EL ALAMEIN

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Pubblicato il 27/07/2011

LUGLIO 1942 – I PRIMI GIORNI DELLA FOLGORE IN LINEA AD EL ALAMEIN


DAL DIARIO DI “TANO PINNA”- ARTIGLIERE PARACADUTISTA E LEONE DI EL ALAMEIN.
L’ARRIVO IN AFRICA: LUGLIO 1942

a cura di Maurizio Pinna

SECONDA PUNTATA


La prima giornata africana…

Ain el Gazala\ El Adem, 21 luglio ’42, martedì
Si parte per Tobruch, sono quaranta chilometri di strada.
Tobruch è stata ripresa da un mese.
Gli autieri ci dicono che è stata una battaglia dura, era difesa dagli inglesi, dagli indiani, dai francesi, da sudafricani, australiani, neozelandesi.
Furono fatti prima tremila prigionieri, distrutti molti carri armati.
Poi i tedeschi hanno preso alle spalle la piazzaforte, facendo altri quattromila prigionieri
. Fu preso tanto carburante e viveri di ogni genere, ancora ci si campa con quel materiale. Siamo ora in Marmarica, la zona è arida, monotona, uniforme, con poche gibbosità del terreno, nudo, paurosamente nudo, senza acqua.
E’ uno spettacolo deprimente, si procede piano, la strada è ridotta molto male.
Ai lati ci sono segni della battaglia,cannoni abbandonati, carri bruciati, mucchi di materiale abbandonato, postazioni con armi e croci.
Croci con sopra un elmetto.
Incontriamo quelli che dovevano esser dei magazzini inglesi, sono piramidi di casse, ci dicono di farina, di birra in scatola, sigarette, tabacco, vestiario, scarpe, marmellata, whisky.
Lungo la strada ci sono centinaia di mezzi corazzati e camion distrutti.
Il sole, il polverone che sembra quasi permanentemente sospeso nell’aria, rendono più aspro e crudele il paesaggio.
Non arriviamo a Tobruch, gli autieri dell’Ariete, che portano i camion, svoltano verso El Adem.
Carri italiani, tedeschi, inglesi, anneriti da fuoco, scheletri di camion bruciati, casse, proiettili abbandonati, cingoli di carri, aperti sul terreno, seguono per chilometri
Ci hanno detto che ci sono ancora mine lungo le piste, per questo la colonna è distanziata, tra ogni camion ci sono almeno quaranta metri.
Spesso qualche camion salta in aria, gli autieri ci dicono che bisogna passare sul tracciato dei primi, ma qualche volta la mina è posta in profondità, salta solo dopo che sono passati decine di volta sopra la stessa striscia, la sabbia si leva e…si salta.
Ho sulla faccia una maschera di sabbia finissima, il sole scotta, i volti sono infuocati, gli occhi bruciano, la gola è arsa.
L’acqua nella borraccia è calda, ha un forte sapore di salsedine, non disseta.
Ancora croci lungo la strada.

