OPINIONI

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Pubblicato il 06/05/2019

LO SMEMORATO DI VITERBO

di Corrado Corradi

Al Segretario provinciale dell’ANPI che il 25 aprile scorso ha pensato bene di esplicitare le sue traveggole ideologiche sulle violenze dei nostri soldati in Afghanistan, voglio qui ricordare alcune delle violenze reali, storicamente attestate, che i partigiani comunisti hanno perpetrato a guerra finita (assumiamo come data il 28 aprile del 1945 quando é avvenuto lo scempio di piazzale loreto) nei confronti di civili nella mia regione, l’Emilia Romagna, e dove quei nostri nonni che hanno scampato il lavaggio del cervello perché non iscritti al PCI ancora ricordano per efferatezza:

• Il 16 gennaio del 1946, nel modenese, il sacerdote Don Francesco Venturelli veniva chiamato con una scusa fuori dalla canonica e falciato sulla porta da un plotone di gappisti (i GAP erano i Gruppi di Azione Partigiana di ideologia comunista).
• Il 24 aprile del 45 (mancavano 4 giorni alla fine della guerra) a San Giovanni sul Reno, i partigiani comunisti hanno atteso in chiesa Don Giovanni Domenico, lo hanno buttato in un porcile e hanno preso a torturarlo tagliandogli le dita (quelle che servono a benedire) e poi lo hanno finito con una raffica di mitra.

• Il 25 aprile 45 (a tre giorni dalla fine della guerra), a San Vitale sul Reno, i partigiani comunisti prelevarono Don Giuseppe Tarozzi dalla sua canonica e da allora é sparito.
• Il 02 luglio del 46 a San Martino Casola, Don Giuseppe Rasori fu ucciso di notte in chiesa da un colpo di pistola alla nuca, il suo cadavere fu ritrovato la mattina ricoperto dalla bandiera rossa.
• Il 05 dicembre 45 a Anzola di Piano i partigiani comunisti fermarono Don Alfonso Reggiani di ritorno da una visita in ospedale e lo freddarono a colpi di mitra (era reo di battute salaci sui comunisti).

• Il 13 maggio del 45, a Lorenzatico, i partigiani comunisti mentre portavano al comando partigiano Don Enrico Donati, lungo il percorso lo ferirono (chissà perché ?) con un colpo d’arma da fuoco, lo infilarono in un sacco e, ancora vivo, probabilmente per far sparire il corpo lo gettarono in un macero dove é annegato.

• Il 25 luglio 45 a Maiola, un gruppo di partigiani comunisti chiamava Don Achille Filippi fuori dalla canonica e lo uccideva a colpi di mitra.
• 09 maggio 45, a Sassatelli Don Tino Galletti, anch’esso reo di far battute sui comunisti veniva assassinato in chiesa dai partigiani comunisti e per non fargli mancare la compagnia furono uccisi tre fedeli presenti in chiesa.

• Il 14 settembre del 45 a Casalfiumanese venne freddato dai partigiani comunisti Don Tebaldo Dapporto e nella bacheca della Casa del Lavoro apparve il proclama « fatto fuori il prete padrone.
• Il 29 aprile 45, a Ventosa, Don Carlo Terenziani venne portato in processione sacrilega dai partigiani comunisti e poi fucilato.
• Il 18 giugno del 46, a Martino di Correggio Don Giuseppe Pessina venne freddato a colpi di mitra per aver troppo compianto 9 parrocchiani freddati anch’essi dai partigiani comunisti.


Mi limito alla memoria storica della mia regione e a questi sacerdoti perché rappresentano anche i loro parrocchiani uccisi anch’essi dopo la fine della guerra dall’odio dei partigiani comunisti (l’elenco sarebbe bel più lungo se vi inserissimo tutti gli accoppati del nord Italia) e ho evitato di scendere nei particolari dei massacri perpetrati: inchiodature, tagli di genitali, stupri, sfondamenti di crani a suon di legnate; la rasatura delle teste delle signore giudicate collaborazioniste che viene proiettata nei documentari storici ripuliti da una visione compiacente, nella sua ingiustizia fa sorridere se paragonate alle efferatezze (coperte da complicità in seno al CLN) compiute dai partigiani rossi su chi era ritenuto collaboratore dei nazifascisti.


Sig . Mezzetti Enrico, i soldati italiani di cui lei ha indegnamente parlato nel suo abominevole quanto idiota e banale paragone, non si sono abbandonati a efferatezze e se hanno ucciso un civile é stato per errore e sicuramente, come tutti i soldati, ne portano il peso sulla coscienza sentendolo come un fallimento…
e qui mi riferisco allo STA.MAG.: come ha potuto non recepire questa realtà che ha portato il Gen. Ricco’ ad andarsene.


I partigiani comunisti invece hanno massacrato non solo i loro nemici armati ma anche civili innocenti in ottemperanza al loro odio ideologico e in spregio a ogni principio di civiltà e i loro capi li hanno coperti… Quell’odio si é riverberato poi nella società civile del dopoguerra quando il PCI, rifattasi l’onorabilità a suon di bugie ha filiato le brigate rosse e tutte le altre scellerate sigle della sinistra (le uova del drago erano state depositate e nel 68 si sono schiuse) i cui slogan dicevano «uccidere un fascista non é reato» oppure «camerata basco nero il tuo posto é al cimitero» ;

Ma ritorniamo ai partigiani: vogliamo parlare delle foibe?
E torniamo al PCI del primo dopoguerra, orgoglioso dei suoi partigiani, tanto da inventarsi una cantilena come «bella ciao», ed assumerla come inno per dar da credere che solo i partigiani comunisti (quelli delle efferatezze di cui sopra) hanno liberato l’Italia: vogliamo parlare dei picchetti del partito comunista, che alla stazione di Bologna hanno isolato il treno dei profughi istriani che fuggivano i comunisti titini e hanno impedito alla Croce Rossa Italiana di rifocillarli rovesciando sulle rotaie latte e pane perché quelli erano fascisti che fuggivano la rossa primavera?

A persone intellettualmente disoneste é d’obbligo rivolgere la sana pernacchia di Toto’, gliela dedico di cuore: Fa molto meno male delle raffiche dei suoi amichetti che hanno massacrato tanti compatrioti molti dei quali inermi.





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