OPINIONI

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Pubblicato il 29/09/2016

IL BARCONE POZZO DI SAN PATRIZIO . OPERAZIONE MEDIATICA A SPESE NOSTRE

Renzi ha deciso il recupero del peschereccio bloccato sul fondo a 370 metri di profondità per riportare a riva i dei clandestini affogati che si erano volontariamente messi in mare nell’aprile 2015.

La decisione era del tutto ingiustificata e priva di significato logico: ci sono almeno 13 mila cadaveri nel mediterraneo vicino a casa nostra, di cui 10 mila affondati. Perché organizzare un costosissimo recupero , difficilissimo, solo per loro?

Il presidente del Consiglio ha perfino dichiarato di voler “mettere il barcone davanti alla nuova sede del Consiglio europeo”, a Bruxelles. Una operazione esclusivamente mediatica, quindi.
L’imbarcazione è stata individuata dai sommozzatori della Marina e imbragata dopo giorni di lavoro. Le difficili condizioni del mare impedivano di proseguire, quindi il peschereccio è stato riaffondato.

In giugno il secondo tentativo con la Fagioli di Reggio-Emilia, politicamente visini al PCC7DS/PDS da sempre , corrisposti con lavoro ad alto reddito come quello Costa Concordia,

L’ operazione è fallita per la seconda volta, perché volevano imbragare il relitto con una grande fascia refrigerante, che avrebbe dovuto conservare i corpi delle vittime, ma le correnti, hanno reso impossibile l’operazione.

Il peschereccio è stato comunque trasportato nella rada di Augusta (Siracusa) e collocato sotto un tendone refrigerato.

I Vigili del fuoco sono stati chiamati a fare i necrofori con tute generalmente di tela, talvolta addirittura di carta, e mascherine improvvisate.

Libero Costantino Saporito, rappresentante nazionale dell’Unione sindacale di base dei Vigili del fuoco, ha dichiarato: “È qualcosa che non si può descrivere: centinaia di corpi rimasti più di un anno sul fondo marino e chiusi in una stiva che poteva contenerne al massimo 40. Donne, bambini, neonati, anziani: tutti in un unico, impressionante groviglio”.

A quel punto, Carlo Giovanardi, senatore del gruppo di Idea, e Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, hanno presentato un’interrogazione congiunta al governo Renzi, chiedendo il perché dell’operazione e sottolineandone il costo elevato: circa 10 milioni di euro, spesi mentre c’è carenza di “fondi per la ricerca e il salvataggio di persone che possano essere ancora in vita, italiani o migranti”.

STRALCIO DELL’ARTICOLO DI PANORAMA DEL 29 SETTEMBRE 2016
Ecco uno stralcio di un articolo di Panorama , a firma di Maurizio Tortorelal:

Giovanardi e Gasparri hanno chiesto anche un dettaglio dei costi e il perché dell’assegnazione dei lavori alla Fagioli.

Era l’inizio di luglio. All’interrogazione però non è arrivata alcuna risposta, e anzi è stato a quel punto che si è iniziato a parlare di assurdi esami del Dna.

In un nuovo cortocircuito d’irrazionalità e propaganda, s’è infatti ipotizzato di sottoporre i poveri resti dei migranti, infilati del tutto casualmente in centinaia di sacchi neri (alcuni documenti parlano di 458 “body bag”, altri di 675 salme, ma ci sono articoli di quotidiano che arrivano a calcolarne 700), a un esame autoptico teso a “definire nazionalità e possibilmente l’identità di ciascuno”.

Il 15 luglio il prefetto di Siracusa, Armando Gradone, ha spiegato in una conferenza stampa che questa operazione Dna-identificazione sarebbe stata affidata alle tre università siciliane, che sarebbe stata coordinata da una luminare del settore come Cristina Cattaneo, dell’Università di Milano, e che il suo costo sarebbe stato di circa 9,5 milioni.

Eppure è impossibile identificare le povere vittime, dissolte come sono in un groviglio; e soprattutto sarà assai improbabile che dall’Africa arrivino richieste di informazioni sulla sorte di parenti e congiunti in fuga e scomparsi, per di più corredate da campioni genetici per il confronto.

Così siamo arrivati a un totale di circa 20 milioni di euro, spesi del tutto irrazionalmente.

Con un’appendice velenosa e triste: perché il 28 giugno scorso è naufragato davanti alle coste di Porto Palo (Siracusa) un peschereccio italiano, comandato da Giovanni Costanzo, 62 anni. Dopo due giorni la Capitaneria di di porto ha sospeso le ricerche: le ricerche costano, hanno detto i responsabili, e purtroppo non ci sono fondi.

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