Arriviamo ad El Adem.
Gli aerei sono sparsi in vari punti del campo d’aviazione, ai margini ci sono pezzi antiaerei, dentro a vaste piazzole.
Ci sono le tende, si distingue una con una grande croce rossa, il posto di medicazione. Finalmente scendiamo dal camion, sono le 8 del mattino.
Gli uomini del campo ci vengono incontro.
Tutti vestono alla stesa maniera, pantaloncini corti, camicia e sandali, tutto di marca inglese.
Ci mettiamo seduti sugli zaini, non si respira.
Ci danno una specie di caffè.
Dovrebbero distribuire l’acqua, ma quando?
Monti mi dice che partiremo in aereo per il campo di Fuka.
Si dovrà raggiungere poi la base di El Daba.
E il lancio?
Monti non risponde.
Chi poteva mai pensare, qualche giorno fa, di finire in una buca a fare il fante?
Guardo gli amici negli occhi, vedo tanta stanchezza e sconforto.
Nella batteria non si nasconde il malcontento, lo si dichiara apertamente e fortemente, gli epiteti verso i responsabili non si misurano.
Gli anziani si chiedono e chiedono agli ufficiali: “…i camion che ci trasportano, resteranno a noi ? Chi ci porterà i viveri in linea, le munizioni, e tutte le altre cose?Aggregheranno alla divisione reparti autieri di altre divisioni? Gli autieri ci dicono che i mezzi sono già scarsi, bisogna arrangiarsi…”
Bianchini brontola apertamente, qualcuno invidia Torre ed Ammazzagatti, che sono rimasti in Italia.
Seduto sullo zaino scrivo queste note.
Perché ci sono gli scontenti?
Il lancio era la meta agognata, ma se in questo momento è necessaria la nostra presenza come truppe di linea, allora eccoci alla prova.
Sembra che il vento ostacoli la partenza degli aerei.
Sono S79, aerei da bombardamento, che ci trasporteranno alla base logistica di El Daba. Lasciamo il campo per accamparci nelle vicinanze.
Fa un caldo tremendo, non si respira, soffia un vento caldo.
Ci danno il pane, sotto i denti si sente la sabbia, nel rancio c’è la sabbia, è fatica tenere aperti gli occhi, i capelli sono diventati ispidi…dico io, ci daranno almeno l’acqua per lavarci almeno gli occhi?
Per ora danno un litro di acqua il giorno, ma già hanno detto che ne potranno dare anche meno e, qualche giorno, niente.
Bezzo dice a Jop:” Dante dobbiamo proprio dimenticare il vino?”
Al rancio abbiamo un bel da fare per mangiare, la sabbia condisce tutto, il deserto è una grande …formaggiera!
Gli avieri ci dicono che con il tramonto del sole tutto ritorna normale e calmo, bisogna abituarsi, questo vento diabolico dura al massimo tre giorni.
Si chiama ghibli.
Questo è niente, dicono gli autieri, il vero ghibli fa impazzire, l’aria sembra di fuoco, è irrespirabile, la sabbia portata dal vento è fitta come la nebbia, ferma ogni attività.
Qui dovrebbero passare i molti che fanno la guerra nei Ministeri ed uffici, certamente ritornerebbero con ricompense al valore e con certificati di invalidità.
Difficilmente finirebbero sotto un metro di sabbia.
Passiamo la giornata alla meglio.
Molti mezzi di trasporto sono di marca inglese, Ford, Morris, Chevrolet, Dingo, caratteristiche le Jeep, fatte apposta per i terreni più irregolari.
Molti dei… residenti portano armi inglesi, dicono che è ricercato il Tommy gun, munizioni si ritrovano in quantità.

