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Pubblicato il 12/06/2019

IL MINISTRO DELLA DIFESA RISPONDE VIA FACEBOOK AL PARACADUTISTA WALTER CECCHETTIN

La Provincia di Como
pagina: 42 sezione: Provincia data: 12/06/2019

Il ministro risponde al parà malato «Basta prese in giro, sarà risarcito»


Il caso Cecchettin aveva scritto a Di Maio: via Facebook arriva la replica di Trenta (Difesa) «Conosco la sua situazione e quella di tante famiglie, la patria non intende abbandonarvi»
Il paracadutista vittima dell’uranio impoverito ha scritto una lunga lettera su Facebook indirizzata al vicepresidente del consiglio Luigi Di Maioe in un commento gli risponde il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, rassicurandolo. Walter Cecchettin da ventotto anni aspetta una risposta, le scuse ed un risarcimento dallo Stato che ha servito come militare durante la Guerra del Golfo. Per le conseguenze della presenza dell’uranio nell’area ha dovuto subire una quindicina di operazioni, alcune per asportare tumori ed ha una funzionalità del cuore poco superiore al 20%.
La richiesta
«Gentile vice presidente Luigi Di Maio, chi scrive è un caporale maggiore paracadutista in congedo della Brigata Folgore, vittima dell’uranio impoverito. Purtroppo, lo stato di salute non mi consente più di muovermi, diversamente avrei chiesto il privilegio e l’onore di poterla incontrare personalmente». Aveva scritto così il paracadutista di Lasnigo che poi saggiungeva: «Avevamo riposto, noi malati, tante speranze nel suo Movimento, che volle la IV Commissione Parlamentare, organo che amo definire la “Commissione verità”. Tempo fa, venivo ascoltato in Commissione e gli onorevoli Grillo e Rizzo… furono commoventi per la loro vicinanza e la tenacia. Mi è doloroso constatare che tutto sia finito in parole». Poi l’attacco diretto al ministro Trenta: «A ciò si aggiunga l’offesa a tutti noi malati nel constatare che il Ministro considera malato non solo chi non lo è, e non avrebbe quindi diritti in tal senso, ma che addirittura è tra i pochissimi ad essere stato risarcito ed in misura ben oltre le spettanze. Una delusione cocente». Cecchettin spiegava poi: «Dopo 28 anni mi sento preso in giro, vorrei delle risposte o si vuole aspettare che noi, più di settemila malati, ce ne andiamo. Faccio fatica ad arrivare a fine mese e a breve dovrò essere di nuovo operato al cuore, ho il 23% di funzionalità Dovrei fare un trapianto ma il rischio è poi riappaia il linfoma. Voglio solo vivere con dignità».
La replica
Ieri la replica del ministro: «Sto incontrando tanti di voi… – spiega il ministro Elisabetta Trenta in un commento sul profilo di Cecchettin -. So che siete stati presi in giro per troppo tempo». «Chiedo scusa da parte dello Stato per questo – aggiunge – . Io non lo sto facendo. Io lotterò contro chiunque cercherà di impedirmi di assicurare ai malati e alle loro famiglie la giusta attenzione e di assicurare il loro diritto a ricevere un indennizzo per il male subito. Glielo assicuro. Ho incontrato alcuni militari del Tuscania. Capisco che in questo momento non le è possibile muoversi». «Se vuole che incontri un suo familiare lo farò volentieri – conclude – . Walter io penso che la Difesa non può e non deve abbandonare i suoi uomini che hanno messo la propria vita a disposizione della patria. Non lo permetterò».

La Provincia di Lecco
pagina: 27 sezione: Provincia data: 12/06/2019

Per 70 giorni a contatto con l’uranio in Iraq
Settanta giorni, a cavallo tra il 1990 e il 1991, di missione in Iraq che hanno cambiato in peggio la vita e il fisico del caporale maggiore della Brigata Folgore Walter Cecchettin. Nella sua area operativa sarebbero state rilasciate 286 tonnellate di uranio durante la Guerra del Golfo. Dopo il periodo di missione per il paracadutista iniziano i guai, che lo portano a subire tredici operazioni, sette per asportare dei tumori con relativi cicli di chemioterapia e due trapianti di midollo osseo. Ora si trova a sopravvivere con un cuore gravemente danneggiato, con una funzionalità del 23%, aiutato da peacemaker. A Cecchettin e non solo a lui non sono stati riconosciuti aiuti: le cure le ha dovute pagare in proprio. Già nel 2001 aveva richiesto la pensione per l’infermità riconosciuta ma nel 2002 la richiesta è stata rigettata. Questo perché la domanda era stata presentata oltre i 5 anni dal congedo. Ma nessuno in quel primo periodo aveva idea quali fossero le cause della sua malattia, solo dopo è stato intuito il legame tra le missioni e il cancro. In Iraq Cecchettin era a contatto con i militari Usa e si stupiva del loro “vestiario”: «Erano coperti completamente da tute e avevano delle maschere, nelle stesse aree in cui noi operavamo con un fazzoletto davanti alla bocca. Dell’uranio impoverito lo abbiamo saputo solo nel 2000». Una invalidità che ancora non è riconosciuta. • G. Cri.

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