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Pubblicato il 10/04/2018

FOLGORE E NEMBO : LE NOSTRE DIVISIONI STORICHE di Giovanni Giostra e Dario Orrù

elalamein.medaglie.oro

Nota del Direttore:
I Generali Giostra ed Orrù, artiglieri paracadutisti, hanno trascorso la loro carriera alla Folgore . Dal congedo, sono due apprezzati storici del paracadutismo militare. In particolare delle vicende che hanno coinvolto i Paracadutisti italiani nella Seconda Guerra Mondiale e dopo l’ 8 Settembre. Grazie a loro ci sono libri frutto di approfondimenti con testimonianze e documenti originali, la cui lettura ci consente di mantenere vive le conoscenze delle vicende che riguardano la nostra specialità.
Pubblichiamo oggi un loro articolo , di cui li ringraziamo, che riassume i più importanti cenni storici dela Folgore e della Nembo e ci consente di meglio inquadrare le nostre radici i.

 

FOLGORE E NEMBO : LE NOSTRE DIVISIONI STORICHE

Il Paracadutismo Militare Italiano registra nella sua storia due Grandi Unità al livello divisionale : la Folgore e la Nembo. Entrambe hanno avuto vita e termine nella 2^ guerra mondiale operando però non contemporaneamente ma in successione di tempi. Nel 1943 ebbe inizio l’approntamento di una terza Divisione,la Ciclone,che non fu mai completato.
Il nome Folgore:
-fu attribuito alla nostra 1^ Divisione Paracadutisti soltanto nella prima decade di agosto ’42 quando la Grande Unità era già in Africa,mentre in precedenza era stata denominata 185^Divisione di Fanteria,poi Cacciatori d’Africa;
-durante la guerra di liberazione fu utilizzato dal Gruppo di Combattimento,costituito dal set.’44 sulla base della D. Nembo,e dallo Squadrone F del Cap. Gay;
-durante la Repubblica Sociale fu assegnato al Rgt. costituito dai Btg. I Folgore, II Nembo e III Azzurro.
Nel dopoguerra si ebbero una Divisione di Fanteria poi Meccanizzata(non Par.) Folgore e infine,dal 1° gen.’63, la Brigata Par. che nel ’66 divenne Folgore.
Quel nome era stato proposto da Alberto Bechi Luserna ; accolto con entusiasmo da tutti i Paracadutisti, divenne immediatamente il grido di assalto nella battaglia di El Alamein.”Folgore ! … e si moriva” è il titolo significativo di un libro/diario di Raffaele Doronzo del IX/187° .
Alla conclusione del trasferimento in Africa(15 ago.’42) la Divisione aveva nei ranghi circa 5000 uomini, avendone lasciato in Patria un migliaio (Comando del 185° Rgt.,III Btg.,un Gr. di Art.,una Cp. Guastatori,la Cp. Motociclisti) destinati a dar vita alla Divisione Nembo
In Africa la Folgore:
– si batté inizialmente per aliquote,distinguendosi per ardito pattugliamento notturno che la rese padrona della terra di nessuno ed ottenne il generale riconoscimento da parte sia avversaria sia alleata e nazionale;
– operò poi unitariamente in ruolo difensivo all’estremo sud dello schieramento Italo-Tedesco dalla prima decade di ottobre fino al 2 nov. quando ripiegò soltanto su ordine;
– si espresse ai più elevati livelli di eroismo fino a quando il Ten. Col. Zanninovich presentò al Col. Camosso gli ultimi 302 superstiti mentre gli avversari,ammirati,rendevano l’onore delle armi. Era il 6 novembre, nell’area del Gebel Kalakh-meridiano di Fuka.
Altri sopravvissuti,generalmente negli ospedali,al comando del Cap. Lombardini nel 285° Btg. Folgore proseguirono la lotta in Tunisia fino al 10 mag. ’43 a Takrouna e Capo Bon,quando l’Africa fu da noi abbandonata.

Il valore espresso dagli Uomini Folgore risulta evidente dal numero delle massime decorazioni loro conferite. Ad El Alamein si batterono più di 100.000 Italiani ai quali furono assegnate complessivamente 36 Medaglie d’Oro al V. M., così ripartite: 22 ai 5000 Paracadutisi; 14 a tutti gli altri.
Sembra opportuno elencare i nomi di quei nostri 22 eroi che ci onorano e ci animano per sempre.