Notizie?
Sono quelle che filtrano attraverso i camionisti che arrivano dal fronte, o dalle basi, o da Bengasi.
Le nostre forze in linea sono scarse e sfinite.
I mezzi di attacco sono ridotti a poche unità, i rifornimenti sono lenti ad arrivare e molti vengono distrutti lungo la strada.
Gli inglesi hanno le basi alle loro spalle, sembra che ci siano forze nuove, fresche. L’importante è impedire al nemico di contrattaccare e di sfondare la nostra debole linea. “Perché non si è continuata l’avanzata”.
Gli autieri sorridono:”Facile a dire, noi siamo arrivati al Alamein con una sola compagnia di carri, gli altri sono fermi lungo tutto il percorso.
Adesso gli inglesi sono difesi da vasti campi minati e da numerose artiglierie, è impossibile per noi ogni pur minimo movimento, fortunati se non ci fanno scappare all’indietro…hanno carri nuovi di costruzione certamente americana, hanno più pezzi da 88 mm. loro che noi fucili…in questi giorni hanno attaccato le postazioni della Trento e della Brescia.
Si pensa che abbiano voluto assaggiare le nostre forze, il fatto è che prima l’iniziativa era sempre nostra, ora è la loro….
Rommel è in gamba, è più in prima linea che al comando.
Quando ci sono i combattimenti lo si trova dove il pericolo è maggiore.
Durante i combattimenti si sposta con una piccola colonna mobilissima, di blinde, di carri leggeri, artiglieria leggera, …è una forza strategica che impiega nei momenti difficili, …ed è direttamente ai suoi ordini.
E’ audace, temerario, ….si dice che abbia solo paura dei bombardamenti aerei, spesso si sposta pilotando un piccolo aereo, atterrando appena può…
Tutti i tedeschi hanno lo stesso rancio, da Rommel all’ultimo soldato, mica è così da noi! Il rancio loro è più abbondante, migliore del nostro,… dispongono di più acqua, di mezzi di trasporto.
A Tobruch se ci avessero lasciato fare noi italiano avremmo portato via tutto,…. loro invece hanno messo a guardia i loro soldati, non usciva uno spillo senza l’ordine.
Adesso noi andiamo avanti con il carburante che abbiamo preso a Tobruch, ora mangiamo quello che abbiamo trovato a Tobruch, ……così per il vestiario, e se la rubavi ti fucilavano… si dice che prima di arrivare in linea sono stati per settimane nel deserto ed in riva al mare, senza far niente, per acclimatarsi al caldo ed al sole”
Quando ci sono i combattimenti lo si trova dove il pericolo è maggiore.
Durante i combattimenti si sposta con una piccola colonna mobilissima, di blinde, di carri leggeri, artiglieria leggera, …è una forza strategica che impiega nei momenti difficili, …ed è direttamente ai suoi ordini.
E’ audace, temerario, ….si dice che abbia solo paura dei bombardamenti aerei, spesso si sposta pilotando un piccolo aereo, atterrando appena può…
Tutti i tedeschi hanno lo stesso rancio, da Rommel all’ultimo soldato, mica è così da noi! Il rancio loro è più abbondante, migliore del nostro,… dispongono di più acqua, di mezzi di trasporto.
A Tobruch se ci avessero lasciato fare noi italiano avremmo portato via tutto,…. loro invece hanno messo a guardia i loro soldati, non usciva uno spillo senza l’ordine.
Adesso noi andiamo avanti con il carburante che abbiamo preso a Tobruch, ora mangiamo quello che abbiamo trovato a Tobruch, ……così per il vestiario, e se la rubavi ti fucilavano… si dice che prima di arrivare in linea sono stati per settimane nel deserto ed in riva al mare, senza far niente, per acclimatarsi al caldo ed al sole”.
Arriva la sera, il vento si è calmato, distribuiscono il rancio: un mestolo di pasta, un cucchiaio di marmellata.
Qualcuno tira fuori le carte da gioco.
Non fa più tanto caldo, si comincia a stare benino, il sole è quasi sceso del tutto, velocemente.
Ho sonno, cerco e mi sistemo in una buca, slaccio le scarpe, lo zaino fa da cuscino, mi copro con una copertina.
“Allarme, allarme! Fuori dalle buche! – qualcuno grida nella notte – bombardano Tobruch”
I bengala illuminano a giorno la zona, l’artiglieria contraerea spara alto nel cielo, numerosi traccianti segnano il cielo.
Dicono che bombardano i loro magazzini abbandonati.
La buriana dura mezz’ora, poi ritorna il silenzio. Qui nessun danno.

10 Ecc, in un disegno fatto da un tommy, il bivio per El Adem, con il cartello stradale
indicante le due direzioni di Sollum – Bardia e per Derna – Tobruk

