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Pubblicato il 26/06/2017

LA CORRUZIONE DELLA MARINA A TARANTO: IL GIP MOLTO SEVERO NEL CLASSIFICARE IL FENOMENO

TARANTO- Scrive il gip: «Chiedevano il pizzo con brutale e talora sfacciata protervia alla stessa stregua della malavita organizzata». Carburanti, lubrificanti e manutenzioni erano il bancomat di molti ufficiali.

Per ogni appalto, commessa, fornitura che la base della Marina militare doveva attivare, c’è una tangente del 10%. Quasi dieci milioni di tangenti finora accertate dalla inchiesta che è iniziata nel 2013. Anche i nuovi arrivati, gli ufficiali che hanno preso il posto dei vecchi arrestati o indagati, sono stati a loro volta arrestati per concussione.
Scrive il gip: «Chiedevano il pizzo con brutale e talora sfacciata protervia alla stessa stregua della malavita organizzata».

C’è una intercettazione che rivela le attitudini a delinquere di Giovanni Di Guardo, giunto dallo Stato Maggiore di Roma nel luglio del 2015, quale nuovo direttore di Maricommi Taranto.Doveva sostituire gli ufficiali che erano stati coinvolti nella precedente indagine.

Di Guardo parla con un imprenditore prima di prendere possesso dell incarico: «Quando io vengo fisicamente con i mobili, con le valigie da Roma, ti dovresti far trovare al casello a Massafra: “scusa questo è…quello che ti devo dare”, a Massafra. Cioè ancora io manco so dov’è, devo ancora arrivare a Taranto, ad aprire la casa. Una persona minimamente intelligente… per cui tu rientri nel giro, allora, c’è Valeriano, c’è Gianni e c’è pure Piero».

Chiaro? Prima ancora di arrivare a Taranto, l’ufficiale della Marina vuole che l’imprenditore gli porti i soldi a Massafra, alle porte della città.

Il fiore all’occhiello di Taranto, ovvero il comparto della Marina Militare con la sua base e l’Arsenale, si sta rivelando un corpo malato.

L’indagine

«Le attività di indagine – spiega il Pm Maurizio Carbone – hanno accertato l’esistenza all’interno della base militare navale di Taranto di un sistema corruttivo ben collaudato e risalente nel tempo, tanto da coinvolgere in gravissime, plurime e reiterate condotte illecite numerosi comandanti di reparto che nel tempo si alternavano al comando del cosiddetto “sistema del 10%” con riferimento alla percentuale di tangenti che sistematicamente applicavano agli imprenditori sul valore degli appalti per beni e servizi agli stessi affidati».

Gli arresti

Dal 2013 ad oggi ci sono state già tre ondate di arresti, con una ventina in gran parte ufficiali della Marina militare, e una quarta, si può presumere, potrebbe arrivare con il nuovo anno.

L’inchiesta del Pm Maurizio Carbone aveva avuto il suo primo arresto il 12 marzo del 2013, quando il comandante del V Reparto, Roberto La Gioia, fu incastrato in flagranza di reato mentre intascava da un imprenditore una tangente. Era stato lo stesso imprenditore che aveva vinto una gara per il ritiro e il trattamento delle acque di sentina della Marina militare di Taranto e a Brindisi, a denunciare ai carabinieri le minacce e le,richieste di tangenti per poter lavorare. Aveva vinto un appalto di 650.000 euro, che avrebbe comportato una tangente di 65.000 euro, divisa in due rate mensili da 2.000/2.500 euro. E proprio ritirando l’ultima di questa rata, l’ufficiale è stato arrestato in flagranza.

A casa sua sono state trovate cinque buste bianche sigillate con 36.000 euro e in ufficio altri 8.000 euro. E poi due pen-drive con la contabilità delle tangenti, degli imprenditori vessati e, con i nomi siglati, gli altri complici interni alla Marina con cui dividere i soldi.

Ufficiali corrotti, capitani di vascello finiti in carcere o ai domiciliari. Comandanti della base nel fango. Due reparti, in particolare, focolai di questi tumori da estirpare, il IV e il V Che si occupavano di forniture e di carburanti e lubrificanti.

Minacciavano chi non pagava, dicendo che rischiava di ritrovare perennemente ultimo il suo mandato di pagamento. Il 21 luglio il giudice dovrà decidere sulle 9 richieste di rito abbreviato mentre altri 7 indagati hanno chiesto di patteggiare.

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