EL ALAMEIN

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Pubblicato il 17/11/2008

DUE RACCONTI DI UN ALPINO PASSATO ALLA FOLGORE IN AFRICA

PARMA- Abbiamo ricevuto due racconti da un Reduce della Folgore del 1942.

Ci complimentiamo innanzitutto per la Sua capacità tecnologica, visto che usa regolarmente il computer.

Avevamo letto qualche suo intervento sulla rivista Folgore, e per questo gli abbiamo chiesto una biografia. Eccola:


PRIMO RACCONTO



HALAM HALFA o HALAM El-HALFA

di Arrigo Curiel

Gli storici ed i grossi papaveri britannici si servirono di un nome coloniale pomposo “ Battaglia di Halam Halfa “, assai improprio perchè Halam Halfa fu solo una speranza per l’armata attaccante e non una lotta.

Rommel dopo aver fatto attaccare all’inizio della notte fra il 30 e 31 agosto 1942, la zona di Ruweisat dalle truppe italiane, scatenò verso mezzanotte l’intero Afrika Korps, 600 carri di cui 550 germanici e fatto il pieno nel primo pomeriggio del 31 si diresse verso Quota 132. L’attraversamento dei campi minati non è facile, anche per l’intervento di artiglierie e mitragliere piazzate al punto giusto.

Notte spaventosa, particolarmente fatale ai Tedeschi. Alle 22 quattro generali hanno affrontato il campo minato alla testa delle divisioni 15^, 21^ e 90^. Uno solo dei quattro supera il limite orientale del campo minato. E’ von Gustav Vaerst, non più alla testa della sua 15^ . Rommel lamentava la perdita del generale Georg von Bismarck comandante della 21^ Panzerdivision, che era stato ucciso, nonchè quella dei generali Walter Nehring comandante dell’Afrika Korps, di Ulrich Kleeman, che erano stati feriti. In poche ore le sostituzioni sono compiute, ma l’ossatura del comando è inevitabilmente indebolita.

L’alba è livida, si è levato un ghibli furioso che, unitamente all’attraversamento molto lento nei campi minati, ha determinato un consumo enorme di carburante. Ora diventa assillante perchè la battaglia è stata iniziata senza riserve, contando sui rifornimenti che dovevano affluire in conbattimento.Ma in pochi giorni vengono affondate le cisterne e le navi Camperio, Delphi, Fassio, Abruzzi, Tergeste e la grossa petroliera Pozzarica. Poi un’altra notizia deprimente : una formazione di Stukas ha bombardato una colonna di nostri rifornimenti, scambiandola per nemica, così la benzina necessaria a proseguire l’azione si è trasformata in gigantesche nuvole nere, nel cielo della battaglia. Nuovi ritardi si sommano ai primi . La reazione britannica è assai superiore alle previsioni .
La gran zampata non è riuscita a Rommel, che invece di aggirare la lunga catena collinosa di Alam Halfa, la taglierà al nord, puntando verso il mare. Sottoposto ad un incessante bombardamento dell’aviazione e dell’artiglieria, e la mancanza di carburante dovette fermarsi.

La battaglia si svolse dal 30 agosto al 5 settembre.

L’aviazione fa fallire la sorpresa, i campi minati precludono la celerità
Le perdite sono ingenti da ambo le parti : 120 mezzi corazzati e 10 cannoni inglesi, 400 mezzi corazzati e 50 cannoni italo-tedeschi. Ma le perdite dell’Asse questa volta sono irrimediabili; da questo momento la sua sorte è segnata. La marcia sul Cairo era definitivamente abordita.

L’Afrika Korps era avanzata di soli 15 chilometri verso est anzichè dei 50 previsti ed il fronte si era stabilizzato a 75 chilometri da Alessandria su unostretto istmo largo circa 50 chilometri, fra la piccola stazione ferroviaria di El Alamein, a nord del Mediterraneo, e l’impraticabile depressione di El-Qattara.

I servizi segreti britannici grazie al decodificatore ” ULTRA “ venivano informati di tutti i movimenti dell’Asse, dalle scelte strategiche alle rotte segrete, alla composizione dei reparti che sarebbero stati impiegati nelle operazioni, sino alla disponibilità di benzina per ogni singolo carro armato. Testimonianza di come gran parte delle sconfitte,da Matapan a El Alamein, furono anche in gran parte dovute alla testarda convinzione germanica che il loro servizio d’informazioni “ ENIGMA “ fosse impenetrabile e che informare il nemico fossero i “ traditori italiani “

Il fatto curioso dell’autoblindo truccata che gli inglesi fecero saltare in un campo minato tedesco prima della battaglia dì Alam Halfa , inscenando una verosimile avventura di una pattuglia notturna sorpresa dai razzi,con feriti ricuperati a fatica sotto il fuoco.

