EL ALAMEIN

Condividi:

Pubblicato il 27/10/2008

LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN


Le sezioni di Livorno e Novara hanno condotto con successo una “operazione El Alamein”, composta da 330 tra paracadutisti e loro familiari. Un successo. Il Generale di Brigata (aus) Salvatore Iacono, già Vice Comandante di Brigata, ci ha inviato un sunto della relazione che ha tenuto ai partecipanti, per introdurli alla Storia che si accingevano a rivisitare col viaggio al Sacrario.

Lo ringraziamo di cuore, anche per le foto

CHE PUBBLICHIAMO QUI

LA DIVISIONE “FOLGORE” NELLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN

Il 23 ottobre 1942 la Divisione “Folgore” era schierata con circa 3500 uomini ad El Alamein nel settore meridionale su un fronte di 14 Km.
La giornata trascorreva tranquilla nell’attesa di una offensiva nemica che si profilava minacciosa da giorni.

Sul fronte opposto il 13° Corpo britannico era schierato sulle basi di partenza occupate silenziosamente nella notte precedente. Esso inquadrava la 7° D. cor .inglese, la 44° e la 50° D. f. inglesi, la 1° Br. f. francese e la Br. f. greca per un totale di circa 50.000 uomini, dotati di 120 carri ed oltre 100 cannoni da 75 libbre.

Alle ore 20.40, ora italiana, su tutto il fronte della Divisione, l’orizzonte davanti alle linee tenute dai paracadutisti avvampò improvvisamente, mentre un uragano di fuoco si abbatteva sui capisaldi della difesa e sugli schieramenti di artiglieria. Nascosti dalle nubi i bombardieri della RAF sganciavano, a loro volta, tonnellate di bombe su tutto lo schieramento.

Alle 21.00 gli inglesi del VII Btg. Queen’s e la Task Force della 7° D. cor., su carri Scorpions, lasciate le basi di partenza, attaccarono i capisaldi avanzati presidiati da 400 uomini della 6° e 19° cp. par. inquadrati nel Raggruppamento Ruspoli. Dopo una lotta furibonda gli inglesi si attestarono su due piccole teste di ponte nel cuore dei due capisaldi della Folgore e successivamente lanciavano il 5° Royal Tanks nel tentativo di aggirare i centri di fuoco. Al sorgere del sole la Task Force inglese risultava decimata ed un ulteriore tentativo di avanzare fra i capisaldi della Folgore veniva respinto dal fuoco d’arresto del VI/186° Btg paracadutisti.

All’estremo sud l’attacco alla Folgore veniva affidato alla 1° B. francese. Fra Qaret el Himeimat e la depressione di Qattara era schierato il V/186° del T.Col. Izzo che disponeva di 400 uomini, 17 pezzi da 47/32, nove mitragliatrici e tre mortai da 81mm.
Alle ore 3.00 il 1° Btg francese si scontrò con le unità di rincalzo della 13° cp. e dopo oltre due ore di furiosi combattimenti fu costretto a ripiegare per riordinarsi sulla linea di partenza. Entrò a sua volta in lizza il 2° Btg francese che venne anch’esso respinto dal resto del rincalzo del V Btg. Verso le 8.30 il fuoco dell’artiglieria impose la ritirata generale di tutta la Brigata francese che riportava pesanti perdite.

Nelle ore successive gli scontri si fecero sempre più intensi. Gli inglesi proseguirono l’attacco con forze preponderanti contro i capisaldi della Folgore che sostenevano una selvaggia lotta corpo a corpo. I paracadutisti dopo due giorni di impari lotta non accennavano minimamente a cedere le posizioni né, men che meno, a ritirarsi. Montgomery, resosi conto della sconfitta subita e della impossibilità di sfondare nel settore tenuto dal 186° Rgt Folgore, decise di lasciar perdere quel tratto di fronte e di concentrare l’attacco più a Nord, nell’area di Deir el Munassib presidiata dal 187° Rgt. Folgore. A metà pomeriggio del 25 gli inglesi attaccarono i capisaldi della 11° e 12° cp che reagirono con tanta veemenza che in poche ore ebbero buon gioco a fermare l’attacco ed a provocare la ritirata degli inglesi che abbandonavano sul campo una ventina di carri inutilizzabili.

