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Pubblicato il 23/06/2015

EL ALAMEIN E LA FOLGORE : QUANDO E’ DISINFORMATO ANCHE LO STORICO ITALIANO OLIVA

nella foto di Walter Amatobene: Naqb Rala, un cippo posato dal Progetto El Alamein in prossimità della postazione del Tenente Gola

PARMA- Sottoponiamo ai nostri lettori il caso sollevato da Fabio Camignani, presidente dell’ANPDI di Savona.
Camignani ha letto il libro “I DANNATI DELLA TERRA”, scritto dal professor Gianni Oliva,Mondadori, ispirato dalla storia del Legionario Amilakhavari. Nel suo libro, a pagina 128 e seguenti, leggiamo la “solita” scorretetzza che attribuisce ai tedeschi la vittoria dui Naqb Rala del 23 e 24 Ottobre 1942.

Gli ottanta paracadutisti guidati dal colonnello Izzo e dal Maggiore Zingales, con la presenza sul campo della MAVM Raoul Di Gennaro, del Tenente Gola e tanti altri Eroi meno conosciuti, fecero ritirare legionari e inglesi.
Citiamo qui sotto alcune delle righe che ricostruiscono sbrigativamente l’azione, e più sotto pubblichiamo l’intervento del Generale Artigliere Paracadutista Giovanni Giostra , seguito da quello del paracadutista Fabio Camignani

IL TESTO DEL PROFESSOR OLIVA dannati.oliva
Amilakhavari segue gli spostamenti del suo reggimento sui diversi fronti: prima il Marocco, poi, allo scoppio della II^ Guerra Mondiale, la Norvegia, il Medio Oriente, la Libia, e in fine El Alamein. Qui il 24 ottobre 1942 l’ormai Tenente Colonello ha Amilakhavari trova la morte: aggregato all’VII^ armata del Generale Montgomery, egli guida l’attacco del suo battaglione sul tavoliere del Qaret el Himeimat, ma viene respinto dai mezzi blindati del Feldmaresciallo Rommel.”


L’INQUADRAMENTO STORICO E LA “RISPOSTA” DEL GENERALE GIOSTRA AL PROFESSOR OLIVA

LEGIONE STRANIERA A NAQB RALA

Il prof. Gianni Oliva, docente, politico, conferenziere, storico e fecondo pubblicista, ha dato recentemente alle stampe un libro sulla storia della Legione Straniera dal titolo “Fra i Dannati della Terra”(Mondadori- 1^ edizione – settembre 2014).
Abbiamo incontrato il prof. Oliva alcuni anni orsono a Filottrano (AN) in occasione di una conferenza sulla battaglia ivi sostenuta dai Paracadutisti della Divisione Nembo nel 1944, durante la guerra di liberazione. Allora, nel corso di una interessante conversazione, abbiamo preso nota di una sua affermazione: negli eventi della storia non esiste mai una versione definitiva. C’è sempre qualcosa di nuovo da ricercare, da imparare, da aggiornare.
In applicazione della suddetta affermazione, siamo qui a proporre al prof. Oliva alcuni argomenti atti ad apportare qualche variante alle prossime edizioni del libro in parola. Ci riferiamo in particolare alla figura del principe georgiano Dimitri Amilakhvari (pag. 128 e seguenti) e alla sua morte il 24 ottobre 1942 nella battaglia di El Alamein. Trascriviamo dal testo: “ el Alamein. Qui il 24 ottobre 1942 l’ormai tenente colonnello Amilakhvari trova la morte: aggregato alla 8^ armata britannica del generale Montgomery, egli guida l’attacco del suo battaglione sul tavoliere del Qaret el-Himeimat ma viene respinto dai mezzi blindati del feldmaresciallo Rommel. Colpito a morte…”.
Siamo sconcertati: i “ ragazzi della Folgore “, difensori dell’obiettivo attaccato dalla “semibrigata” della Legione, non sono degnati di alcuna menzione. Alla ricerca di una motivazione, sembra evidente che la fonte di informazione per la
stesura del volume è di origine francese ,”monodirezionale”. La Francia non ha mai dimenticato, da un lato, l’attacco italiano del giugno 1940 in un momento per lei assai critico, non perdendo alcuna occasione per manifestare il proprio disprezzo; ma ha cancellato, dall’altro, ogni ricordo su quanto da lei inflitto alla nostra Repubblica Romana nel 1849, in spregio ai valori della Rivoluzione Francese.

