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Pubblicato il 29/12/2018

IL RITIRO DEGLI USA DALL’AFGANISTAN DANNEGGIA ANCHE L’ITALIA?

Il presidente Donald Trump vuol chiudere la campagna siriana. Lascerà un enorme vuoto nel complesso equilibrio che faticosamente si era creato sul campo. Poi toccherà all’Afganistan.
Si ritireranno 7000 delle 14.000 unità presenti nel Paese, togliendo gran parte delle truppe dai presidi nelle grandi nasi come Bagram, Jalalabad, Kandahar e dalla più ridotta Farah, che saranno quasi certamente oggetto di trattativa , forse già in corso, con i talebani.

Gli Stati Uniti, quindi, si sono “rimangiate” le critiche mosse ad Obama sulla strategia afghana, quando hanno rinforzato notevolmente i contingenti perche “ diamo ai militari una chiara definizione di vittoria”. Dall’attacco alla ritirata, quindi, lasciando spazio alla Russia e all’Iran in entrambi i paesi.
Il ritiro poteva esserci ad accordo di pace siglato, con qualche scaglione anticipato come “merce di scambio” con i talebani. Questa “fretta” ha generato perplessità tra gli alleati e di sicuro generarà qualche consguenza, non solo militare.
Lasciare il governo afghano da solo oggi, con le forze di sicurezza che subiscono perdite ad un ritmo di decine di unità alla settimana, significa favorirne il crollo; inoltre si scompaginano anche i piani dei Paesi alleati, compresa l’Italia che in Afghanistan ha 1000 unità delle ottomila nom americane. Le truppoe italiane e quelle sotto il controllo dell’area west convivono , come a Farah, con le basi USA. Un loro indebolimenti metterà a repentaglio anche la sicurezza dei nostri militari dispiegati nell’area e nella base. Un altro tassello che non trova una collocazione precisa è la nomina di Assadullah Khalid come ministro alla Difesa e Amrullah Saleh come ministro degli Interni, entrambi dei servizi segreti, e molto critici verso le trattative di pace con i talebani.

Grandi favorite dall’abbandono degli americani, sono Iran e Russia ; da tempo hanno i due governi hanno contatti con i talebani, che hanno incontrato tutti tranne il governo di Kabul, rinnegandolo come schiavo degli americani, e quello indiano. Si tratta di un atteggiamento che la dice lunga sulle intenzioni ostili che hanno in Pakistan e sul suolo afgano.

Dopo l’annuncio di Trump, la commissione elettorale afghana ha annunciato il rinvio delle elezioni presidenziali previste per aprile. Si tratta di una risposta alla richiesta del governo USA di attendere un eventuale accordo di pace con i talebani? Forse, ma nel frattempo il governo si è cautelato nominando due ministrui anti-talebani, pronti a dare battaglia, continuando la azione che avevano intraprese ( con qualche successo) nei servizi segreti,.
Il governo di Kabul, quindi, sa che dovrò combattere a lungo e di certo chiederà aiuto alla NATO ( che Trump critica da tempo) oppure ai singoli paesi che hanno fatto molto per il paese asiatico, come l’Italia, dal 2002.

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