11 Ecco la desolata Marmarica, attraversata dalla Balbia.
La foto è dell’A.D. 2000, ma la Balbia è ben poco cambiata, come la Marmarica.
12 Binocolo e soldato tedesco,ma …zanzariera inglese, forse presa a Tobruch.
13…carri bruciati, mucchi di materiale abbandonato, postazioni con armi e croci.Croci con sopra un elmetto.
14 Ecco una foto inglese del 4 dicembre 42, durante la “rincorsa” a Rommel, la quantità di camion è
tale che si corre anche fuori pista per poter correre di più, ed il risultato… arriva subito,si alza un’esplosione, indicata nella freccia, al passaggio del camion. Una delle sei milioni di mine disseminate ad El Alamein
15 Si avvicina una tempesta di sabbia, il ghibli, una “onda” che avanza mugghiando che trasforma l’aria in una fornace, che nasconde i vivi ed i Morti, le piste e talora i mezzi.
16 Malta durante un bombardamento,
con il cielo trasformato dagli scoppi della artiglieria contraerea in un tappeto di esplosioni.
La mancata occupazione ma ancor più la mancata previsione di un’operazione lampo nel primo giorno di guerra nei confronti dell’ isola, posta sulle linee di collegamento tra l’Italia e la Quarta Sponda, fu fatale.Nei verbali delle riunioni dello S.M.G., alla domanda di Mussolini a Badoglio, Capo di S.M.G. pochi giorni prima della guerra, sulla eventualità di un’occupazione dell’isola, l’anziano generale disse chiaramente che non vi era stato nessun piano allo studio. A riguardo, nelle lettere dell’addetto navale giapponese a Roma,già aiutante dell’Amm. Yamamoto, commentando l’inizio della guerra italiana senza alcuna operazione prevista ed attuata contro Malta o contro i porti di Alessandria o Gibilterra, e molto prima di Pearl Harbour, vi è una sola frase di commento:”…è incredibile!” Incapacità, menefreghismo, muoversi solo su ordini superiori o semplice applicazione del principio:”ma chi te lo fa fare? pensa allo stipendio!”. Ma eravamo nella condizione di occupare Malta?La Marina e l’Aeronautica erano pronte? Si sarebbero coordinate tra loro? … e l’Esercito?… ed i tedeschi? La copertura aerea durante lo sbarco sarebbe stata data da quanti aerei?
E le grandi corazzate ferme nei porti sarebbero intervenute con le loro potenti artiglierie? I mezzi di sbarco e di trasporto erano sufficienti per una pressione continua e crescente sull’isola?
L’operazione C3, coordinata dall’Ammiraglio Tur con pochissimi ufficiali, non era proprio un esempio né di tecnologia applicata per la scalata delle alte coste dell’isola, né di arte militare!
L’attrezzatura per gli sbarchi era data da poche scale elettriche prese dai pompieri, da passerelle messe insieme con la solita arte italica dell’arrangiamento. L’unico tentativo di sbarco a fini informativi mediante infiltrazione da parte di un “gamma” della Regia Marina con Carmelo Borg Pisani si risolse nella cattura dei due e nella impiccagione del Pisani, nativo di Malta.
E per i paracadutisti bastavano gli aerei da trasporto?
Probabilmente, dopo la prima ondata di sbarchi, la situazione si sarebbe enormemente complicata,si sarebbe forse ripetuta, in grande, la tragedia dei paracadutisti tedeschi a Creta.
E poi che cosa avrebbe prodotto nel quadro strategico generale?
17 Il piano per l’occupazione di Malta, bloccato su sollecitazione di Hitler, la conquista dell’Egitto sembrava questione di ore.
18 Erwin Johannes Eugen Rommel
Joseph Wilfried “Sepp” Armbruster, Rittmaister, capitano di cavalleria,ufficiale d’ordinanza di Rommel e suo interprete personale con gli italiani per l’intero periodo “africano”, raccontò a Tano che un giorno si trovarono in un campo minato inglese, non segnato, proprio a ridosso delle linee inglesi. Erano in cinque, Rommel e Gause, suo C.S.M. in quel momento, si misero a tastare il terreno e levare le mine, Armbruster, l’autista ed un altro ufficiale facevano “da pali” , armi alla mano, controllando che non arrivassero i tommy.Rommel era più preoccupato del campo minato non segnato che delle mine che estraeva dalla sabbia e deponeva a lato, nello stesso tempo parlava con il gen. Gause.
Cosa sarebbe successo se lo stesso episodio sarebbe accaduto a certi generali del regio Esercito?
19 Joseph Wilfried “Sepp” Armbruster, Rittmaister, capitano di cavalleria, ufficiale d’ordinanza di Rommel e suo interprete personale con gli italiani per l’intero periodo “africano”,eccolo accanto a Rommel, tenendo in mano delle mappe. Di madre italiana, cominciò la guerra nel 1938 come semplice soldato, poi partecipò alla invasione della Norvegia, venne ammesso al corso ufficiali e accanto a Rommel fu comandato per tutto il periodo africano. Rientrato in Italia combattè fino alla fine, alle porte di Berlino. Catturato, rientrò in Italia, a Milano, dove morì, investito da un auto, dopo aver inviato alcune cartoline d’auguri.Era il rappresentante per l’Italia dell’Associazione dei Veterani dell’Afrika Korps. Molto amico dei reduci di Bir El Gobi, interveniva spesso alle varie cerimonie in giro per l’IItalia,
