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Pubblicato il 22/01/2014

IL CORRIERE DELLA SERA SCRIVE L’ARTICOLO DELLA (FINTA) LIBERAZIONE DEI DUE FUCILIERI OSTAGGIO DELL’ INDIA


IL CORRIERE – ed Veneto – del 22 Gennaio 2014
Così hanno Liberato i Marò Ma è solo un Racconto
di EDUARDO SIVORI
La notizia sembra, anzi lo è, un fulmine a ciel sereno. Quando ormai la speranza di rivedere a casa i due Marò, militari italiani, detenuti illegalmente in India, era svanita, sentire e vedere su tutte le reti televisive che erano stati liberati ed erano già atterrati a Roma, ci riempie di felicità. Sentiamo i particolari, scarni ed imprecisi. Cerchiamo conferme sulle modalità; solo l’uscita di notizie sui quotidiani on line ci fa capire che è successo un fatto che nessuno di noi avrebbe mai preconizzato, sia per il carattere italico, modificato da anni di eclisse di valori, sia perchè non crediamo ancora ad un politico che si assuma tanta responsabilità. In poche parole ecco cosa è accaduto. Tre incrociatori, l’unica portaerei della Marina, ed una nave appoggio erano da tempo nelle acque internazionali prospicienti il Kerala, lo stato indiano dove si svolge, meglio si svolgeva, il processo ai nostri marinai. Approfittando di una notte buia, nuvolosa e senza luna, verso le 2 i marinai sono stati prelevati dalle loro stanze e portati, nel massimo silenzio, sulla riva dell’oceano, in una spiaggia isolata. Poco dopo, sbucati apparentemente dal nulla, sono apparsi 3 elicotteri, giunti fin li dalla nave militare, volando a 200 piedi dall’acqua, ( circa 60 metri) per non essere intercettati dai radar. Rapido atterraggio, rapidissimo sbarco degli incursori della marina per proteggere l’operazione, veloce imbarco dei militari e dei due autisti indiani, che avendo aiutato due detenuti, avrebbero rischiato la vita, quando scoperti, e velocissimo decollo con prua verso il mare aperto. Ora, analizzando tutto, l’operazione non può nemmeno lontanamente paragonarsi a quella del governo israeliano ad Entebbe, Uganda, di molti anni fa, e che ha fatto storia. Ma un particolare rende questa più significativa. Il presidente del Consiglio, il ministro della Difesa, appena si era sparsa la notizia, frammentaria ed imprecisa, avevano detto che non ne sapevano niente, che se qualcuno avesse realmente fatto una cosa del genere, era a loro insaputa. Insomma avevano preso le distanze da un fatto che, ora, aveva avuto il plauso di tutta l’opinione pubblica, di tutti i partiti, di quasi tutta l’informazione. E grande affetto veniva, almeno a parole, professato per i militari che avevano ideato, preparato, organizzato, effettuato quanto nessun politico aveva avuto il coraggio neppure di pensare. Grandi festeggiamenti si prepareranno in Veneto, dove due sindaci del vicentino avevano rifiutato per specifica protesta, con un senso di dignità molto forte, ahimè perso dalla politica nazionale, un invito dell’Ambasciatore indiano ad una cerimonia. Altri se ne dovrebbero organizzare a Venezia, titolare del «Leone di S. Marco», come brand universalmente noto, che i due militari hanno portato, con fiera dignità, e rispettato, tornando in India, spinti da un governo più sensibile agli affari che all’onore. Caro lettore, tutto ciò che hai letto è frutto solo della fantasia, non è vero ma solo verosimile. Potrebbe essere vero se non ci fosse modestia e mediocrità sia politica che tecnica. Però, se non ci fossero, non ci sarebbe stato neppure il fatto, l’affidamento di personale militare ad organizzazioni commerciali, ancorché marittime. Conniventi sia la politica che la tecnica, per motivi non ancora chiari, ma intuibili. eduardosivori@alice.it

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