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Pubblicato il 25/03/2014

IL COCER CARABINIERI ATTACCA: VOLETE RIDURRE I CARABINIERI COME PRECARI IN STATO DI POVERTA’

PARMA- Il Cocer Carabinieri passa all’attacco: il carabiniere-scrivono- rischia “di non avere certezza sulla sua pensione” e “di non avere riconosciuto il secondo pilastro del sistema previdenziale per la mancata creazione della previdenza complementare, che avrà risvolti seriamente negativi per gli arruolati dopo l’ 1 gennaio 1996”.

Per coloro che si sono arruolati dopo questa data, la pensione sarà pari al 55 per cento di quanto percepito con l’ultima retribuzione, a differenza dei colleghi più anziani che invece possono contare su una pensione pari all’ultima busta paga, ma senza le indennità. A conti fatti, se un carabiniere il suo ultimo giorno di servizio percepisce uno stipendio di circa 2 mila euro, andrà in pensione con poco più di mille euro al mese. Ma il rischio maggiore è che sarebbero tanti quelli che invece si ritroverebbero a riceverne addirittura meno.

DOPO LA RIFORMA del 1994, per evitare queste pensioni ai limiti della povertà, lo Stato aveva deciso di istituire una previdenza complementare, ma distanza di 20 anni non c’è nè alcuna traccia . La previdenza complementare avrebbe dovuto riguardare l’intero comparto difesa e sicurezza (militari, forze di polizia e vigili del fuoco): servirebbero circa 5 miliardi di euro, ovvero una cifra gigantesca.

Blocco degli stipendi, razionalizzazione e aumento del costo della vita hanno messo i Carabinieri – scrive il Cocer – in uno stato di ‘ abbandono ’ da parte dello Stato.

I carabinieri, scrivono , “sono e saranno sempre attori di un film, il cui copione è talvolta scritto da interlocutori che poco o nulla hanno cognizione del tema sicurezza”. I legislatori sono definiti “registi e scrittori impresentabili alla società, con varie sfaccettature raffigurabili forse da film come Il giorno della civetta, il prefetto Dalla Chiesa o i giudici Falcone e Borsellino”. Deputati e senatori, secondo il Cocer, si “rendono portavoci” del disagio delle comunità che vedono per via della razionalizzazione chiudere le caserme e i presidi dello Stato, ma “dovrebbero lottare nelle sedi competenti affinché la Sicurezza sia l’ultimo pilastro da indebolire con manovre economiche eseguite senza criteri specifici e tecnici”.

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