20 Ecco Rommel tra i suoi “afrikaner”, sorridenti, informali, ufficiali e semplici soldati, accorsi per parlare con il loro GeneralFeldmarshall , un’ammirazione mai venuta meno
ed ancora oggi viva, specie nel piccolo cimitero di Herlingen. Rommel fu uno tra i pochissimi generali tedeschi a non aver fatto
il severo ed elitario corso di Stato Maggiore,
per questo non era apprezzato da molti suoi” colleghi”, di antiche famiglie” junker”, spesso di stirpe prussiana e con l’immancabile “von” nel cognome. Osservate, di contro le poche foto che ritraggono i vari generali italiani, tutti in divisa regolare e perfetta, magari con gli stivaloni in pieno deserto, tutti seri, nessun uomo di truppa intorno, e meno che mai sorridenti, con i bottoni slacciati della camicia e le maniche tirate su…
o a torso nudo
21 Ecco un Fieseler l’eccezionale aereo leggero tedesco, insuperato ancora oggi. Forse a bordo c’è proprio Rommel ai comandi…
Talvolta va in volo con il suo c.s.m. Gause, cosa vietatissima dalle regole dello Stato maggiore se l’aereo cade…addio Afrika Korps! Ma Rommel delle regole….
22 Frutta sciroppata, preda inglese, per Rommel, che non si ferma con il suo Kampfstaffel.
23 Ecco un esempio della teutonica precisione e programmazione, una striscia di cartoncino con le varie divise ed i gradi dei militari inglesi, distribuita a tutti i soldati dell’Afrika Korps.
Quando venne catturato da un artigliere paracadutista il gen. Clifton, comandante di brigata neozelandese, il paracadutista si rivolse al suo ufficiale dicendo che aveva catturato ”… un tipo con un cappello rosso da “capostazione
24 Ma non è solo questione di organizzazione o di logistica!
Rommel, venuto a conoscenza di un episodio di “bravura” di un suo soldato semplice, non ci pensa due volte, si sposta, raggiunge il reparto di artiglieria e decora della Croce di Cavaliere, la Ritterkreuz, , un semplice artigliere,il puntatore Gunther Halm,del
104° Rgt PzGr. che con freddezza e precisione il 22 luglio aveva colpito di fila otto carri inglesi con il pezzo da 76,2 mm. russo preda di guerra. Ecco la foto. E per finire lo promuove caporale.
Anche Walter Baggio, puntatore del pezzo di Pirlone, “centrò” e fermò un eguale se non superiore numero di carri, venne proposto per la MAVM, Pirlone per la MOVM alla memoria, ma per Baggio, ferito gravemente, la pratica di concessione della medaglia si perse nei meandri del Ministero… “E la pratica non si può riprendere, sono scaduti i termini per la presentazione…”
25 Tutt’altra “musica” per i germanici, ecco nella foto un semplice Hauptmann, un capitano, fatti schierare gli uomini, li decora, semplicemente, senza tante “storie” o formalità, sono in camicia, con le maniche tirate su, senza “bardature” e senza attendere chi sa chi, poi di nuovo in linea. Ogni grosso reparto aveva a disposizione un certo numero di decorazioni, le Croci di Ferro di I^ e II^ classe, bastava un atto ed una firma e…senza Ministero, Corte dei Conti e registrazioni… E finita la guerra non si sono più date decorazioni, mentre ancora oggi, in Italia, passati settanta anni…si continua.
26 Ecco la concessione della Croce di Ferro di I^ Classe a Sergio Bresciani, artigliere del 3° Rgt. Articelere,volontario, caduto a soli 17 anni, MOVM alla memoria. Firmato dal Feldmaresciallo Rommel…”in nome del Fuhrer e Comandante Superiore delle Forze Armate…”
27 A proposito di organizzazione…La scritta sembra quella del cinema…
ma una didascalia sul retro della foto indica un teutonico…casino!
28 Lussi dell’Afrika Korps: …………..la doccia nel deserto… e non era il solo. All’inizio mentre gli italiani avevano la solita “buca” loro avevano le tende . Con illuminazione elettrica, sedie e tavolini, perfino brande rialzate…
29 E per giunta …il dentista con un trapano… a pedale da …prima linea, oltre ad un servizio logistico di prim’ordine, come quello sanitario. Prima di raggiungere la prima linea un periodo di acclimatamento appena sbarcati la prima partita di acqua, portata dalla Germania, era acqua minerale in bottiglia
30 Una leggenda tedesca, il cannone da 88 mm, originariamente progettato per il tiro contraereo, poi, con la sua alta velocità iniziale, un cacciatore di carri insuperabile, preciso e distruttivo.
Ecco il lungo proietto che sta per essere caricato. Unico neo dell’88 era l’altezza sul terreno, superava abbondantemente i 2 metri, perciò visibilissimo se non interrato in una buca ..
31 Ecco l’88 in azione, nella buca, basso sul terreno, forse il fumo nero del fondo è quello delle sue vittime corazzate, in primo piano le cassette dei colpi, semplici ed efficienti, ed i lunghi bossoli

