OPINIONI

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Pubblicato il 13/10/2014

GENITORI INETTI E FIGLI DELINQUENTI: UN ALTRO ASPETTO DEL FALLIMENTO ITALIANO

Ecco l’esercito dei baby killer Trionfa l’effetto pulp di Gomorra

Valeria Di Corrado Sono aggressivi, prevaricatori e sadici. Non conoscono limiti e non si fermano più davanti a nulla.

Sono aggressivi, prevaricatori e sadici. Non conoscono limiti e non si fermano più davanti a nulla. Un esercito di piccoli criminali che, a parte l’età anagrafica, non hanno niente da invidiare agli adulti. È da abbondare lo stereotipo secondo cui a delinquere siano ragazzi stranieri o appartenenti a classi sociali disagiate. Nel 2006 sono entrati negli istituti penali per i minorenni 781 giovani nati all’estero, a fronte di 581 nati in Italia. Nel 2013 la proporzione si è capovolta: 653 italiani contro 548 stranieri, provenienti dall’area dell’ex Jugoslavia (Bosnia in primis, seguita dalla Serbia), Romania e Croazia; mentre in ambito extra-europeo le nazionalità più ricorrenti sono Marocco, Egitto e Tunisia.

Per quanto riguarda la tipologia di reati, dai dati forniti dal Dipartimento della Giustizia minorile emerge che i fascicoli aperti al 30 settembre 2014 sono 16.437 per furti e rapine, 4.580 per spaccio di stupefacenti, 4.658 per lesioni personali volontarie e 2.858 per violenza privata o minacce. A ciò si sommano i 2.406 minori denunciati per episodi di ricettazione, 2.234 per detenzione di armi, 1.758 per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Destano impressione gli 869 casi di violenze sessuali che hanno avuto per protagonisti ragazzi (nel Lazio 21 casi da gennaio a oggi sono stati già definiti) e i 188 baby sfruttatori della prostituzione e della pornografia minorile. Sono poi 84, a oggi, gli adolescenti accusati di omicidio volontario e 153 per tentato omicidio. «Dall’inizio di quest’anno ci sono già stati tre casi nel Lazio – spiega il presidente del Tribunale per i minorenni di Roma, Melita Cavallo – È il sintomo di una crescita della violenza tra i giovani: non controllano più i loro istinti, sia nella vita, sia nella commissione dei reati. Trattiamo sempre più spesso casi di abusi sessuali su bambini o bambine più piccole, perlopiù con problemi di disabilità. La colpa è di tutte le agenzie educative: la famiglia ha la responsabilità di dare i giusti messaggi, la scuola li deve rafforzare e la società non dovrebbe contaminarli. Invece oggi i ragazzi non sono abituati alle regole e al “no”, vengono educati a sentirsi più forti degli altri, a prevaricare». Lo chiamano bullismo, ma in realtà sono veri atti delinquenziali che racchiudono tanti reati: minacce, lesioni personali, violenza psicologica, maltrattamenti, stalking. Anche le ragazze diventano «bulle», perché vogliono essere considerate alla pari dei maschi. «Episodi di prevaricazione nei confronti del compagno più debole, fragile o timido, ci sono sempre stati – precisa Melita Cavallo – solo che prima ci si fermava in tempo, oggi invece la sofferenza provoca una maggiore aggressività nel gruppo. Uno fa da leader, gli altri si lasciano trascinare per non diventare loro stessi vittime. È un fenomeno sempre più esteso che costringe i genitori a portare il figlio in un’altra scuola, con la vittoria dei bulli che attaccheranno subito un altro compagno. Il nostro Tribunale ha inviato una nota al ministero dell’Istruzione e ai presidi degli istituti superiori del Lazio per chiedere interventi mirati». Gli episodi verificatisi nel prestigioso liceo romano Chateaubriand, con botte dei ragazzi più grandi ai più piccoli e insulti razzisti dei bianchi contro i neri, sono la testimonianza che l’emergenza violenza è trasversale a tutte le classi sociali.

Valeria Di Corrado

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