Tornando in argomento, presentiamo le nostre fonti di riferimento:
– “Le operazioni in Africa Settentrionale, vol. III – El Alamein”, dell’Ufficio Storico
dello Stato Maggiore dell’Esercito, edizione 1989;
– “Takfir”, di Paolo Caccia Dominioni e Giuseppe Izzo( Longanesi – III ed.- 1967) ;
– “ La Folgore nella Battaglia di El Alamein”,” Nel Vivo della Battaglia” e “ Cannoni
nel Deserto”, di Renato Migliavacca (Ed. Auriga-1994, 2002, “postumo”);
– Testimonianze scritte e verbali di protagonisti.
Il tenente colonnello Izzo, Comandante del settore nel quale operarono i Legionari, fu ferito e decorato di Medaglia d’Argento nel corso di quel combattimento.
Il Sottotenente Migliavacca apparteneva alla 4^ batteria di artiglieria paracadutisti e ne fu l’ultimo Comandante in combattimento a Naqb Rala. Nel dopoguerra ha scritto una serie di libri sulla storia dei paracadutisti e della Folgore, documentandosi anche in Gran Bretagna e in Francia , rifuggendo sia la retorica sia le informazioni non adeguatamente confermate. Ha scritto anche di astronomia e ha collaborato con enciclopedie. E’ scomparso nel 2011.
Sono opportune due precisazioni.
La prima riguarda il “tavoliere di Qaret el-Himeimat”. Si tratta in realtà di una altura
con 2 gobbe che si staglia nettamente sul paesaggio circostante e non ha nulla di assimilabile a un tavoliere. E’visibile a grandi distanze. In realtà, Il combattimento avvenne sul pianoro di Naqb Rala, 2 km a ovest del Qaret che era presidiato dalla 14^ compagnia del V battaglione paracadutisti .
La seconda concerne “i mezzi blindati del feldmaresciallo Rommel”. In realtà, la “volpe del deserto” aveva lasciato Alamein e il comando dell’armata italo-tedesca il 22 settembre, a causa di malattia . Era stato sostituito dal generale von Stumme , che “scomparve” la sera del 23 ottobre e fu avvicendato dal generale von Toma. Rommel,
su “invito” di Hitler, rientrò ad Alamein e riassunse il comando il 25 ottobre, due
giorni dopo la vicenda di Amilakhvari.
Nella fase preparatoria, il comando del XIII Corpo Britannico aveva deciso che all’estremo sud l’attacco sarebbe stato affidato alla 13^ semibrigata della Legione
comprendente 2 battaglioni e una “colonna volante” costituita da carri, autoblindo,
bren-carriers, pezzi controcarri, mortai e mezzi vari di trasporto. Il sostegno di fuoco
era affidato alle artiglierie della 1^ brigata francese e a due reggimenti britannici.
In difesa, agiva il V battaglione paracadutisti con la 4^ batteria di artiglieria paracadutisti, un plotone del genio minatori-artieri paracadutisti e un plotone mortai
da 81 per un totale di 400 paracadutisti. Il sostegno di fuoco era affidato a una batteria da 88 tedesca e a un nostro gruppo da 75. Il Comandante Izzo, temendo un attacco alle spalle proveniente da una rampa sulla depressione di el Qattara, costituì
una forza di rincalzo sottraendo un plotone da ciascuna delle compagnie avanzate ed
utilizzando il plotone minatori-artieri insieme a elementi volontari tratti dalla 4^
batteria e dal suo comando.
La batteria tedesca, senza alcun preavviso, abbandonò la posizione nell’imminenza
dell’azione.
Verso le ore 3 del mattino del 24 ottobre si manifestò l’attacco dei legionari sulla
rampa di accesso al pianoro di Naqb Rala, aggirando le difese avanzate, come aveva temuto e previsto Izzo.
Per ragioni varie, le rispettive artiglierie non intervennero. Gli avversari puntarono verso lo schieramento dei mortai minacciando lo stesso comando del battaglione.
Il Comandante dei mortai, tenente di artiglieria paracadutista Marco Gola, intervenne
col fuoco alla massima celerità fino alle minime distanze, poi guidò i suoi al contrassalto fino a costringere gli attaccanti a un combattimento statico. Nell’azione,
il tenente Gola fu colpito due volte ma continuò a combattere e a incitare i suoi . La terza ferita, all’addome, gli fu fatale . Egli morì poco dopo . Fu poi decorato di Medaglia d’Oro.
Intervenne intanto la forza di rincalzo ripartita in 2 aliquote al comando del tenente
colonnello Izzo e del capitano di artiglieria paracadutista Zingales. Con azione accorta, per piccoli gruppi, sfruttando ogni appiglio offerto dal terreno, dopo oltre tre
ore di scontri , con gli interventi della 4^ batteria e del gruppo da 75, gli avversari
furono indotti ad abbandonare il pianoro e a retrocedere verso la depressione.
A questo punto, la 4^ batteria cessò il fuoco. Sopraggiusero allora( erano circa le
ore 7) 6 autoblindo tedesche, armate di mitragliere da 20 mm, che si schierarono
davanti ai pezzi della 4^ batteria. Poi avanzarono verso il ciglio della rampa,
svolgendo azione di fuoco contro i legionari già in ritirata. Verso le ore 8 le autoblindo, anche a causa di interventi di artiglieria avversaria, abbandonarono
la zona.
Nel corso dell’azione del nostro rincalzo, oltre al tenente colonnello Izzo fu
ferito 4 volte anche il capitano Zingales. Gli fu conferita una Medaglia d’Argento
al Valor Militare. La stessa decorazione fu concessa al Comandante del plotone minatori, sottotenente Di Gennaro.
Marco Gola fu dunque l’unico decorato di Medaglia d’Oro in quel combattimento.
Un testimone ha raccontato che le ultime parole del tenente furono un “vaffa”
rivolto all’ufficiale medico , con la seguente argomentazione: “tra poco sarò morto e tu vuoi vietarmi di fumare l’ultima sigaretta ?”

