CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

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Pubblicato il 23/03/2017

IERI LA GIORNATA DEDICATA AI CADUTI DEI SERVIZI ITALIANI

nella foto: da sinistra:Vincenzo Licausi, Nicola Calipari, Lorenzo D’Auria , Pietro Antonio Colazzo
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PARMA- Con un basso profilo tipico della professione, è stata istituita la ‘Giornata della memoria dei caduti dei Servizi di informazione per la sicurezza’: un omaggio a tutti gli appartenenti agli Organismi informativi che nel corso della storia, dentro e fuori i confini dell’Italia, hanno silenziosamente sacrificato al dovere la propria vita.

Il 22 marzo in coordinamento con altre amministrazioni pubbliche, istituzioni universitarie, culturali, scientifiche, associazioni ed enti privati interessati, la presidenza del Consiglio chiede che vengano assunte iniziative di informazione e comunicazione volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e in particolare i giovani sul significato del sacrificio dei Caduti dell’intelligence in Italia e all’estero.
La cerimonia di ieri è avvenuta nel piazzale dei Caduti di Forte Braschi, la sede della nostra intelligence. Vi hanno preso parte i familiari dei Caduti, il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il Presidente del COPASIR Giacomo Stucchi, il Direttore generale del Dis Alessandro Pansa, il Direttore di AISE Alberto Manenti, il Direttore di AISI Mario Parente, unitamente ai vertici delle Forze Armate e di Polizia, ai ministri del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR), e ai membri del COPASIR.

Il Presidente del Consiglio ha deposto una Corona d’alloro con nastro tricolore. Alle ore 11.00 in tutte le sedi del Comparto è stato osservato un minuto di raccoglimento

VINCENZO LI CAUSI
(1952-1993)

Inizia la sua carriera nel 1974 nell’allora SID, il Servizio informazioni della Difesa. Entra poi a far parte del SISMI (oggi AISE) con compiti che lo portano ad operare in molte parti del mondo. Inviato in Somalia, in supporto del contingente italiano nell’ambito della missione internazionale ‘Restore Hope’, finalizzata a far cessare la guerra civile in quel Paese, muore il 12 novembre 1993, vittima di un agguato.

Nicola Calipari

(1953-2005)

Dopo una brillante carriera nella Polizia di Stato, nel 2002 prende servizio al SISMI, in qualità di responsabile della ricerca estera.
Forte di una grande esperienza operativa anche in aree ad altissimo rischio, dirige, in Iraq, l’operazione per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata a Baghdad il 4 febbraio 2005 da un’organizzazione terroristica.
Perde la vita il 4 marzo 2005 sulla strada che conduce all’aeroporto internazionale della capitale irachena, quando la macchina su cui viaggia assieme alla donna venne fatta segno di numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi a partire da un check-point USA. Nei pochi istanti in cui si consuma il tragico incidente, ha la prontezza e l’abnegazione di riparare con il proprio corpo la Sgrena, che rimane comunque ferita.
Un ultimo gesto che rappresenta – nelle parole impiegate dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in occasione della consegna ai familiari della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria – «una testimonianza (…) non solo di come si serve lo Stato, ma di come si opera per l’umanità, per chiunque ci sia fratello nelle nostre vite».

Lorenzo D’Auria

(1974-2007)

Agente del SISMI, era stato inviato in Afghanistan con compiti di supporto informativo al contingente italiano operante nell’ambito della missione ISAF.
Viene rapito dai Taliban il 22 settembre del 2007 mentre, insieme ad un collega e ad un interprete afghano, sta svolgendo una ricognizione a nord di Farah, nei pressi di Shindand, area dell’Afghanistan occidentale posta sotto la competenza italiana.
Rimasto gravemente ferito nel blitz per la liberazione degli ostaggi – in cui vengono uccisi tutti gli otto sequestratori – muore il 4 ottobre 2007, all’Ospedale militare del Celio di Roma.
Aveva solo 33 anni.

Pietro Antonio Colazzo

(1962-2010)

Perde la vita il 26 febbraio del 2010, in un attacco Taliban che semina il terrore per quattro ore consecutive a Kabul, provocando un totale di 18 morti e oltre 30 feriti.
Dopo che alcuni attentatori suicidi si fanno esplodere all’ingresso di tre alberghi, notoriamente frequentati da stranieri e considerati simboli della rinascita di Kabul, il resto del commando irrompe negli stabili aprendo il fuoco. All’interno di uno degli hotel presi di mira c’è anche Pietro Antonio Colazzo, un agente dell’AISE che, profondo conoscitore del dari, uno dei dialetti afghani, si muove nel Paese con grande facilità e non comune competenza.

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