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Pubblicato il 08/02/2018

LEVA OBBLIGATORIA- ADESSO SI PARLA DI UN MESE D’ESTATE.

Nel 2004 quando la legge 226 l’Italia sospendeva,senza abolirlo, il servizio militare di leva che dal 1861 voleva creare una Italia unita.
144 anni di esercito dei giovani producevano le le Forze armate professionali. Insieme alla abilizione dele stellette veniva offerto il servizio civile volontario, che dal 1972 era riservato agli obiettori di coscienza, che finivano in qualche sindacato sotto casa a fare fotocopie.

Chi è contrario al ripristino del servizio militare per i nostri giovan argomenta che le Forze armate già ora faticano a ‘dimagrire’. Dimenticano che il dimagrimento è dovuto solo a motivi economici e che un soldato professionale pagherebbe almeno 15 soldati di leva.
Il Rapporto 2018 dell’Osservatorio Milex sulla spesa militare ricorda che il 60% dei fondi della Difesa serve a pagare il personale, ancora a quota 170mila quando la riforma Di Paola punta a 150mila. Gli ufficiali sono 87mila , la truppa 81mila unità. Non ci sarebbero problemi, quindi, a gestire l’ingresso di diverse migliaia di giovani, perchè le linee di comando sarebbero già attive.

ALPINI E BERSAGLIERI VOGLIONO LA LEVA. IL CAPO DI SMD E’ POSSIBILISTA PER ALCUNI INCARICHI
Le associazioni combattentistiche di Alpini, Bersaglieri e Fanti vogliono il ritorno della leva obbligatoria ed applaudono Matteo Salvini della Lega che ne ha parlato come un obbiettivo politico per il suo partito.

Di recente il capo di stato maggiore generale Graziano ha parlato di una utilità «in ambiti non strettamente tecnici».
C’è chi è d’accordo nell’ impiego per la protezione civile o per strade sicure. dove i giovani potrebbero essere impegnati senza un addestramento e con costi limitati. Magari con reparti formati localmente in modo che possano dormire a casa e non in caserma per ridurre i costi,, come dice il Generale Jean, ora docente universitario alla LUISS.
Nel caso di un servizio esteso a tutti esistono vantaggi evidenti sulla formazione di una educazione civila nazionale
La Svezia lo ha già fatto.
È stato introdotto dal governo di Stoccolma alcuni mesi fa un servizio ausiliario delle forze armate per la difesa territoriale. Anche la Polonia e la Romania aumenteranno gli effettivi alle armi per avere una forma di difesa territoriale con sistemi di guerriglia. Oltre alla Svezia anche la Finlandia mantiene il servizio di leva. La Russia ha qualche forma di obbligatorietà però solo per reparti di supporto rispetto a quelli di combattimento.

Il Generale Carlo Jean , docente LUISS segnala in una sua analisi per la stampa, che il governo dovrebbe aumentare il budget della difesa delle forze armate a scapito degli investimenti. La leva avrebbe costi che finirebbero per erodere completamente le cifre disponibili per gli ammodernamenti e per lo sviluppo tecnologico. Per sei mesi una parte notevole del personale in servizio permanente o prolungato dovrebbe essere impiegata per l’addestramento di questi giovani. Vorrebbe dire una forza bilanciata di 250 mila persone all’anno che assolutamente assorbirebbe le disponibilità prevedibili per il bilancio della difesa. Dovrebbe essere grosso modo raddoppiato per non incidere sulle spese per l’ammodernamento che sono troppo ridotte». Quali sono i numeri? «Il bilancio della difesa dovrebbe essere portato da 15 a 30 miliardi.

Servizio Civile
Coperative, associazioni ed enti locali si affannano a presentare “progetti” per avere giovani da tenere come massa critica e dare un senso al proliferare di associazioni, molte delle quali di opaca attività.
Quelli che vengono definiti “gli addetti ai lavori” nelle fila del PD, parlano di proporre un’esperienza ridotta – un mese nell’obbligo scolastico – complementare e introduttiva al servizio volontario.

Il sottosegretario al Lavoro e al bisogno sociale Luigi Bobba , che ha la delega in materia, parla di un mese d’estate. “un modo per avvicinarsi a un possibile impegno volontario2, dice. . Oggi le domande per il servizio civile volontario sono il doppio dei posti disponibili. Un miniservizio obbligatorio potrebbe produrre ancora più richieste. Secondo il Rapporto giovani dell’Istituto Toniolo, l’85% dei ragazzi italiani è favorevole a un servizio volontario ma non militarizzato. Si capisce che nessuno se la sentirebbe di sottolineare che esiste un ruolo educativo dello Stato, anche se non gradito. Il Monitoraggio 2017 sui volontari in servizio presso Arci Servizio Civile: dal 2005 al 2017 la percentuale di favorevoli alla volontarietà del servizio è stabile tra l’86 e il 90%.

Diego Cipriani, responsabile servizio civile di Caritas Italiana , infatti , vuole fare ciò che piace ai giovani e non ciò he è utile: : «Non so come i giovani accetterebbero la reintroduzione dell’obbligo. Il rischio è uno scadimento della qualità». Come accadde verso la fine del servizio civile : nel 1999 furono oltre 100mila gli obiettori di coscienza, le cooperative e le associaizoni ( le chiamano terzo settore, ndr) fecero fatica a impiegarli. «Altra cosa – dice Cipriani – sarebbe incentivare i giovani alla scelta volontaria: nel volontariato cattolico già esistono molte vacanze-lavoro ». Oggi poi «le richieste sono il doppio dei posti, e mancano i fondi per soddisfarle tutte. Allora prima si trovino i soldi per fare un servizio davvero universale, aperto cioè a chiunque voglia farlo».

LA SINISTRA E GLI “ENTI LOCALI” : NON VANNO OBBLIGATI I GIOVANI
Licio Palazzini, presidente della Consulta degli enti (Cnesc) parla «di un investimento di lungo periodo per educarli alla partecipazione civica. La politica ha denunciato per molti anni il distacco dei giovani dalle istituzioni». «se il servizio civile è un percorso di presa di coscienza, l’obbligo stride. In realtà già esiste un istituto che prevede l’obbligo, è la scuola. Durante gli studi si potrebbero creare percorsi sul territorio di dialogo col terzo settore, introduttivi al servizio volontario».

«Discutiamone: oggi c’è urgenza di politiche educative », dice Enrico Borrelli, presidente del Forum nazionale del servizio civile, cartello di 30 sigle. «Non abbiamo ancora una posizione definita, ma non sono contrario. Lo Stato deve offrire strumenti formativi. Ma al di là dei problemi economici e organizzativi, per una scelta così coraggiosa i partiti dovrebbero avere la fiducia dei cittadini. Oggi in crisi».

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