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Pubblicato il 23/03/2018

IN RICORDO DEGLI OPERATORI DELL’INTELLIGENCE CIVILE E MILITARE

Ieri è stata celebrata “la Giornata della Memoria dei Caduti dei Servizi di Informazione e Sicurezza”:

“Il 22 marzo rappresenta un appuntamento importante per ricordare quanti nel nostro servizio di Intelligence hanno sacrificato la propria vita per servire il nostro Paese, nel silenzio, con abnegazione e senso del dovere. Gli operatori del Sistema di informazione e Sicurezza della Repubblica, sono Servitori dello Stato che, senza plausi e senza notorietà , affrontando ogni rischio, assicurano alla Patria” conoscenza e cognizione”, allo scopo di salvaguardare la Repubblica da ogni minaccia proveniente sia dall’interno che dall’esterno, ponendo gli Organi Democratici in condizione di prendere le migliori decisioni nell’ interesse degli Italiani. Uomini e Donne a cui i cittadini devono riconoscenza e rispetto. Oggi ricordiamo il sacrificio di Vincenzo Li Causi, Nicola Calipari, Lorenzo D’Auria, Pietro Antonio Colazzo e tanti altri come loro, senza volto e senza nome, ma del sangue dei quali è intrisa la nostra quotidiana serenità. Qualcuno diceva: “Non perseguimmo gloria e potere, ma l’ Onor nostro è della Patria”.
Così come avvenne con l’istituzione del 12 novembre quale giornata in cui ricordare i Caduti militari e civili delle missioni internazionali per la pace, anche il 22 marzo rappresenta il riconoscimento del Paese per coloro hanno sacrificato, in silenzio, la propria vita per l’Italia.

L acatena gerarchica del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica :

Presidente del Consiglio dei ministri
Autorità delegata
Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR)
Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS)
Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) , (il cui ViceDirettore è Il gen Div acq obj Carmine Masiello , ndr)
Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI)

“Le attività del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica vengono normalmente identificate con l’intelligence. Dal punto di vista tecnico è lo strumento di cui lo Stato si serve per raccogliere, custodire e fare uso nazionale delle informazioni rilevanti per la tutela della sicurezza delle Istituzioni, dei cittadini e delle imprese.
i-nostri-caduti

Vincenzo Li Causi

(1952-1993)

Inizia la sua carriera nel 1974 nell’allora SID, il Servizio informazioni della Difesa. Entra poi a far parte del SISMI (oggi AISE) con compiti che lo portano ad operare in molte parti del mondo. Inviato in Somalia, in supporto del contingente italiano nell’ambito della missione internazionale ‘Restore Hope’, finalizzata a far cessare la guerra civile in quel Paese, muore il 12 novembre 1993, vittima di un agguato.

Nicola Calipari

(1953-2005)

Dopo una brillante carriera nella Polizia di Stato, nel 2002 prende servizio al SISMI, in qualità di responsabile della ricerca estera.
Forte di una grande esperienza operativa anche in aree ad altissimo rischio, dirige, in Iraq, l’operazione per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata a Baghdad il 4 febbraio 2005 da un’organizzazione terroristica.
Perde la vita il 4 marzo 2005 sulla strada che conduce all’aeroporto internazionale della capitale irachena, quando la macchina su cui viaggia assieme alla donna venne fatta segno di numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi a partire da un check-point USA. Nei pochi istanti in cui si consuma il tragico incidente, ha la prontezza e l’abnegazione di riparare con il proprio corpo la Sgrena, che rimane comunque ferita.
Un ultimo gesto che rappresenta – nelle parole impiegate dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in occasione della consegna ai familiari della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria – «una testimonianza (…) non solo di come si serve lo Stato, ma di come si opera per l’umanità, per chiunque ci sia fratello nelle nostre vite».

Lorenzo D’Auria

(1974-2007)

Agente del SISMI, era stato inviato in Afghanistan con compiti di supporto informativo al contingente italiano operante nell’ambito della missione ISAF.
Viene rapito dai Taliban il 22 settembre del 2007 mentre, insieme ad un collega e ad un interprete afghano, sta svolgendo una ricognizione a nord di Farah, nei pressi di Shindand, area dell’Afghanistan occidentale posta sotto la competenza italiana.
Rimasto gravemente ferito nel blitz per la liberazione degli ostaggi – in cui vengono uccisi tutti gli otto sequestratori – muore il 4 ottobre 2007, all’Ospedale militare del Celio di Roma.
Aveva solo 33 anni.

Pietro Antonio Colazzo

(1962-2010)

Perde la vita il 26 febbraio del 2010, in un attacco Taliban che semina il terrore per quattro ore consecutive a Kabul, provocando un totale di 18 morti e oltre 30 feriti.
Dopo che alcuni attentatori suicidi si fanno esplodere all’ingresso di tre alberghi, notoriamente frequentati da stranieri e considerati simboli della rinascita di Kabul, il resto del commando irrompe negli stabili aprendo il fuoco. All’interno di uno degli hotel presi di mira c’è anche Pietro Antonio Colazzo, un agente dell’AISE che, profondo conoscitore del dari, uno dei dialetti afghani, si muove nel Paese con grande facilità e non comune competenza.

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