Nell’interno dell’autoblindo una pattuglia di ricognizione tedesca,il 21 agosto trovò tracce di sangue e documenti. Tra questi una carta delle difese britanniche nel settore meridionale, vecchia ed unta,piena di appunti , apparentemente di un ufficiale topografo incaricato di aggiornare la situazione con rilievi rigorosamente esatti, quali erano richiesti per la sicurezza di chi, nei campi minati, doveva lavorare o combattere. La carta era ricca di indicazioni : varchi sicuri, piste di emergenza, piste normali. Il documento esaminato dagli specialisti del Q.G. tedesco, venne considerato autentico e servì per stabilire le linee d’attacco con assoluta sicurezza.

Era stato Bernard Law Montgomery che aveva fatto preparare dal suo Capo di S.M. il maggior generale Freddie de Guingand, il trucco dell’autoblindo e della carta, che indusse Rommel nell’errore.

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SECONDO RACCONTO


Capitano paracadutista Salvatore Pescuma : destino crudele

Alle 14,30 del 30 aprile 1941, da tre S.M. 82 , inizia il lancio su Argostoli, una delle Isole Ionie.

La zona prescelta , situata in località Krancia a sud – est di Argostoli, è brulla e sassosa, con dei muretti a secco a confine fra i magri campicelli, gli atterraggi nsono un pò bruschi, sette paracadutisti rimangono infortunati, nessuna reazione da parte dei greci.

L’ordine di partenza giunse improvviso al comando del II battaglione paracadutisti, accasermato a Civitavecchia Il comandante, maggiore Mario Zanninovich, giunse di corsa in caserma e si recò aql Comando presentandosi al generale Enrico Frattini che gli comunicò l’ordine di partenza..

Il testo diceva:” Partenza immediata con due compagnie in completo assetto ed equipaggiamento lancistico,aerorifornitori normali partenza in treno alle 22,30, gli ordini di dettaglio seguiranno più tardi “. C’era poco tempo a disposizione, ma il II battaglione paracadutisti era già pronto.

I capitani Avogadro, Macchiato e Pescuma si presentarono sull’attenti dicendo che le loro compagnie erano pronte a muovere, il maggiore Zanninovich rimase un attimo pensieroso, po rivolgendosi al capitano Pescuma disse:” Non è necessario mobilitare la tua compagnia, dovrai per il momento rimanere in sede”.

L’annuncio colpì duramente il capitano Pescuma che cercò di riprendersi dicendo che la compagnia era già pronta da un pezzo, ma ormai la scelta era fatta ed il maggiore Zanninovich spiegò brevemente il perchè doveva rinunciare alla 4^ compagnia; l’impresa sembrava davvero importante ed i paracadutisti non volevano essere esclusi per nessun motivo, ma gli ordini sono ordini ed il capitano Pescuma comprese.

Forse il suo dolore fu più forte in quella sera di aprile, che l’anno successivo quando colpito a morte nel deserto egiziano offrì la sua giovane vita alla Patria senza recriminazioni, nè rimpianti.
Da Civitavecchia partirono la 5^ e 6^ compagnia. Il viaggio durò tutta la notte e parte della mattinata, e quando scesero dal treno, la rossa terra del Salento li accolse, tra viti e olivi, con un cielo azzurro e un leggero carezzevole vento di primavera che proveniva dal vicino mare.

Oltre la liquida distesa azzurra dello Ionio, un’isola li attendeva per battezzarli nel loro primo lancio di guerra : Cefalonia !

I reparti del 1°, 2° e 3° reggimento paracadutisti giunti indivisionati in Africa Settentrionale venivano immediatamente inviati a presidiare le posizioni di prima linea di El Taga ( II battaglione maggiore Zanninovich ), depressione di El Qattara ( IV battaglione, ten.col. Alberto Bechi Luserna ) e di Forte Menthon ( IX battaglione maggiore Aurelio Rossi e X battaglione, capitano Amleto Carugno )

Alla battaglia di Alam Halfa, iniziata il 30 agosto, la divisione paracadutisti Folgore partecipò con tre raggruppamenti tattici.: battaglioni V , VII e II gruppo artiglieria, “ battaglioni II , I gruppo artiglieria e altre unità divisionali.;i battaglioni IX e X e III gruppo artiglieria.

La sera del 31 agosto 1942 il raggruppamento “ Camosso “, rinforzato dal III gruppo 185° reggimento artiglieria paracadutisti del maggiore Ferdinando Macchiato, muoveva dalle posizioni di Forte Menthon per occupare quelle di Deir el Alinda – Quota 101, mentre il II battaglione del raggruppamento “ Bechi “ raggiungeva Naqb Rala – Qaret el Himeimat. Marcia faticosa, contrastata dal continuo tiro delle artiglierie avversarie, effettuata senza automezzi, trasportando a spalla le armi e tutto il materiale necessario per vivere e combattere sulle posizioni.

