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Pubblicato il 27/08/2014

LIBIA IN FIAMME A 3 ORE DI NAVE DALL’ITALIA – INTEGRALISTI ALLE PORTE DELLA SICILIA

Abbiamo ricevuto le dichiarazioni sconsolate di un generale in congedo: “Nessuna iniziativa italiana per difendere le coste. I terroristi potrebbero conquistare la Sicilia in un giorno”

PARMA- Il Generale in congedo **, proveniente da una lunga esperienza nell’Esercito, nelle Forze Speciali e nell’intelligence italiana, è chiaro: “con la loro spinta ideologica, i loro mezzi finanziari e le armi che sanno usare bene, non mi stupirei se ISI e gli integralisti libici si saldassero e tentassero di sbarcare ed espugnare la Sicilia. La prenderebbero in 24 ore. I nostri mezzi navali sono impegnati in mare nostrum e di sicuro i nostri politici non hanno pensato alla eventualità di uno sbarco con forti aiuti degli immigrati già a terra. Il mio dovere , in servizio, era quello di ipotizzare scenari sfavorevoli ed agire per proteggere la mia Patria. Ora andiamo a proteggere quella degli altri – e va bene- dimenticandoci, però, dei nostri cittadini alla mercè dei milioni di immigrati in Italia di cui non sappiamo nulla. Non mi stupirei se i profughi di mare nostrum, che sono aumentati dell’800% da quando hanno saputo delle navi traghetto gratuite, fossero l’equivalente degli scudi umani che abbiamo conosciuto in Somalia e in molti altri conflitti, con la stampa favorevole ai terroristi , che diventano vittime. Ogni azione di contrasto viene immediatamente criticata da una stampa che è indubbiamente controllata, nel mondo, anche da potenti lobby arabe, come il Qatar con Al JAZEERA “.

“La guerra sta per arivare in Italia e potrà contare su migliaia di disperati che vedono nel nostro benessere una offesa al loro disagio e nei nostri costumo un oltraggio alla loro religione. Saranno “innescati” e coordinati dalle cellule dormienti che anche i servizi italiani danno ormai come presenti in almeno 1000 nuclei, composti da uno-due disperati pronti a tutto, capaci di combattere fino alla morte. Prima erano kamikaze, ora sono guerrieri temibili. E’ così che sono scoppiate le rivolte arabe, accolte con così tanta benevolenza al punto da aiutare le frange estremiste siriane e libiche. Penso che ci aspettino periodi di violenza e terrore, e non siamo pronti, nè come popolo nè come Forze Armate, a diventare cattivi. Osservate bene la maglietta dell’islamico fotografato dopo una tortura ad un altro islamico: è italiana.C’è un intero discorso dietro quella maglietta”.

 

TERRORISTI ISI RICCHISSIMI – CONTROLLANO UNA REGIONE GRANDE COME L’INGHILTERRA espugnata in 60 giorni
«Lo Stato islamico è probabilmente il gruppo terroristico più ricco mai conosciuto» ha detto Matthew Levitt, esperto di terrorismo islamico che ha lavorato anche per il governo statunitense, attualmente direttore del programma d’intelligence e antiterrorismo al Washington Institute for Near East Policy. «Non sono integrati nel sistema finanziario internazionale – dice – e per questo non sono vulnerabili». Lo Stato islamico, quindi, pone una sfida senza precedenti ai Paesi che stanno cercando di fermarlo, secondo Bloomberg, quando ormai controlla un’area compresa tra Iraq e Siria più grande del Regno Unito.

Il fenomeno dell’autofinanziamento non è del tutto nuovo. I talebani afgani vendono oppio, minerali e legname, i colombiani delle Farc esportano cocaina e i ribelli di Abu Sayyaf nelle Filippine, come i gruppi terroristici legati ad al Qaida in Yemen e Nordafrica, guadagnano milioni di dollari con i sequestri di persona. Difficile stimare le entrate di questi gruppi, ma secondo un rapporto delle Nazioni Unite i talebani avrebbero raccolto più di 400 milioni di dollari nel 2011.

VENDONO PETROLIO A STATI COMPIACENTI -FORSE ANCHE EUROPEI- E ALLA CINA
Per lo Stato Islamico è fondamentale il petrolio: controlla sette campi petroliferi e due raffinerie nel nord dell’Iraq e sei dei dieci campi petroliferi presenti nella Siria orientale, e vende il greggio a un prezzo compreso tra i 25 e i 60 dollari al barile, secondo Luay al-Khatteeb, Visiting Fellow al Brookings Doha Center in Qatar. Un prezzo molto più basso rispetto a quello sul mercato internazionale, visto che i future sul Brent a Londra sono scambiati a oltre 102 dollari al barile. Gli acquirenti? Alcune nazioni europee, Cina e forse Russia.

Così, grazie al petrolio, gli estremisti «possono portare avanti la guerra e mantenere le istituzioni» create nel territorio tra Iraq e Siria «usando quello che resta – aggiunge al-Khatteeb – per il reclutamento».

Oltre al petrolio, una fonte di ricchi profitti è quella dei riscatti: secondo un funzionario statunitense, il gruppo potrebbe aver raccolto solo grazie al pagamento per la liberazione degli ostaggi 10 milioni di dollari negli ultimi anni.

GIORNALISTI FREE LANCE :UN RICCO BOTTINO
I giornalisti improvvisati , i turisti fai da te e avventurieri senza esperienza sono da diversi anni un ricco bottino da negoziare con centinaia di milioni di euro di riscatto. L’Italia è tra le prime che ha accettato di pagare.

“Se penso che abbiamo rischiato la vita dei nostri soldati per tentare di salvarlo (il giornalista Foley, ndr) mi arrabbio. Quello prima è andato a giocare al corrispondente di guerra in Libia e si è fatto catturare. Poi è andato a cercar guai in Siria” raccontava qualche giorno fa l’ecvonomista UKMAR in un’intervista al Giornale.

“Il suo, come quello della vostra Sgrena, non è giornalismo, ma protagonismo – ha aggiunto il politologo rumeno naturalizzato americano – lui, la Sgrena e tanti altri non raccontano quel che succede, aiutano una parte in gioco. Nel suo caso il cosiddetto popolo siriano. Nel caso della Sgrena quelli che combattevano contro l’Italia. Che poi ha pagato per riaverla viva. Questo oltre ad esser pericoloso per chi lo pratica, genera disinformazione. Identificandosi con chi, a detta loro, soffre producono racconti emotivi destinati non ad informare, ma a coinvolgere il pubblico”.

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