OPINIONI

Condividi:

Pubblicato il 27/04/2019

IRAN: TERZO FRONTE DI CRISI?

di Corrado Corradi

Mentre in Algeria la pacifica rivolta contro il sistema é giunta alla sua dodicesima edizione e non sembra intenzionata a smorzarsi e in Libia prosegue il duello a colpi di grad e sparatorie disordinate tra le truppe del Generale Aftar e le milizie del premier (?) Al Sarraj, un’altro fronte, potenzialmente più preoccupante, sembra aprirsi in quel dello stretto di Hormuz.

Cosa sta succedendo?

Semplice: l’amministrazione Trump vuol riportare l’Iran al tavolo di nuove trattative sul nucleare e siccome l’Iran non ne vuole sapere, il biondo ed ossigenato presidente americano, ha pensato bene di non rinnovare le esenzioni all’importazione di petrolio iraniano già concesse a noi, a Taiwan, alla Cina, all’India, alla Grecia, alla Turchia, al Giappone, e alla Corea del Sud, avendo per obiettivo l’azzeramento dell’export petrolifero iraniano (principale fonte di proventi di quel paese)… Nessuna proroga oltre la data del 1° maggio… ipse dixit il Segretario di Stato Mike Pompeo.

Chiaramente, un fattore suscettibile di far ulteriormente “incazzare” Teheran (mi si passi la volgarità), è il conseguente incremento di produzione di petrolio da parte dei paesi del golfo, già in aperto, netto e virulento contrasto con l’Iran sia a causa della storica contrapposizione tra sci’iti e sunniti, ma anche per questioni legate all’egemonia regionale.

L’Iran ha fatto sapere che le sue forze armate sono pronte a chiudere lo stretto di Hormuz mettendo cosi’ in seria difficoltà il mercato petrolifero mondiale… non certo di “strozzarlo” come una vulgata strumentalmente pessimistica vuol dare da credere.

Tale prospettiva, già minacciata ma mai finalizzata perché corrisponderebbe ad una sorta di dichiarazione di guerra rivolta a 360 gradi, cade proprio in concomitanza con l’avvicendamento al vertice della Guardia Rivoluzionaria… un avvicendamento che, stante ai proclami del nuovo Comandante, il generale Hossein Salmi, marca un notevole quanto preoccupante irrigidimento:
• “Spezzeremo l’America, Israele e i loro partner e alleati…le nostre forze di terra ripuliranno il mondo dalla sozzura della loro esistenza”.
• “spazzeremo via Israele dalla carta politica del mondo”
• “scateneremo l’inferno contro lo Stato ebraico”.
• “L’Iran ha avvertito il regime sionista di non scherzare col fuoco, perché sarà distrutto prima che gli Usa lo possano aiutare”,
• “la guerra si concluderà con la sconfitta di Israele nel giro di tre giorni e non essi avranno abbastanza terra in cui seppellire i loro morti”.
Esperienza vuole che: “can che abbaia non morde” pero’, l’Iran è bene non andarlo troppo a sfrucugliare perché ha delle forze armate efficientissime, alcune milizie sparse per il medio oriente (Hizb Allah in Libano, Badr Corp e Jaish al Mahdi in Iraq) e conta su amicizie, come la Russia di Putin, che, proprio come la Roma antica, non è avvezzo ad abbandonare sul più bello l’alleato.

Alcune testate giornalistiche avanzano l’ipotesi che potrebbe scatenarsi una offensiva terroristica di matrice sci’ita sostenuta dalla guardia rivoluzionaria, tuttavia tenderei ad escludere questa possibilità, perché l’Islam Sci’ita non ha nelle sue corde il jihad e l’Iran non coltiva il lebensraum spirituale mirando ad estendere l’Islam all’orbe come invece fa l’Arabia Saudita e compagnia del golfo, padrini dell’Islam intollerante.
L’espansionismo dell’Iran sci’ita è limitato ad un’affermazione regionale che, tramite un paese satellite (Siria) e un’organizzazione politico/militare (Hizb Allah) gli permette di affacciarsi sul Mediterraneo.

Comunque, è evidente che ogni scenario è aperto pertanto, non resta che aspettare e vedere.

Leggi anche