Alle 21.00, dopo un tiro di preparazione intensissimo, il IV/187° venne attaccato dalla 69° B.f. inglese, sostenuta da carri. Il IV Btg “Green Howard” irruppe nel cuore del caposaldo della 11° cp, ma la strenua ed aggressiva resistenza dei centri di fuoco rallentava la penetrazione che veniva arrestata verso le 4.00 del mattino davanti alla trincea del comando di cp. difeso da 8 paracadutisti.
Il V Btg “East Yorkshire” che puntò sulla 12° cp si arrestò invece davanti ai centri di fuoco avanzati e verso l’una di notte, dopo aver perduto 150 uomini, fu costretto ad una precipitosa ritirata.
A Deir el Munassib la partita si era conclusa con una chiara sconfitta degli inglesi. Le due Brigate della 44° D. f. avevano perso circa 700 uomini senza conquistare un solo metro di terreno.
Visto che l’attacco del fronte tenuto dalla Folgore era fallito, Montgomery rinunciava al piano originario e spostava l’asse di penetrazione nel settore Nord ed il 30 ottobre lanciava l’operazione “Supercharge” che prevedeva la rottura del fronte a Nord e la penetrazione in profondità per aggirare il fianco meridionale dello schieramento.

Per ottenere tale risultato la Folgore aveva perduto alcune centinaia di uomini, fra cui sette comandanti di cp., sei comandanti di btg., un comandante di Rgpt. In nove giorni di lotta la Folgore aveva infranto ogni attacco nemico, distruggendo 152 carri corazzati nemici, infliggendo alle fanterie inglesi e francesi perdite gravissime e costringendo il nemico a modificare il piano d’attacco.

La lotta proseguì con fasi alterne fino al 4 novembre. Nel settore Nord, alle ore 10.00 il 30° Corpo britannico lanciava un poderoso attacco. La 1° e la 7° D. cor inglesi e la 2° D. f. neozelandese si trovavano di fronte ai resti del XX Corpo italo-tedesco. Arrestati a 1500 m, gli Sherman cominciarono il tiro contro gli M 13 dell’Ariete ed i Panzer delle D. cor. tedesche. La lotta fu lunga ed accanita. I piccoli e scadenti carri armati italiani del XX Corpo si scontrarono con oltre 100 carri pesanti britannici. Uno dopo l’altro i carri vennero colpiti, si incendiavano ed esplodevano, mentre il fuoco dell’artiglieria copriva le posizioni della fanteria e dell’artiglieria italiane.

Alle 15.30 Rommel emanava l’ordine di ritirata generale per ripiegare nella nuova zona difensiva a sud di Fuka.

Iniziava da quel momento un calvario per la Folgore che da unità d’elite indomita ed orgogliosa era costretta ad una faticosa e vulnerabile marcia di 25 Km nel deserto, sottoposta all’attacco dei carri nemici che la martellavano a distanza. La Folgore, isolata, senza automezzi, priva di sufficienti viveri e munizioni, abbandona le postazioni eroicamente difese, ed inizia una tragica ritirata trascinando sulla sabbia i pochi pezzi da 47/32, portando sulle spalle armi,munizioni, viveri ed acqua. La marcia si prolunga fino al 6 novembre allorché l’ultimo nucleo, circondato dai mezzi corazzati nemici, distrugge ogni cosa e si schiera per l’ultimo saluto.

Erano poco meno di trecento paracadutisti al comando del Col. Camosso che agli ordini del T.Col. Zanninovic resero gli onori militari al cospetto dell’attonito ed ammirato nemico.

In questi dodici giorni di duri combattimenti innumerevoli furono gli atti di valore compiuti singolarmente dai paracadutisti della Folgore ai quali furono concesse 22 MOVM su 36 concesse in totale per questa battaglia. (22MOVM a 3600 paracadutisti, 14 MOVM agli altri 50.000 combattenti sul fronte di El Alamein). 3 MOVM vennero inoltre concesse alle Bandiere dei Reggimenti.

Il nome della Folgore non era però ancora scomparso dal tragico scenario della guerra africana, poiché, con un miracolo organizzativo, il Cap. Lombardini aveva raccolto sopravvissuti e superstiti dispersi nel deserto ed aveva costituito il 285° Btg. di circa seicento uomini. Questi, sul finire del 1942 riprendevano la lotta contro gli inglesi in Tripolitania e successivamente in Tunisia sulla linea del Mareth dove parteciparono a numerosi combattimenti fino alla conquista del caposaldo di Takrouna in mano alla 2° D. neozelandese.

Nel maggio del 1943, ridotto ormai ad un centinaio di uomini, il 285° Rgt continua a combattere nelle strade della Tunisia fino all’esaurimento delle munizioni. Poi ciò che resta della Folgore in Africa settentrionale scompare definitivamente.

Salvatore Iacono

Leggi anche