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Pubblicato il 04/02/2014

IN PIENO SVOLGIMENTO IL RIENTRO DEI MATERIALI E MEZZI DALL’AFGANISTAN



foto sopra: UN ANTONOV 76 IN ATTERRAGGIO AD HERAT e la tabella delle dimensioni del modello 124 comparate con il C130j
sotto: un c130j della Aeronautica Militare in atterraggio a Shindand per caricare materiali vari, tra cui un LINCE



foto: Cortesia PIO HERAT – Cap G. Genovese

HERAT- Da qualche settimana il contingente italiano in Afganistan ha in corso una straordinaria organizzazione di trasporti terrestri, aerei e marittimi per far rientrare in Patria i materiali che hanno alimentato per dieci anni la missione RCWEST ed è il COI- Comando Operativo Interforze comandanto dal Gen C.A.Marco Bertolini, ad averne la supervisione.
Anche chi non si intende di logistica potrà intuire che si tratta della più importante operazione di movimentazione di materiali delle forze armate italiane dalla fine della seconda guerra.

UNDICI CHILOMETRI LINEARI DI EQUIPAGGIAMENTI E MEZZI ROTABILI DEVONO RIENTRARE IN PATRIA
10 anni di permanenza in Afganistan hanno generato una grande mole di mezzi, equipaggiamenti, strutture di supporto e armamenti che, per effetto della transizione, rientreranno in Italia: per comprenderne la grande quantità, basti pensare che, in colonna , occuperebbero undici chilometri lineari di strada.
La esperienza logistica “estrema” delle nostre Forze Armate, in un teatro così complesso, difficile e pericoloso, con forti interferenze geopolitiche , ha generato al suo interno una straordinaria mole di specializzazioni e capacità dei singoli uomini e dei reparti, che hanno risolto con efficienza ogni problema di consegna nei punti più avanzati dello schieramento, dalle tende ai caterpillar, dai carri armati ai ricambi per i mezzi. L’Italia ha scelto di rimpatriare quasi tutto il maeriale, al contrario, ad esempio, degli USA, che ne rottameranno una parte in Afganistan.

RITIRO VIA TERRA FINO A HERAT – TRASPORTO AEREO FINO AGLI EMIRATI- IMBARCO VIA NAVE A JEBEL ALI
La complessa operazione di rientro dei materiali in Italia inizia con l’assemblaggio ed il condizionamento dei carichi presso i luoghi di partenza, ovvero le basi, oppure i magazzini delle F O B o negli hangar dell’aeronautica e dei Reggimenti di Camp Arena. Il COI, comandato dal Generale Bertolini, dispone di “cellule operative” dislocate in ogni punto nodale del percorso, tra Herat, Al Bateen ( Emirati) e il porto di Jebel Ali ( Dubai) e rappresenta lo “spedizioniere”, ovvero l’ architetto del trasporto, pianificando le singole tratte, e prenotando i mezzi aerei e marittimi necessari.
Ogni singolo pezzo in partenza va registrato, imballato , stivato in containers ed inserito nel piano di carico (manifest) , per rendere possibile la sua identificazione all’arrivo: ogni spedizione comprende materiali di varie Brigate; facile immaginare cosa accadrebbe nel caso di un errore di classificazione e di inoltro e ancor più facile immaginare le sollecitazioni a cui i carichi sono sottoposti.
L’ ultima operazione di “confezionamento” campale in ordine di tempo è stata quella del 183mo NEMBO, che ha riportato da Shindand ad Herat pochi giorni orsono un lungo convoglio con equipaggiamenti in parte destinati al rientro . Pianificando la chiusura di una base , la logistica deve anche calcolare le quantità minime da tenere a disposizione degli uomini , tra munizioni, equipaggiamenti, cibo, strutture leggere, sino al momento della messa in moto dell’ultimo camion, per garantire sicurezza e sostentamento a coloro che si occuperanno “di chiudere la porta”.
Le spedizioni sono composte dai materiali più diversi per forma, peso e destinazione di uso: si va dai containers con equipaggiamenti, cucine , magazzino scorte, sino ai cingolati con munizioni ed apparati elettronici e persino elicotteri . Tutto confluisce all’ aereoporto di HERAT per la partenza, la cui pista permette ora l’atterraggio dei giganteschi Ilyushin e degli altrettanto enormi Antonov,di fabbricazione russa, che sono stati affiancati ai C130j dell’Aeronautica Militare, che svolge da sempre un servizio di “navetta” per merci e uomini tra Herat, Emirati ed Italia.