MEDAGLIE D’ORO ALLA MEMORIA :

C/le Magg. ANDRIOLO, Ten. BANDINI, Par. CAPPELLETTO, Par. CESARONI, STen. GAMBAUDO, Serg. Magg. GIARETTO, Ten. GOLA, Par.LUSTRISSIMI, Serg. Magg. PIRLONE, C/le Magg. PONZECCHI, Magg. ROSSI, Cap. RUGIADI, Cap. C. RUSPOLI, Ten.Col. M. RUSPOLI, Cap. SIMONI, STen. STASSI.

MEDAGLIE D’ORO A VIVENTI :
Ten. BRANDI, Par. FRANCHI, STen. LUCCHI, Par. MISSERVILLE, Serg. Magg. PISTILLO, Ten. STARACE.

Alle massime decorazioni individuali si aggiungono quelle concesse alle Bandiere di tutti i Rgt.: 186°,187°e 185° Art., con identica motivazione.
Gli Uomini Folgore:
– erano stati colpevolmente inviati in Africa privi di una logistica anche “elementare”;
– sopportarono condizioni igienico sanitarie e alimentari da incubo;
– soffrirono “ malattie del deserto” che provocarono debilitazione e oltre il 30% di perdite;
– agirono in situazioni di grave inferiorità di personale, forze aeree e contraerei, mezzi blindo-corazzati e controcarri.
***
La Divisione Nembo fu a tutti gli effetti erede della Folgore. Gli Uomini Nembo ne erano consapevoli e sentivano il dovere di esserne degni. Vi furono Uomini Folgore che,scampati alle vicende di El Alamein, servirono poi con pari onore nella Nembo.

Tra questi:
– Col. Bechi Luserna, Cte di Btg. e di Rgt. ad Alamein, poi Capo di SM della Nembo e prima M.O. della nuova G.U. ,ucciso da mano fratricida;
– Ten. Col. Izzo, Cte del V Folgore,ferito e decorato di M.A. ad Alamein divenne Capo di SM della Nembo a Filottrano, poi Cte del II Nembo a Grizzano ove fu decorato di Medaglia d’Oro;
– Ten. Col. Valletti Borgnini, Cte del IV Folgore e M.A. ad Alamein, Cte del XV Nembo e ancora M.A. a Filottrano;
– Cap. Mainetto,Cte di Cp. ad Alamein, promotore dell’avventuroso recupero dei paracadute dall’Africa, poi collaboratore del Col. Bechi nella Nembo e ancora autore del vano tentativo di recuperarne la salma in mare,sulle Bocche di Bonifacio;
– Cap. Lucchi, Artigliere-mortaista, ferito e M.O. ad Alamein, poi Cte di Cp. Guastatori con la Nembo a Filottrano;
– Serg. Magg. Cordedda,ferito e decorato di M.A. con il IV Btg. ad Alamein,caduto e ancora decorato di M.A. a Filottrano con la Nembo.
***
La Nembo fu costituita il 1° nov. ’42 al Comando del Generale  Ercole Ronco con la denominazione di 184^ Divisione  di Fanteria Nembo.

Nel maggio  ’43 i suoi Reggimenti  ebbero in consegna la Bandiera di Guerra con una solenne cerimonia a Firenze.
In quel periodo il 185° fu destinato a condurre operazioni di controguerriglia contro i partigiani di Tito nell’alto Isonzo,che si conclusero rapidamente con grande successo.
Nel giugno ’43 la G. U.,ad esclusione del 185°, fu schierata in Sardegna con compiti antisbarco e antiaviosbarco in cooperazione con forze tedesche.
Dopo l’invasione della Sicilia, nel lug. ’43, il 185° Rgt. fu destinato ad operazioni difensive nella stessa Sicilia, poi in Calabria.
All’armistizio del 8 settembre dopo un comprensibile “travaglio” iniziale connesso con la incompatibilità del concetto di resa con lo spirito Paracadutista,la Nembo restò con le armi in pugno e, nella grande maggioranza, fedele al giuramento prestato e al Governo legittimo-unico Governo esistente in Italia alla data dell’armistizio-,partecipando successivamente alla campagna per la liberazione,previa trasformazione in Divisione d’Assalto e con un totale di circa 6000 uomini.
Come la Folgore in Africa,anche la Nembo in Sardegna ebbe problemi logistici e ambientali.