TERZA PUNTATA



El Adem 22 luglio ’42, mercoledì

Ha ricominciato a soffiare il vento, la partenza viene ancora rinviata, i camion dell’Ariete sono rientrati alle loro basi.
Novità dagli altri reparti, il terzo battaglione rimane in Italia, gli altri, dopo aver raggiunto Atene, stanno arrivando in Africa.
Con la prima batteria è arrivato anche un …maiale.
Povera bestia, soffrirà il caldo e la sete, e la fame!
Gli faranno la festa prima di andare in prima linea.
Molti partono ad ispezionare la zona, non si sa mai, qualcosa sarà rimasto per noi ultimi arrivati!
Vorrei scrivere a casa, ma non conosciamo ancora il numero di posta militare.
Dicono che la Divisione prende il nome di “Cacciatori d’Africa”.
Avieri ed ufficiali della base hanno oltre vestiario inglese, anche degli strani occhiali, dicono che servono a proteggersi dalla sabbia, sono preda inglese.
Senza casco, pesante e scomodo, senza bustina, a testa nuda, non si sta male.
La giornata passa tra chiacchiere e pulizia alle armi.
Solito rancio, un litro di acqua salmastra.
A domani la partenza, si andrà fino a Fuka in aereo, poi in camion fino alla base di El Daba.

El Adem\ Fuka|El Daba, 23 luglio ’42, giovedì

Tutto è pronto per la partenza.
Gli aerei sono in fase di decollo, rombano i motori, per gruppi raggiungiamo gli aerei assegnati.
Sono i validissimi S79.
L’equipaggio è formato da quattro uomini, oggi sono solamente due, come ormai …di norma staremo alle armi di bordo.
Entriamo in venti nell’aereo, nessuna scorta di caccia.
Speriamo in una scorta sicurissima: la dea fortuna.
Si parte, dentro al pancione si soffoca.
Si vola molti bassi, non andiamo oltre i duecento metri.
E’ un volo piacevole, lasciamo a sinistra la rada di Tobruch, sempre a sinistra vediamo cinte di difesa in muratura, un gran fossato, cataste di materiale, lungo la strada sottostante colonne di camion.
E’ un paesaggio dannato, infernale, non una casa, non una pianta, nulla di vivo.
Alla destra si eleva un costone, sotto una pista bianca, su cui si vedono camion diretti verso sud.
L’aviere ci spiega gridando:” E’ la pista per Bir el Gobi”.
C’è poco da mimetizzare, il polverone dei camion è visibile da lontano, non è difficile ai caccia nemici intercettarli e distruggerli.
Più avanti ancora una pista, è per Giarabub.
In poco più di mezzora siamo sul vecchio confine.
Un fortino sventrato, dove si legge ancora la scritta, “Capuzzo”
A sinistra il mare, è il golfo di Sollum, poche case, terra egiziana.
Il volo continua, sempre a quota di sicurezza.
Il movimento lungo le piste è sempre più intenso.
Si avvicinano le basi logistiche.
A sinistra lasciamo Sidi el Barrani e Marsa Matruh.
Ci siamo.
Vediamo lunghe colonne di camion, accampamenti, tende con le croci rosse, sono ospedali.
Siamo sulla verticale di una strada, ai due lati sparsi qua e là ci sono numerosi aerei, tedeschi verso il mare, Stukas, Messerschmitt, italiani quelli verso l’interno.
Molti aerei sono dentro grandi piazzole.
E’ la base del IV° Stormo Caccia.
Siamo arrivati, grazie dea Fortuna!
Atterrati, scendiamo subito dagli aerei e ci allontaniamo di corsa verso la strada, dove si attendono dei camion.
Si parte per El Daba, sono cinquanta chilometri che percorriamo parte su strada, parte su una pista parallela, che serve ad alleggerire il traffico.
Le colonne sono decisamente numerose e frettolose, la caccia nemica arriva dal mare a pelo d’acqua.
Ci dicono che non passa notte senza bombardamento.
Lungo la strada compaiono cartelli indicatori italiani e tedeschi.
Sono per la maggior parte infissi in bidoni pieni di pietrisco e terra, indicano i vari comandi, su uno stesso palo ci sono più cartelli, orientati differentemente.
Sono nomi di leggenda: X C.d.A., 8° Bersaglieri, Divisione Trieste, 15^ Panzer, Div. Ariete, Div. Trento, 91^ Panzer.

