OPINIONI

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Pubblicato il 01/05/2018

LA DIGNITA’ SENATORIALE di Corrado Corradi

Quando i galli sono entrati nell’Urbe (390 a.C.), giunti nella Curia, sono rimasti impietriti davanti alla dignità che promanava dall’assemblea dei senatori i quali non avevano abbandonato la città come aveva fatto gran parte della popolazione ma erano rimasti, maestosi, sui loro scranni.
Dopo aver sostato un attimo sulla porta, sorpresi da una scena di cosi’ alta dignità, il capo di quella banda di saccheggiatori si é avvicinato al “Princeps”, Marco Papirio, probabilmente per accertarsi se si trattasse o meno di una divinità romana (i galli non potevano concepire che una tale dignità potesse promanare da un essere umano) e gli tiro’ la barba.
Seduto sul suo scranno di princeps il Senatore Papirio, senza scomporsi, per tutta risposta, gli ruppe la testa con il suo scettro da Princeps.
I galli li massacrarono tutti.
Quel martirio dei migliori patres genererà lo spirito della migliore romanità.
Infatti qualche giorno dopo, mentre i politicanti discutevano sulla opportunità di trasferire a Caere quel che restava di Roma, un anonimo centurione giunto con la sua centuria ai piedi del Campidoglio devastato pronuncio’ la famosa frase che assunse il valore di un vaticinio: “signifer! Statue signum! Hic manebimus optime!” … da allora, per secoli, sul Campidoglio verdeggio’ il sacro alloro.
Molti decenni dopo il sacco dei galli, l’ambasciatore di Pirro (Re dell’Epiro), inviato presso il Senato Romano per negoziare la pace ed essendo ritornato con le pive nel sacco perché i Senatori Romani gli avevano risposto picche dicendogli che nessun negoziato era possibile fino a quando le truppe epirote erano sul territorio della penisola, ha riferito al suo presuntuoso sovrano che il Senato Romano, piu’ che un’assemblea di senatori gli era sembrata un’assemblea di Re.
Non abbiamo foto dell’epoca ma possiamo farci un’idea vedendo questa.

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