CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 12/02/2014

GIRONE E LA TORRE- INTERVIENE IL TEN COL GIANFRANCO PAGLIA: RIMANIAMO UNITI

CASERTA
Sulla vicenda dei fucilieri di marina Girone e La Torre é intervenuto il Ten. Col. Gianfranco Paglia, consigliere del Ministro della Difesa, facendo appello a tutte le forze politiche affinchè non lesinino alcuno sforzo per riportare a casa i due fucilieri della Marina, viste anche le posizioni delle Istituzioni indiane. ”

Mai come in questo momento – ha dichiarato – é necessario continuare ad essere uniti senza compiere atti avventati. I due Marò, in spregio ad ogni norma di diritto internazionale stanno rischiando una pesante condanna e questo, un Paese civile, come l’Italia, non può permetterlo. È fondamentale che il pressante dibattito politico interno alla nostra Nazione, non crei problemi rispetto a questa delicata questione. È desiderio di tutti che questi due servitori dello Stato rientrino in Italia al più presto come uomini liberi. Sono sicuro che tutti faranno pienamente il proprio dovere. Personalmente da uomo e da soldato ringrazio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per la dignità dimostrata in questi due anni. Una lezione per il Paese e per il mondo intero. Ecco perchè non tutti possono giurare fedeltà alla Patria perchè non tutti sono in grado di onorare questo giuramento fino in fondo.”

L’ ONU SI TIRA FUORI

L’ONU come Ponzio Pilato sul caso marò. «È meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento delle Nazioni Unite» ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel giorno in cui il ministro degli Esteri, Emma Bonino, si è rivolta all’Alto Commissariato per i Diritti Umani sul caso dei due militari italiani trattenuti in India, «per violazione dei diritti umani, per quanto riguarda la mancanza di un capo di imputazione per i marò da parte dell’India dopo due anni, accompagnata da una restrizione della libertà». In precedenza, anche il portavoce del palazzo di vetro, Martin Nesirsky, aveva affermato che la vicenda viene considerato all’Onu come «un caso che riguarda i due Paesi», Italia e India.

Contravvenendo ( lo facciamo raramente) alla regola delle opinioni separate dalla cronaca,pubblichiamo un articolo di ITALIA OGGI che incontrerà di certo l’approvazione dei nostri lettori:

A INDIA’ FACCE RIDE

ITALIAOGGI
sezione: Primo Piano data: 12/2/2014 – pag: 4
autore: di Diego Gabutti
In controluce

Se i marò restano in India accusati persino di terrorismo, la colpa è dell’Italia senza prestigio e dell’Europa che si sente poco bene

Un leader che non mette paura a Matteo Renzi difficilmente metterà paura alla magistratura indiana decisa a processare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per «terrorismo», come se i due fucilieri della nostra Marina fossero islamisti ossessivi d’al Quaeda beccati fuori da un’ambasciata con venti candelotti di dinamite nel tascapane. Ma il presidente del consiglio, insieme al suo redivivo ministro degli esteri, Emma Bonino, si è finalmente deciso a fare la voce grossa. È tardi, però. Protestare non serve più, nemmeno in coro col consiglio europeo (che del resto si è limitato a mugugnare, senza metterci un particolare impegno, qualche timido reclamo). Per ottenere non diciamo un risultato, anche minimo, ma almeno un po’ d’attenzione e di rispetto da parte dei politici e dei magistrati indiani non bastano gli scatti d’orgoglio d’Emma Bonino e i tweet d’Enrico Letta, ma servirebbero un prestigio e un’autorevolezza che, in questo momento, all’Italia decisamente mancano. Anche l’Europa conta poco: la sua diplomazia eticheggiante, da conferenza stampa, è puro folklore, come la retorica da talk show di terza serata. Per di più l’Europa, nominandola senza virgolette, è normalmente avara persino di belle parole, che pure non costano niente. D’altra parte, se intorno alla questione dei nostri marò, un atto grave di bullismo internazionale da parte del governo indiano, l’Italia ha subìto senza reagire per due anni, non si capisce perché debbano scaldarsi al suo posto i «partner europei», o gli «alleati occidentali». Per la politica estera, finita la guerra fredda, la classe politica italiana ha mostrato un interesse sempre più scarso, talvolta un vero e proprio fastidio, fatta eccezione per il pacifismo o il bellicismo occasionali in caso di guerre altrui, o di missioni militari. Quando l’Italia capita, per caso o per forza, in una crisi diplomatica, tipo i barconi degl’immigrati a Lampedusa o l’affaire dei due «marò», la nostra nomenklatura sbuffa infastidita, o si guarda intorno vagamente stupefatta, come se un altro marziano, dopo quello di Flaiano, fosse atterrato a Roma con un disco volante. A marzià, facce ride. Neanche quando la politica estera ci riguarda da vicino, sempre come nel caso dei marò e degli sbarchi, ottiene l’attenzione che da noi s’accorda più facilmente ai «vaffa» di Beppe Grillo e alle citazioni di Furia Cavallo del West da parte del neosegretario democratico. Concepiamo, politicamente e giornalisticamente parlando, una sola politica estera: il burlesque diplomatico (le nipotine di Mubarak, il «lettone» di Vladimir Putin, i sorrisetti di Merkel e Sarkozy, il baciamano a Gheddafi). Anche oggi, a pensarci, c’è un ché di gossiparo nella reazione di Letta e Bonino alla salgariana accusa di «terrorismo» che l’India mistica e misteriosa, con sprezzo del ridicolo, ha lanciato a Latorre e Girone, dunque all’esercito italiano e all’Italia. In politica estera e in diplomazia, se si vuole ottenere attenzione e rispetto dai prepotenti e dalle canaglie, servono muscoli, autorevolezza e prestigio, come si diceva più sopra. Serve anche un minimo di tempismo: non si può reagire alle offese con anni di ritardo. Ma serve anche un po’ di senso dell’umorismo: quando l’accusa che la magistratura indiana rivolge all’Italia è quella d’essere un paese dedito al terrorismo, si deve reagire con le risate. Si convoca l’ambasciatore indiano e gli si chiede di raccontarci un’altra barzelletta. A indià, facce ride.

Leggi anche