Siamo arrivati a El Daba.
Ci sono baraccamenti, attendamenti, cataste di casse, camion in ordine sparso, soldati che circolano solo in pantaloncini corti e camicia.
Ci vengono incontro i nostri giunti qui da qualche giorno.
I battaglioni stanno anche loro arrivando, questione di pochi giorni.
Ci sistemiamo nella zona.
I maiali portati dalla I^ Btr. sono legati vicino alla baracca comando.
Il sten Luzi, già della II^ Btr, rimarrà per ora alla base per motivi di salute, il sten. Massoni, della II^ pure lui, è rimasto in Italia per le consegne.
Il mare è vicino, domandiamo di andare a fare un bagno: non è permesso.
Nel pomeriggio alcuni di noi gironzolando, trovano un camion inglese incustodito.
Non una guardia: da noi si mette la sentinella anche per un mucchio di paglia!
Si aprono gli sportelli, dentro ci sono sacchi di zucchero, un mitra inglese, attrezzi meccanici, una pala, un piccone, e tante altre cose utili a noi…nullatenenti.
In quattro e quattro otto lo zucchero sparisce, il resto a disposizione della batteria.
E’ sera ormai.
Arriva un ufficiale tedesco, vede il camion e…comincia ad urlare …alles Kaputt!
Il sten. Carnevale, con calma anglosassone, interviene e promette di… fare le dovute indagini. Bianchini gli spiega subito come è andata e dove è finita la roba.
Carnevale, con la massima calma, ritorna dal tedesco:” I miei soldati hanno trovato quest’arma e gliela consegno, del resto non ne sappiamo niente, arrivederci camerata”.

