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Pubblicato il 06/12/2013

MAGENTA: L’ESERCITO CONSEGNA BENEMERENZA A TRE REDUCI DELLA SECONDA GUERRA

MAGENTA- MI- L’Esercito Italiano ha consegnato un attestato di benemerenza a tre reduci della Seconda Guerra Mondiale. Questi i loro nomi e la loro storia: Guerrino Nosotti , 92 anni di Magenta: «Ero nel 3° Reggimento Genio, in Grecia. Dissi no all’alleanza con i nazisti. Fummo caricati sui carri bestiami aperti e, senza scendere mai e quasi in piedi, compimmo un viaggio lungo 2 settimane. Il cibo erano due pezzi di pane duri come mattoni che i tedeschi ci gettavano dalla banchina e che dovevamo bastare per 30 uomini. Molti morirono, tra i quali un mio compagno. Dissi alla guardia dove potevo metterlo e lui mi rispose: vicino alle latrine. Al campo: la fame, le botte e tanto lavoro a stomaco vuoto. Da 85 chili arrivai a pesarne la metà, tanto che io e un mio amico d’infanzia eravamo irriconoscibili. Solo l’appello ci fece riconoscere. In ultimo, gli americani sparavano da un lato, gli inglesi dall’altro e noi e i tedeschi, che combatterono fino all’ultimo, in centro. A casa, potei riabbracciare la mia mamma e tutte le persone del mio cortile».
Franco Rondinini, 101 anni di Robecco, combatté sotto 5 Reggimenti. Fece la guerra dei Balcani, la Polonia e la battaglia del Don, in Russia. «Fui costretto a rimanere lontano da casa ben 8 anni e ciò che mi mancava di più era la mia adorata mamma ricorda . Da Durazzo, marciammo fino alla Polonia e arrivammo con le scarpe e i vestiti stracciati. Qui ci aspettava la guerra prosegue
. Il conforto arrivava osservando la Luna: era la stessa che si vede in Italia e quindi, pensavo, non sono lontano da casa. Temevo di non tornare. In Russia, i miei compagni cadevano sul campo di battaglia e io stesso fui raggiunto alla schiena da una mitragliata. I proiettili non danneggiarono la colonna vertebrale ma non gli organi vitali. Ero vivo!». L’abbraccio con i famigliari arrivò dopo la fuga che seguì l’armistizio.
Piero Simonelli, granatiere nel reggimento di Sardegna e Croce al Merito di Guerra. La statura superiore alla media lo fa entrare nel Corpo di elite che viene spedito, sotto le armi, in Corsica. La traversata è fatta su barconi dove «al di sopra ospitavano i soldati e sotto armi e munizioni – ricorda – raggiungemmo la caserma in 2 giorni e una notte di cammino. Per riposare usavamo il pavimento delle chiese. Tutto in pantaloni corti e con delle scarpe troppo strette: erano disponibili solo i numeri piccoli e io avevo i piedi grandi». Ad aspettare Simonelli c’era però la guerra sul Reno, dal 44 al 45 in perenne combattimento contro i tedeschi. Sfondata la linea nemica, dovette partire per Bergamo. Una malattia lo mandò in ospedale. In seguito, Simonelli riuscì a tornare a casa. Fu insignito nel 1991 della cittadinanza onoraria nel Comune di Udine e del diploma d’onore per i combattenti.

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