La malaria produsse effetti deleteri neutralizzando circa 1/3 della forza.
Nella lotta per la libertà la Nembo:
– alimentò i Servizi Segreti nazionali e alleati;
– diede vita allo Squadrone F che iniziò per primo l’avanzata verso nord,il 6 ott. ’43,una settimana prima della dichiarazione di guerra alla Germania,dalla zona di Lucera(FG) esplorando per la 1^D. Canadese;
– partecipò alle operazioni sulla linea Gustav(Cassino) dai primi di feb. ’44 con il 185° Rgt.,divenuto CLXXXV
Rep. Par. Arditi, inserito nel 1° Rgpt. Mot. e nel maggio seguente con l’intera G.U. rientrata dalla Sardegna, al comando del Gen. Morigi, costituendo l’ossatura del Corpo Italiano di Liberazione;
– trasferita al settore adriatico,liberò i capoluoghi di Chieti,Aquila,Teramo,Ascoli Piceno e Macerata, fino al grande appuntamento di Filottrano e oltre.
A Filottrano, posizione decisiva per la conquista dell’obiettivo strategico-il porto di Ancona-la Nembo fu chiamata all’attacco di una posizione naturalmente forte,circondata da alte e solide mura,difesa da 2 Btg. Tedeschi ben dotati di Artiglierie e Mortai, protetti da un articolato e profondo sistema di ostacoli artificiali, provvisti di una riserva blindo- corazzata.
I Paracadutisti della Nembo giunsero a contatto dopo aver percorso centinaia di km a piedi,nel caldo estivo, lungo un itinerario montano-collinare seminato di ostacoli di vario ordine,con pesanti carichi a spalla.
L’attacco fu garibaldino. Rifulse lo sprezzo del pericolo degli esploratori e dei guastatori,come è testimoniato dai Polacchi e dagli stessi Tedeschi. La sera del 8 luglio  dopo che i nostri avevano conquistato e difeso da una serie di contrassalti l’ospedale della città esaurendo ogni riserva, i Tedeschi, allo stremo,ricevettero dal loro Comando l’ordine di ripiegamento.

All’alba del 9 luglio gli Esploratori del XIII Btg. Nembo issarono il Tricolore sulla sommità dell’acquedotto,il punto più alto della città.
Le perdite della Nembo furono di 131 caduti,ora elencati in una lapide nell’atrio del palazzo Comunale della città,e 287 feriti: l’episodio più cruento dell’intera guerra di liberazione.

Il comportamento della Divisione fu particolarmente apprezzato dagli Alleati che nei giorni successivi decisero di elevare la partecipazione Italiana alla lotta autorizzando e sostenendo la costituzione di 6 Gruppi di Combattimento:
CREMONA, FOLGORE, FRIULI, LEGNANO, MANTOVA e PICENO.
Le ricompense conferite alle Bandiere e agli Uomini Nembo furono del tutto inadeguati.
La Divisione fu sciolta nel set. ’44 per dar vita al Gruppo  di Combattimento .Folgore insieme al Rgt. San Marco della Marina.
In 1^ linea dai primi di mar. ’45 il Gruppo  di Combattimento  fu protagonista dei combattimenti conclusivi,quale quello di Grizzano,contro i Par. Tedeschi,i famosi “Diavoli Verdi” di Cassino: uno scontro drammatico tra Paracadutisti,nessuno dei quali disposto a cedere. La posta in palio era la liberazione di Bologna. La sera del 19 apr. ’45 gli Uomini Nembo prevalsero e l’indomani Bologna fu libera. I nostri lasciarono sul campo 33 caduti,tra i quali 3 ufficiali.
La sera del 20 aprile  226 Paracadutisi . dello Squadrone Folgore e della Centuria Nembo si lanciarono in val Padana per ostacolare il ripiegamento dei Tedeschi dalla linea Gotica e impedire l’allestimento di nuove linee di difesa,adottando tecniche proprie della guerra non convenzionale. Fu l’ultimo aviolancio della 2^ guerra mondiale nel teatro europeo,che ebbe pieno successo, al prezzo di altri 31 nostri caduti.
Ci sentiamo di affermare che i Paracadutisti Italiani avevano onorato l’ammonimento di Mazzini :
“ TEMO MENO LA SCHIAVITU’  CHE LA LIBERTA’ RECATA IN DONO ”.
Livorno,aprile 2018.
Par. Giovanni Giostra e Dario Orrù.

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