Oggi finalmente, dopo tre giorni, facciamo un pasto quasi normale.
Al tramonto, numerosi camion carichi di truppa si avviano verso la prima linea.
Passa una colonna di fanteria tedesca, un gruppo di artiglieria interamente autoportato. Passano anche due camion con bersaglieri, al traino i pezzi anticarro.
I “residenti”, sapendoci arrivati da poco dall’Italia, vengono da noi in cerca di paesani, di conoscenti, chiedono notizie dell’Italia, molti sono da mesi in Africa, qualcuno già da prima della guerra.
Pirlone chiede notizie di vecchie conoscenze.
In Libia prima della guerra aveva fatto parte del primo reparto di paracadutisti libici, comandato dal Magg. Tonini, fu fatto prigioniero durante la prima ritirata, ma fu liberato poco dopo.
Dario è un sottufficiale energico, ben preparato, deciso, vede la disciplina sotto un profilo particolare, non accettato da certi ufficiali da…caserma.
Pronto all’obbedienza, ma anche pronto a far osservare al superiore l’ordine errato, è un sottufficiale tagliato per i reparti speciali, dove il superiore deve essere veramente superiore, dove l’esempio deve precedere l’ordine.
“I tedeschi hanno tanti liquori, frutto della presa di Tobruch”, così ci dissero gli uomini della base.
Qui ci sono anche i tedeschi ….e si pensa come dividere con i camerati qualche bottiglia. Jop piomba tra loro, un saluto, una stretta di mano, una sigaretta.
Cominciano ad intendersi, a ridere, a scherzare.
Sono austriaci, allegri…”…friulano, molta grappa, buona…”, “…io niente grappa… voi avere whisky, bere assieme, cantare…” risponde Jop.
Arrivano le bottiglie, beviamo assieme a loro, si fanno sotto Querin, Bezzo, Missiora e tutti quelli presenti.
Si vuotano presto altre bottiglie, si canta …”….tu camerata porta ancora whisky…”
Il sole è tramontato, si comincia a stare bene.
Sono con Jop, Gentili, Missiora e Querin, abbiamo preso le copertine da campo ed andiamo verso una grossa buca per distenderci.
Passano i tre austriaci di prima, ancora alticci, vogliono cantare!
Li accontentiamo, ma ci facciamo promettere di portarci domani qualche altra bottiglia: “Ja kameraden”.
Arriva la notte ed il sonno.
Sono le ventidue quando c’è un allarme, aerei in vista.
Da levante arriva un sordo brontolio.
I tre tedeschi che sono vicini scattano in piedi e scappano via di corsa gridando “Tomy”, trascinandosi con loro le coperte.
Rimaniamo allibiti nel vederli scappare a quel modo.
Perché?
Si, arrivano gli inglesi, ci sarà un bombardamento, forse, ma non siamo sicuri qui?
Anche quelli dei baraccamenti corrono via.
Gli aerei sono sulla nostra verticale, luminaria, bengala, rimaniamo nelle buche in attesa …delle bombe. La zona è illuminata a giorno.
Primi sganci, primi scoppi, che poi si infittiscono.
Si vedono le vampate, concentrate, qualche scoppio è isolato, nei pressi dei magazzini, lungo la strada.
Rispondono le mitragliere da venti ed i pezzi da novanta.
Gli aerei volano sicuri, alti, non temono la contraerea, se ne vanno.
Ritorna il buio, il silenzio.
Qualcosa sta bruciando, carburanti?
Ritornano gli austriaci.
“Perché siete scappati?” domandiamo con curiosità.
“Gli inglesi non scendono di quota per colpire un bersaglio, hanno bombe da buttare via loro, non sono come la Luftwaffe, noi andiamo sul bersaglio”.
Jop di rimando:”I nostri 79 sfiorano il bersaglio allo sgancio”.
“I Tommy per colpire un camion sulla strada sono capaci di sganciare tutto il carico di un aereo, la loro caccia è capace di mitragliare un portaordini in pieno deserto, passando decine di volta sopra quel disgraziato, ma se il soldato risponde anche con il fucile il pilota inglese taglia la corda”.
L’amico austriaco, che parla un po’di italiano, ha ragione, ma resta in noi lo sgomento e la meraviglia per quella fuga notturna del guerriero tedesco.


32 Un S79, il “gobbo maledetto”, in volo sul porto di Tripoli
33 Ecco le rovine della ridotta “Capuzzo”
34 La strada per Marsa Matruk, sullo sfondo.
35 Un famoso cartello, scampato alla guerra, ora si trova al museo del sacrario di Q.33.
36 Predicano bene…razzolano male.
Tedeschi all’assalto di un mezzo inglese trasformato in un…deposito di materiale da utilizzare.
37 Il magg. Goffredo Tonini, MOVM, comandante del I° Battaglione Paracadutisti Libici
in una foto apparsa sul settimanale “Tempo” del 1941, in quello che fu il primo articolo
giornalistico che parlava dei paracadutisti militari italiani
38 Il Serg. magg. Dario Pirlone, cl. 1914, da Sampierdarena, Genova, MOVM alla memoria,morto suicida a El Munassib il 24 ottobre, dopo essere stato gravemente ferito.
Con i suoi uomini ed il suo 47/32 fermò nove carri, ma probabilmente furono almeno dodici,
come da più testimonianze dei pochi superstiti.
39 Eco la fascia che era applicata sulle maniche delle giacche
degli uomini dell’Afrika Korps

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