Alle ore 4,30 del 4 settembre il nemico su tre colonne( la 5^ brigata neozelandese e la 132^ britannica ) sostenute da reparti corazzati ( 46° e 50° Royal Tanks. Ne seguì un violento combattimento, che si concluse con un completo successo. Alle 10 l’attacco avversario era stroncato.

Il nemico perdette, secondo loro stessa ammissione 963 uomini, e alcune decine di mezzi blindati e corazzati; i paracadutisti circa 200 uomini in morti e feriti.., e nelle nostre mani 300 prigionieri, fra i quali il comandante della 6^ brigata neozelandese, generale Alan Clifton, l’intero suo Stato Maggiore, circa 20 mezzi corazzati venivano immobilizzati; 18 cannoni anticarro, 4 Jeeps, 8 autocarri e 4 Bren Carriers restavano nella nostre mani.

I comandanti del IX e X battaglione cadevano in combattimento. Il raggruppamento “ Camosso “ ( il cui comandante era stato ferito ) perdeva il 20% dei propri effettivi.Caduti i rispettivi comandanti, i battaglioni IX e X ( assottigliati anche a causa delle malattie ) vennero riorganizzati in un unico battaglione che assume La denominazione di IX. Il capitano Salvatore Pescuma assumeva il comando del IX battaglione

Il 14.9.42 il tenente Baldassare Giubilaro, comandante la compagnia comando , mi mandò a chiamare, invitandomi ad accompagnare il capitano Pescuma, nuovo comandante del IX battaglione, per un giro d’ispezione nelle postazioni dei reparti dislocati a Deir el Alinda: 25^ , 26^, 27^ compagnia, 1^ batteria del III gruppo artiglieria. Stavamo lasciando la postazione del cannoncino anticarro 37/42, quando sentimmo partire una salva dei micidiali 77 inglesi.I proiettili arrivarono molto vicini a noi, con un tonfo assordante, sollevando molta sabbia. Mi alzai in piedi: il capitano Pescuma era disteso e una grande macchia di sangue sgorgava dal fianco.Ero sconvolto, disperato, chiamai i portaferiti. Non c’era più nulla da fare.Lo misero su una barella. Mi misi sull’attenti portando la mano aperta sul basco in segno disaluto.Conoscevo la sua storia Un destino crudele aveva voluto la sua fine.



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BIOGRAFIA DI ARRIGO CURIEL

Lasciati gli studi mi sono arruolato negli Alpini, avendo praticato le arrampicate su roccia nelle Alpi Giulie e Dolomiti.

Assegnato alla Scuola Centrale Militare di Alpinismo di Aosta il 16.11.1939, ho partecipato alle operazioni di guerra sul Fronte Occidentale ( Col du Mont- Villar dessous- Borg S.t Maurice in qualità di sergente e a quelle del Fronte Greco-Albanese, con il Btg. Sciatori Monte Cervino;

ferito sul Mali Scindeli( bufere di neve a 2000 metri, attaccati giorno e notte ) nel marzo 1941, in uno scontro all’arma bianca, sono stato rimpatriato ( del Btg. Cervino era rimasto solo un plotone ! ) e dopo la convalescenza ho fatto domanda per frequentare la Scuola Paracadutisti di Tarquinia – moltissimi Alpini reduci della Grecia avevano fatto altrettanto – ho seguito il corso e sono stato brevettato nell’aprile 1942.

Assegnato alla C.C. – IX Btg. – 187° Rgt. Folgore- raggiunta l’A.S. a metà luglio 1942, ho partecipato ai combattimenti di Halam Halfa- Deir Alinda – Deir el Munassib- battaglia di E Alamein ferito il 2.11.42.

Anzichè rimanere all’ospedale da campo ed eser fatto prigioniero ho preferito affrontare il ripiegamento delle Forze dell’Asse sulla Balbia, da Fuka a Tripoli, dove un Heinkel 111 mi ha trasportato a Brindisi. Ottenuta la riabilitazione ai lanci, dopo la licenza di convalescenza( Scuola di Viterbo ) ho fatto parte della 33^ Cp. – XI Btg. – 185° Rgt. Div. Nembo, da sergente maggiore, partecipando alle operazioni di guerra in Sicilia e Calabria e dopo l’8 settembre 1943 a tutta la Guerra di Liberazione.

Frequentata la British Shool sono stato assunto dal S.I.M. e con il B.L.U. dell’VIII Armata inviato in due missioni oltre le linee tedesche.Nell’ultima ( novembre 1944 ) sono stato ferito gravemente alla gamba destra.Ricoverato al’ospedale militare inglese di Maddaloni e poi a Pozzuoli , sino al giugno 1945.Congedato il 16 ottobre 1948 per invalidità di guerra. Sono stato promosso maresciallo maggiore, decorato al V.M. e nominato Cavaliere al Merito della Repubblica.

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