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Pubblicato il 29/01/2019

L’ITALIA VIA DALL’AFGANISTAN IN UN ANNO DOPO 17 ANNI E 54 CADUTI . CRITICO IL GENERALE BERTOLINI


Il ministro Trenta chiede al COI di organizzare un piano di rientro dall’Agfanistan in 12 mesi. Esultano i deputati 5 stelle. Irritato il ministro degli esteri Mogavero

CRITICO IL GENERALE BERTOLINI: “SUPERFICIALITA’ “

«Diciamo che è l’ennesima conferma dell’approccio superficiale con cui l’attuale vertice della Difesa affronta problematiche complesse e difficili». Così si è espresso il generale Bertolini ‘ex capo di Stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan – unico italiano ad aver ricoperto quel ruolo. Non tanto per il ritiro in sé dei militari – quanto per i modi utilizzati dal ministro nel comunicare la notizia, all’insaputa della Farnesina , a quanto si legge.

«Il ritiro di un contingente – spiega Bertolini, già comandante della Folgore e delle forze speciali, comandante del contingente italiano durante Enduring Freedom e comandante del Coi, il Comando operativo interforze che gestisce tutte le missioni all’estero – non è solo una questione politico-logistica ma soprattutto tattica e di sicurezza. In questo momento ci sono minacce significative e dunque bisogna mantenere un dispositivo di deterrenza importante». “se si pensa di chiudere una missione per risparmiare si ha un approccio superficiale ad un problema che va invece approfondito in tutti gli aspetti. Perché il ritiro potrebbe costare anche più che mantenere il contingente».


IL GENERALE BATTISTI: TRUMP DOVEVA AVVISARE GLI ALTRI CONTINGENTI
Interviene anche il generale Battisti, raggiunto dal corriere della sera:
«Trump ha commesso un grave errore. Il suo annuncio avrebbe dovuto essere concordato con tutti i contingenti. Rischiamo altrimenti di trasformare un ritiro, che era nella logica dei fatti inevitabile dopo oltre 17 anni di presenza in Afghanistan, in una sorta di rotta disordinata dove ogni Paese agisce da solo. Speriamo almeno che gli accordi con i talebani siano seri».


I NUMERI DELLA MISSIONE PIU’ LUNGA DELLA STORIA MILITARE ITALIANA
ROMA- Da quasi 17 anni la difesa italiana partecipa alle missioni in Afghanistan.
L’attuale contingente è di 800 unità, ma si è arrivati anche ad oltre 2400, con rotazioni di 4 mesi.
I numeri :
54 morti (tra cui una appartenente ad ong italiana), 6,5 miliardi di euro di costo.
Dapprima denominata International Security Assistance Force (Isaf) della Nato, autorizzata dall’Onu il 20 dicembre 2001 e terminata il 31 dicembre 2014, subentrata il e dal Gennaio 2015 nominata Resolute Support.
Iniziata nel 2001 a guida americana ( Enduring Freedom) , dopo gli attentati dell’11 settembre. Sin dalla prima fase l’Italia ha contribuito anche con diverse rotazioni di forze speciali.
La coalizione nel suo complesso ha perso 3.542 militari; attualmente sono rimasti 20.000 soldati per tutti i paesi, ma erano 140.000 nel 2012.

54 CADUTI ITALIANI
Il primo caduto italiano ci fu il 3 ottobre 2004, il caporal maggiore Giovanni Bruno a seguito di un incidente stradale.
Il primo attentato mortale avvenne il 5 maggio 2006, che uccise il capitano Manuel Fiorito e il maresciallo capo Luca Polsinelli.
L’Isaf, operò all’inizio , per due anni dentro i confini della città di Kabul. Poi, dal 2003, all’Italia fu assegnata la zona occidentale con città di riferimento Herat, dove anche ora è stanziato il grosso del contingente italiano, con un nucleo al Comando di Kabul. Il contingente italiano ha raggiunto punte di 2.250 militari, con decine di mezzi, elicotteri e aerei. Si tratta della più lunga e costosa campagna militare della storia d’Italia, mentre l’intera durata della guerra in quel paese è superiore a quella della prima e seconda guerra mondiale e di quella di Crimea.
900 miliardi di dollari, è il costo complessivo di tutte le nazioni.



IMPEGNO DEI MILITARI ITALIANI NEL MONDO

Sono 5.950 i militari italiani delle 4 forze armate impegnati all’estero in 34 missioni internazionali in 23 paesi. 1.135 nella missione Unfil-Mibil in Libano, 914 per Resolute Support in Afghanistan, 1018 per Prima Parthica in Iraq e Kuwait, 123 in Turchia e 134 negli Emirati Arabi. 282 soldati in Libia (assistenza e supporto), 179 in Somalia (di cui 129 per la missione Eutm e 50 per la missione Miadit), 150 a Gibuti (base di supporto), 80 in Egitto, 99 in Niger (assistenza e supporto) e 8 in Mali. Altri 1.700 circa sono in 4 missioni tra Europa e Mediterraneo: 635 per Mare Sicuro e 341 per Eunavformed entrambe per il contrasto all’immigrazione e il soccorso in mare – 582 in Kosovo e 187 in Lettonia. Strade sicure impiega 7.320 soldati.

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