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Pubblicato il 20/05/2014

LIBIA: STANNO TUTTI BENE I NOSTRI MILITARI DELLA MISSIONE DI ADDESTRAMENTO.



Gli interessi italiani in Libia

Nel Paese ci sono un’ottantina di imprenditori italiani, attivi soprattutto nel settore dell’edilizia. Molti di loro riferiscono di spari e di strade bloccate dai carri armati. Invece l’Eni ha riferito che sta monitorando la situazione e che opera “con continua attenzione alla sicurezza del personale, condizione che rappresenta la prima priorità”. Un portavoce ha riferito che l’Eni “per il momento non ha adottato provvedimenti di evacuazione del personale”.

ESERCITO A PEZZI
Quello libico è un esercito ancora oggi da rifondare. La facilità con cui imperversano nel Paese le milizie indipendenti e le bande irregolari non fa che confermarlo. La triste verità è che la campagna aerea del 2011 ha praticamente distrutto i fondamenti delle vecchie forze armate. In sei mesi di bombardamenti, gli alleati hanno sferrato 26mila sortite aeree, compiuto oltre 9mila raid e colpito con una precisione senza precedenti (92%) oltre 5.900 obiettivi. Alla fine sono stati annientati 600 veicoli corazzati, 405 pezzi di artiglieria, 600 infrastrutture militari, 1.270 depositi di munizioni e 690 siti di difesa aerea.

Inutile dire che la rinascita sarà lenta, a partire dalla formazione dei nuovi quadri e delle nuove truppe, completamente disarticolati.

Oggi le forze terrestri libiche si stanno dando un gran da fare e hanno avviato diversi programmi di addestramento, interamente finanziati dal governo nazionale, in Paesi della Nato o meno. L’Italia come sempre è in prima linea, con l’operazione “Coorte”, forse la principale delle attività di cooperazione e assistenza militare alla Libia.

Il piano è triennale e prevede la formazione di 5.200 soldati autoctoni, 2mila dei quali nel nostro Paese. Il periodo formativo è molto intenso e per 341 reclute siamo già alla seconda fase.

Tutto è cominciato a Tripoli, il 30 ottobre scorso, quando un team di istruttori italiani del 185o reggimento paracadutisti Rao, dell’8o bersaglieri e del 9o alpini ha selezionato 16 ufficiali, 18 sottufficiali e 307 militari di truppa, provenienti prevalentemente dalla Cirenaica (55%), dal Fezzan (20%) e dalla Tripolitania (25%): in parte soldati di professione che avevano servito sotto il regime di Gheddafi e in altra miliziani che lo avevano combattuto.

I 341 sono giunti in Italia a gennaio, passando per 12 settimane a Cassino, presso l’80o reggimento addestramento volontari Roma, e per altre due settimane a Persano, dove hanno appreso tecniche di armi e tiro, mascheramento, combattimento e così via. Siamo ormai alla seconda fase, cominciata il 19 aprile scorso, sempre a Persano, sotto la responsabilità della brigata Garibaldi, che insegnerà al personale libico come operare a livello di compagnia. Ne sapremo di più fra 10 settimane.

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