciale disoccupazione giovanile italiana, visto che, rispetto alla media comunitaria, gli studenti italiani sono meno preparati e meno idonei al lavoro. Pensiamo all’ordine pubblico, della cui efficienza si riempiono la bocca i capi delle troppe polizie in circolazione: nessuno spiega che le statistiche sono falsate dalle ampie depenalizzazioni di reati contro la persona e i suoi beni. Infine, la riforma delle riforme (monocameralismo e ridimensionamento delle regioni) che è fallita. E non vale prendersela con l’imperizia di Matteo Renzi. Dobbiamo prendercele con i grandi nomi che si sono spesi per il «No»: essi sapevano che, bocciando la riforma, l’Italia sarebbe tornata indietro di trent’anni, sommando i vizi della prima e della seconda Repubblica in un cocktail esiziale. Dobbiamo prendercela con il comico genovese Beppe Grillo. È lui una delle ragioni della caduta della considerazione di cui ancora godevamo. È lui che provoca la sfiducia nel bel Paese. Sia perché una Nazione che dà credito politico a un comico e al suo opaco movimento non merita stima o apprezzamento. Sia perché per questo comico un po’ esagitato (ma come fa a esserlo tanto ?) valgono alcuni assiomi terrificanti, tipo la mobilitazione della parte meno avvertita del popolo e il darle un solo collante: l’odio per tutto ciò che è diverso e già esistente. Questi assiomi furono teorizzati da Adolf Hitler, in Mein Kampf, e trasformati in azione di propaganda da Joseph Goebbels, ispiratore delle teorie comunicazionali di Gianroberto Casaleggio. In Europa, coloro (pochi) che hanno studiato il fenomeno italiano 5Stelle, l’hanno capito benissimo. Da noi invece sembra che si viva come Alice nel suo paese delle meraviglie. Giornalisti asserviti, anzi schiavi, politici tremebondi, autorità istituzionali ispirate dal modello Facta: tutti insieme stanno tirando la volata alla mistificazione e all’impostura. Forse perché la realtà reale ha un peso insostenibile, quello della verità, per certuni vale il motto: meglio servi che leali servitori della Patria

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