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Pubblicato il 12/04/2017

GAS IN SIRIA: COSA NON TORNA

PARMA- Oltre alle immagini di “vittime” sorridenti dopo il fatto, sulla cui veridicità non è possibile pronunciarsi ( c’è chi avanza l’ipotesi delle solite bufale di cui i siti sociali sono pieni per il 75%, ndr) , c’è qualche argomento più concreto che ci spinge ad avere qualche dubbio sulla veridicità della versione mondiale anti-Assad: sono quelli di militari che conoscono le procedure di utilizzo di armi letali come quelle e la conseguente lunga catena di comando, controllo ed esecuzione che un governo deve attivare:

Governo e stato maggiore della Difesa devono decidere l’impiego dei gas; successivamente l’azione deve essere pianificata e demoltiplicati gli ordini ai vari livelli locali per stabilire tempi, orari di decollo e rientro, rotte d’attacco, obiettivi. Vanno emanati gli ordini operativi per prelevare dagli arsenali le armi chimiche prescelte, bisogna armare i cacciabombardieri, inviarli sul bersaglio guidati dagli acquisitori d’obiettivo sul terreno, allontanare unità amiche dal raggio d’azione dei gas e verificare i risultati. Considerato che le forze armate siriane sono sotto stretta tutela strategica da parte dei “consiglieri” militari di Mosca, queste operazioni risulterebbero ancora più difficili da attuare. I russi non avrebbero mai autorizzato l’intervento.non foss’altro che per ragioni di convenienza politica

Qual è la utilità di un attacco con i gas su una località già sotto assedio?

L’utilizzo di gas può essere previsto da un capo dio governo che volesse mettersi contro le leggi internazionali e quindi l’ opinione pubbica mondial, se fosse l’unico “utile” modo per ottenere il risultato o per moltiplicarne gli effetti. A Khan Sheikhun artiglieria pesante e attacchi aerei convenzionali avrebbero ottenuto lo stesso risultato – massacrare decine di persone, donne e bambini compresi -, spianando gli edifici da attaccare con bombe ad alto potenziale “normali” che sembrano fare meno effetto sull’opinione pubblica, con gli stessi prribili danni.
La tesi esposta dal ministero della Difesa russo è quella dell’esplosione involontaria di un arsenale ribelle.

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