OPINIONI

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Pubblicato il 01/02/2012

INTERSOS SULL’AFGANISTAN: NOI SAPPIAMO FAR DI PIU’ E MEGLIO

di Walter Amatobene

PARMA- Le organizzazioni non governative iniziano a dare consigli alle Forze armate. Le ONG , generosamente finanziate dal ministero degli esteri attraverso la divisione “cooperazione internazionale”, vorrebbero sostituire i PRT nella amministrazione ( finora ben fatta e trasparente) , dei fondi per lo sviluppo del paese. Scorrendo il sito della farnesina, si nota che sono già diversi i milioni di euro intascati dallle organizzazioni “no profit”, che silenziosamente stanno preparandosi a sostituirsi ai Militari.

Intersos, già nota per la fumosa storia -mai chiarita- delle “due simone”, ha addirittura prodotto una ricerca chiamata:
«Le truppe straniere agli occhi degli afghani. Opinioni, percezioni e rumors a Herat, Farah e Badghis» . Immaginiamo sia stata finanziata dalla farnesina.

Lo studio è realizzato da Giuliano Battiston, giornalista, e sarà presentata a Roma il 7 febbraio prossimo presso la sede di Intersos.
La ricerca si baserebbe su una serie di interviste realizzate nel 2011 nelle tre province citate, che si trovano nell’area del comando regionale occidentale Isaf-Nato, sotto responsabilità italiana.

Dice il segretario generale di Intersos: “Le interviste sono state realizzate con 72 interlocutori diversi: governatori, autorità tradizionali (Shura), commercianti, insegnanti, giornalisti, religiosi, imprenditori, funzionari governativi, magistrati, operatori sociali e sindacali, gente comune”.

La popolazione -secondo quanto ci dice Morelli- chiederebbe che la transizione rafforzi la protezione e la sicurezza dei civili e non sia intesa soltanto come un mero trasferimento di responsabilità militari; che l’inefficacia delle strategie fin qui adottate non venga sostituita da un crescente disinteresse per le sorti del paese quando i contingenti internazionali avranno lasciato l’Afghanistan.

” inefficacia” è parola usata da Intersos.
Siamo certi che farà molto piacere ai parenti dei 46 Caduti italiani. Morti “inefficaci”.

Nino Sergi, presidente dell’organizzazione intersos, dice: “la ricerca, per quanto parziale, è di grande valore e significato, per noi organizzazioni umanitarie ma soprattutto per il governo italiano, i politici, i militari e chiunque intenda impegnarsi in questa fase in Afghanistan”.

E continua: “il periodo di transizione, con il progressivo trasferimento della responsabilità della sicurezza dalle forze internazionali a quelle locali, deve diventare l’occasione per modellare le prossime iniziative, politiche, diplomatiche e militari, partendo innanzitutto dalla visione, le opinioni, i timori e le richieste degli afghani”.

“Ma tenere conto delle opinioni, dei giudizi e delle percezioni della popolazione – precisa Battiston – significa conoscerle, o perlomeno essere interessati a conoscerle, per poi farne materia di elaborazione politico-strategica evitando che, come fatto finora, la formulazione delle politiche che riguardano l’Afghanistan sia appannaggio soprattutto degli occidentali”.

Dice INTERSOS: Anche qualora non sembrino corrispondere alla realtà dei fatti, tali giudizi corrispondono alla realtà vista e percepita dagli afghani intervistati nelle province di Herat, Farah e Badghis: un campione variegato e rappresentativo di sentimenti diffusi anche nel resto dell’Afghanistan.

In alter parole: se anche quello che dicono gli intervistati è pura polemica ( e sono alcune decine), bisogna fare come dicono loro.
Con i soldi italiani, affidati alle ONG, naturalmente.

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