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Pubblicato il 17/01/2017

LIBIA: DOPO SEI ANNI DAL BOMBARDAMENTO AMERICAN-FRANCO INGLESE C’E’ IL MEDIOEVO. O PEGGIO.

W.A.
PARMA- L’intervento Nato del 2011 dovrebbe avere provocato – dicono alcune fonti- circa trentamila morti. Altri organi di informazione danno cifre maggiori.La stima della Croce Rossa è di circa 120.000 morti in sei anni. La guerra iniziata dalla NATO ( Usa, Francia ed Inghilterra per prime, ndr) ha distrutto il paese e gettato i suoi sei milioni di abitanti nel caos .

Il prossimo marzo segnerà i sei anni dall’inizio di quella sprovveduta operazione: da navi e aerei, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno lanciato migliaia di bombe e missili. Applicavano la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che parlava dell’utilizzo di “misure necessarie” a proteggere la popolazione civile “sotto minaccia” e che autorizzava una zona di esclusione aerea, non l’invasione del paese. Non c’era l’autorizzazione ad avviare l’intervento militare, né tanto meno quella di un attacco per rovesciare il governo libico. Cina e Russia, così come India e Germania, si astennero dal voto in Consiglio di Sicurezza. Successivamente, Mosca che Pechino hanno denunciato la forzatura della risoluzione del Consiglio.
Washington, Londra e Parigi, bombardarono le città di Bengasi e Misurata e diverse altre città libiche, uccidendo centinaia di civili. Gli stessi che l a risoluzione imponeva di difendere.
In precedenza, le “forze ribelli” erano state addestrate da istruttori militari americani e di altri paesi NATO, rifornite di armi sofisticate e informazioni, e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva lavorato per creare un Consiglio nazionale di transizione da imporre come nuovo governo dopo la sconfitta di Gheddafi.
Per questo , all’inizio dell’azione militare, incursori inglesi e nordamericani (prive di copertura ONU e NATO) si erano infiltrati in Libia compiendo atti di sabotaggio e omicidi mirati.

I bombardamenti della NATO hanno distrutto gli aeroporti, le infrastrutture e i porti del paese, le sedi istituzionali, le caserme, le strade. Centinaia di migliaia di persone, secondo le stime ONU, sono state costrette a fuggire, divenendo profughi sulla loro stessa terra. Le riserve e le risorse del paese all’estero sono state intercettate dai governi occidentali. Oggi, l’economia è appena un terzo di prima dell’intervento NATO del 2011. Poi, è scoppiata la lotta di fazioni tra i vari gruppi armati (come in Afghanistan dopo il trionfo dei “signori del guerra”, sostenuti anche loro dagli Stati Uniti). Il paese ha così conosciuto il caos, la devastazione, i miliziani fanatici e i banditi armati che si appropriavano di tutto. La Libia è diventata un incubo, in cui i rapimenti, i centri clandestini di tortura, gli omicidi, gli stupri di donne hanno trasformato la vita quotidiana in un inferno e dove il cibo e le medicine mancano al punto che in molte città, come Bengasi, i residenti sono costretti a mangiare alimenti putridi e topi.
Nell’estate del 2011, la NATO lanciò migliaia di missioni di combattimento e inviò squadroni in “operazioni speciali” per rafforzare gli attacchi dei ribelli armati sostenuti dalla alleanza occidentale. Il 20 ottobre, senza più forze per resistere, Gheddafi fuggì da Sirte e il suo convoglio fu attaccato da aerei USA e francesi. Fu quindi arrestato dalle forze ribelli, aiutati da quei “commandos per operazioni speciali” nordamericani e poi ucciso a sangue freddo. Cinque giorni prima dell’omicidio di Gheddafi, il primo ministro britannico Cameron e il presidente francese Sarkozy erano volati in Libia, nella zona controllata dai ribelli, mentre le squadre della CIA lavoravano per individuare e uccidere Gheddafi. La sua morte fu celebrata da Obama, Cameron e Sarkozy.

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