L’INTERVENTO DEL PARACADUTISTA FABIO CAMIGNANI
Un tributo dovuto
Un luogo comune molto diffuso vaga indisturbato da molto tempo per il mondo. E’ la definizione banale e stereotipata che vede l’italiano poco affidabile, neghittoso al dovere e soprattutto pavido di fronte al pericolo. Certamente si saranno verificati episodi che hanno rafforzato l’idea in chi emette tali giudizi e altrettanto certamente peserà su tale opinione il peso politico internazionale che l’Italia ha avuto e che tuttora ha, sostenuta fin dalla sua nascita come nazione unificata, da un capitalismo straccione. A ciò va sempre aggiunta la costante di una rappresentanza politica fiacca e stupida e sprovvista il più delle volte di “attributi virili”. Questa condizione e la conseguente opinione ha generato comportamenti particolari rappresentati da diversi esponenti di altre nazionalità con cui la storia ci ha posto a confronto. Episodi curiosi che si sono verificati ad esempio durante la Battaglia di El Alamein come quello raccontato nel libro di Paolo Caccia Dominioni intitolato ”Alamein”, appunto, dove si riporta la cattura del brigadiere Clifton, comandante della VI^ brigata neozelandese che fatto prigioniero dai nostri paracadutisti del 187° FOLGORE manifestava davanti a Rommel tutto il suo disappunto poichè riteneva disonorevole l’essere preda degli italiani. Oppure, proseguendo, la spiegazione della strategia della battaglia esposta dal suo vincitore, Montgomery, il quale per dare logica al fallimento sul settore Sud spacciava che l’attacco risolutivo fosse destinato a Nord. Tesi confutata sempre dal Comandante del 31° battaglione guastatori in una famosa lettera rivolta al vincitore di quella battaglia. Si potrebbero citare altri episodi simili, ma essi hanno tutti un unico comune denominatore: chi emetteva tali versioni in ogni caso era un nemico. E per questo motivo diventa plausibile sentire certe versioni.
E’ molto più irritante invece leggere versioni “omettenti”, le cui ragioni non ci va di approfondire i motivi, invece scritte da noi italiani. Come nel caso de “I dannati della terra”, libro che narra la storia della Legione Straniera scritto dal Prof. Gianni Oliva. In una pagina di questo viene raccontata la fine del legionario,principe georgiano, Tenente colonello Amilakhavari avvenuta il 24 ottobre sul tavoliere (sic!) del Qaret el Himeimat respinto dai mezzi corazzati di Rommel (?). Versione completamente errata, che spero, penne e teste più autorevoli della mia si incaricheranno di confutare. Ma è evidente però che anche qui come più sopra è avvenuto, la versione straniera, in questo caso francese, vuole gli italiani ricoprire un ruolo marginale in quella battaglia. Addirittura inesistente se nel confronto essi uscirono vincitori come nel caso dello scontro avvenuto, citato dal famoso scrittore, dove invece furono protagonisti vittoriosi i paracadutisti del V° battaglione del Tenente Colonnello par. Giuseppe Izzo, dove, appunto, perde la vita il principe legionario citato.
Mi chiedo se lo scrittore ha preso subito per buona la versione francese oppure se era al corrente di come effettivamente si sono svolti i fatti, oppure, ancora, se non sia il caso di avvalorare la versione italiana che ha visto difendere quella collina, non una pianura, con una sola compagnia del V° battaglione, mentre il restante teatro dello scontro era presidiato da altre due compagnie, sempre dello stesso battaglione per una forza complessiva di 400 uomini contro 1300 legionari.
Penso che ai Leoni della FOLGORE, ristabilire la verità su quei fatti, sia un tributo dovuto.

Il Presidente della Sezione di Savona
par. Camignani Fabio

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