sopra: stivaggio di containers in partenza, a cura degli specialisti TRAMAT

LOGISTICA DELLE FORZE ARMATE: ECCELLENTE PROVA SUL CAMPO
Ad occuparsi fisicamente di questi spostamenti sono gli uomini della logistica delle forze armate italiane, la cui spina dorsale operativa sul terreno è costituita dagli specialisti che vengono formati alla scuola TRAMAT ( trasporti materiali, ndr). Sono loro che ritirano i materiali sul terreno e li consegnano ,condizionati per il viaggio, agli equipaggi dei velivoli. I loadmaster dell’Aeronautica , oppure delle compagnie aeree ingaggiate dalla Difesa ( sono tutte ukraine le proprietarie degli Antonov e degli Ilyushin), si occupano dello stivaggio e del fissaggio: non c’è bisogno di spiegare che si tratta di operazioni fondamentali per la buona riuscita e la sicurezza del viaggio. Talvolta è necessario smontare parzialmente alcuni pezzi, come avviene, ad esempio ai CH 47 , a cui vengono tolti i rotori di coda, per ridurre gli ingombri. Gli specialisti delle forze armate ed i loadmaster, inclusi quelli addetti agli Antonov 124, Antonov 265 o gli Ilyushin I62 sono dotati di una notevole flessibilità operativa e si sono dimostrati in grado di risolvere problemi che, come si può immaginare, si presentano assai frequentemente ma che non possono e non devono ritardare le partenze dei velivoli. Sino ad ora il ponte aereo tra Herat e gli emirati ha già effettuato oltre 20 voli, per circa due milioni di chilogrammi trasportati.
Ogni viaggio di Antonov per gli Emirati costa circa 250mila dollari, per un equivalente di peso tassabile trasportato di circa 100mila chilogrammi.
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LE FORZE ARMATE SONO SPECIALISTE DEL TRASPORTO MULTIMODALE
Le Forze Armate italiane hanno applicato –non solo in Afganistan- quello che in gergo spedizionieristico si chiama “intermodalità”, ovvero la pianificazione di un trasporto con l’uso susseguente, organizzato e in coincidenza temporale, di spostamenti via terra, via aerea e via mare, per giunta attraversando paesi differenti, talvolta ostili o non collaborativi, valutandone aspetti doganali e ambientali, prevedendo costi , rischi per uomini e mezzi e tempi, organizzando controlli e trasbordi. E’ già difficilissimo farlo con merce “civile”, figuratevi con quella militare ed immaginate la capacità di pianificazione che devono avere gli uffici b che se ne occupano.
Dall’aereoporto degli Emirati, il materiale viene trasferito alla banchina portuale di Jebel Ali distante pochi chilometri, ed imbarcato su navi civili noleggiate in esclusiva, che in 14 giorni circa raggiungono i porti italiani più vicini ai reparti in rientro.

NON SEMPRE SI PUO’ USARE LA STRADA PIU’CORTA ED ECONOMICA
Da Herat all’Italia , la scelta logistica del COI è stata quella del percorso più lungo e costoso; per ragioni geopolitiche non è stato possibile utilizzare le efficienti reti ferroviare uzbeke, tajike e tantomeno quelle russe ed ukraine. Di recente si è aggiunta la complicata vicenda della moglie del banchiere kazako espulsa dall’Italia e poi fatta rientrare, che non ha certo aiutato i rapporti con uno dei paesi chiave dei transiti. L’agevole confine ferroviario e stradale di Thermez/Hairatan dove le ferrovie uzbeke si connettono all’unico tratto afgano di 124 chilometri di binari che arrivano a Mazar El Sharif è sotto controllo USA ed è usato solo dai contingenti ISAF dislocati in quell’area , per motivi tecnici la consegna alle ferrovie uzbeke da parte italiana risulta assai difficile, a causa delle strade che connettono Herat a quel confine. I convogli sarebbero esposti per almeno 2 giorni agli attacchi talebani, che in quelle montagne sono ancora presenti, richiedendo misure di protezione imponenti.
Per motivi differenti e ben noti , il transito terrestre via IRAN è impossibile. Senza questi intoppi, indipendenti dalle Forze Armate italiane, il costo di trasporto dei nostri materiali sarebbe stato fortemente abbattuto: un autoarticolato potrebbe raggiungere l’Italia del Nord via Turchia con meno di 5000 euro a viaggio.

LOGISTICA MILITARE: UNIVERSITA’ DEL TRASPORTO
L’esercito USA, il cui apparato logistico è gigantesco, grazie alla grande esperienza acquisita nella gestione di quantità enormi di “referenze” in giro per il mondo, è diventato consulente di grandi gruppi industriali che avevano necessità di creare catene logistiche complesse. Persino la Barilla italiana, alcuni anni orsono , invitò ingegneri militari della US Army come consulenti per progettare e costruire un magazzino di gestione scorte completamente automatizzato in grado di gestire 80mila pallets su appuntamento di carico “just in time”, inaugurato pochi mesi orsono. Nell’automobilismo questo fenomeno è rappresentato dalla Formula 1, che testa materiali e soluzioni che sono successivamente trasferite al largo consumo. La nostra “formula 1” logistica sono le forze armate, con la loro enorme esperienza acquisita in prima linea, con disponibilità di mezzi differenti da quelli USA ma con risultati eccellenti; potrebbero diventare -lo dico in senso letterale- docenti di logistica integrata, sostituendosi a molti bocconiani tutto testa, logaritmi e scrivania.
I logisti con le stellette potrebbero passare dal ruolo di “clienti” a quello di organizzatori ed interlocutori diretti di compagnie aeree , marittime e terrestri, creando , magari, una propria struttura spedizionieristica che potrebbe “vendere” i propri servizi anche ad altre forze armate minori oppure ai fornitori della Difesa che ingaggiano talvolta aziende di trasporto poco esperte di paesi “caldi”.
Chiudo con i complimenti a tutti i pianificatori, gli stivatori, i mulettisti, i gruisti, i conduttori, i loadmaster che ho conosciuto in questi anni. Lo faccio da “collega” occupandomi di trasporti internazionali verso gli stessi paesi che loro servono in condizioni a volte assai critiche. Ognuno di loro sarebbe prezioso se impiegato in una casa di spedizioni “civile”-

Foto sotto: il tenente colonnello, paracadutista Michele Ionata (ingegnere meccanico e specializzato TRAMAT) ad Albateen, mentre sovraintende il carico del Boing 767 della Aeronautica militare in assetto “cargo” in qualità di comandante della cellula JOINT MULTIMODAL OPERATINS UNIT-JMOU, che gestirà sino alla fine della missione il transito di uomini e merci a bordo di velivoli militari verso l’Afganistan.

foto sotto: Herat- operazioni di carico di un ANTONOV 124



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